Sparare sul pianista? E poi? Che succede?

Di Maio, con semplicità, ha mostrato agli italiani che il Re è nudo, nudo come non mai. Non lo capiscono? Date loro tempo, dai primi “vaffa” di Grillo sono passati solo una decina d’anni. [Carlo Bertani]

Sparare sul pianista? E poi? Che succede?
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2 Maggio 2018 - 08.28


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di Carlo Bertani

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Ricordate l’ultima scena del bellissimo “Zorro” di Antonio Banderas ed Anthony Hopkins? Rammento appena le parole a braccio… “quando la polvere si posò, tutto era finito…” così m’è parso di percepire quando Renzi ha finito di parlare, ben imbeccato dal solito leccasuole di rango, Fabio Fazio. Un duetto imperdibile, da mostrare ai nipotini, per fare loro capire – che se lo ficchino ben bene in testa – fin dove può arrivare la perversione dell’essere umano.

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Più dolore mi ha causato leggere, qui e là, i commenti dei lettori su vari portali e giornali: quasi tutti contro Di Maio… è stato un ingenuo, è “rinco”, è un pulcino… e via così. Senza accorgersene, seguivano l’onda di Renzi: la politica è roba da stadio, Maremma maiala, te la giochi come una mano a poker… chi ha fatto il Job Act? Mica io! Chi ha salvato Banca Etruria coi soldi dei contribuenti? Io non so’ stato. Io volevo salvare l’Italia con una bella riformina costituzionale, e ‘sti burini d’italiani m’hanno inchiappettato. Che pena.

Posso capire che molti commentassero per partigianeria politica, ma credo che gli utili ingenui abbiano, in queste ore, ingrossato le loro fila.

Ma cosa doveva fare Di Maio?

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Un terzo dei votanti gli ha affidato il mandato: il movimento dei “vaffa” di pochi anni fa è diventato il primo partito italiano. Ed aveva già fatto un po’ d’esperienza parlamentare nella scorsa legislatura: perciò, correttamente hanno detto “se qualcuno vuol fare delle cose buone insieme a noi, noi ci siamo: firmiamo, però, un bel contratto di fronte agli elettori, così non si potrà sgarrare”.

Forse un po’ ingenuo, poiché un governo, quando entra in carica, non sa cosa si troverà davanti: potrà o non potrà realizzare le promesse elettorali, ma si dovrà impelagare anche in faccende che non aveva previsto.

Un po’ ingenuo?

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Io non credo.

Di Maio ha fatto tutto quel che ha fatto solamente per far capire a Mattarella che aveva ben compreso quali sono le vie istituzionali di una democrazia, ed ha portato a termine il suo compito senza il minimo errore: secondo me – e l’aria che tirava la capiva anche un grullo – mai e poi mai avrebbe avuto prima il consenso, ossia la firma su quel famoso contratto, e poi i voti dal PD, che s’è visto di che pasta è fatto. Renzi continua a controllarli come dei polli all’ingrasso: al momento buono, saprà a chi vendere bene la sua merce. Altro che voti per il M5S.

Di Maio, con semplicità, ha mostrato agli italiani che il Re è nudo, nudo come non mai. Non lo capiscono? Date loro tempo, dai primi “vaffa” di Grillo sono passati solo una decina d’anni.

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Se il primo a mostrare la propria nudità è stato il PD, con un ex segretario “semplice senatore” che va in Tv e mette in riga i vari accoliti d’un tempo, riempiendo le loro tasche d’invettive e (poco) velate minacce, il secondo è quel Salvini che promette urbi et orbi l’abolizione della legge Fornero.

Dimenticando, però, che i suoi alleati sono stati proprio stati gli autori di quel misfatto, che tutti approvarono senza fiatare: solo la Lega Nord e l’Italia dei Valori votarono contro. PD, PDL, Unione di Centro (ex-democristi) e Futuro e Libertà per l’Italia, ossia gli ex di Fini, (più quisquilie varie) s’abbuffarono alla promessa di “risparmi” (sulla pelle degli altri) di decine di miliardi di euro.

Il terzo non è nemmeno da ricordare, ossia il “picciotto” di Arcore che non fa più nemmeno notizia: mandi, mandi i suoi tirapiedi travestiti da giornalisti a verificare se l’amica della compagna di Fico, a Napoli, è una vera amica oppure è a libro paga, mentre Fico risiede a Roma e paga regolarmente una colf. A proposito, già che ci siamo, possiamo vedere la ricevuta del veterinario per le vaccinazioni di Dudù?

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Se Di Maio ha una pecca… questa sì… è di capire poco di calcio… eh… davvero…

Qual è l’obiettivo di una squadra di calcio? Segnare un goal in più degli avversari. E come si fanno i goal? Dipende.

Nel caso più semplice, c’è un lancio lungo della difesa, un’ala colpisce di testa a fa un assist alla punta: tiro al volo sotto la traversa, goal. Netto, nulla da dire. Questa – temiamo – è l’idea del calcio di Di Maio.

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Ci sono però più casi.

Ad esempio, respinta della difesa, palleggio a centro campo, di nuovo dietro ai difensori, poi appoggio sulla destra, dribbling, traversone verso sinistra, stop, passaggio al centrocampista che arriva in corsa, tiro, respinto dai difensori, carambola sul piede dell’attaccante, tiraccio “sporco”, palo, rimbalzo sulla schiena del portiere. Goal. Detto anche gollicchio o gollonzo, più semplicemente goal di culo. Ma uno vale uno, eh… Di Maio… è così…

Insomma, il parlamento italiano è un po’ come M5S contro Resto del Mondo… cosicché… quelli del Resto del Mondo (da qui in avanti, RdM) sono forti, hanno ottimi giocatori, però non sono abituati a giocare in squadra. Più che altro, tutti vogliono la maglia numero 10 e nessuno vuole stare in porta: capita, capita nei migliori oratori.

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Per riuscire a giocare una partita, quelli del RdM hanno bisogno di circa tre mesi d’allenamenti: tu stai al centro, tu un po’ più a destra… tu in porta… eh no, io in porta non ci sto!… allora, da capo… io sto al centro, tu fai la mezzala, no, guarda che oggi si dice “mezza punta”, no, no… perché si comincia col dire mezzala e si finisce per dire “vecchiume”, io non ci sto! E via discorrendo…

Di Maio ha fatto, da subito, l’errore di dire “io faccio il centravanti”: siccome nel M5S nessuno ha fiatato, gli altri gliel’hanno lasciato fare. Mica si fa la strategia per l’avversario.

Ed hanno cominciato le trattative per fare l’11 stellare, la squadra delle 11 Stelle in Movimento.

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Venga, venga signor centravanti… dunque… facciamo un bell’accordo di governo…però lei non vuole come terzino Tale… e noi… capirà… Tale dobbiamo farlo giocare, altrimenti Quale s’incavola e non ci paga più la luce dello stadio. Allora è andato di là: venga signor centravanti, che piacere… certo, potremo, faremo, saremo… vediamoci fra una settimana. In quella settimana, Tale e Quale si sono iscritti al campionato inglese e sono migrati: Di Maio è venuto a saperlo da un talk show in prima serata. Piange, poraccio.

A questo punto, il M5S ha ritirato la squadra e l’ha iscritta al campionato di hockey su ghiaccio della Namibia. Per tutta risposta, quelli del RdM hanno subito chiesto: il pallone ce lo lasciate, vero?

E così hanno iniziato i tre mesi d’allenamento: a Ferragosto ci saranno le prime amichevoli, poi si vedrà se incontrare la squadra della Volkspartei oppure il M5S, di ritorno dalla Namibia. Mattarella tenta il suicidio: viene salvato in extremis, adesso è in rianimazione insieme a Napolitano. E chi fa il Presidente? Per ora ci mette una toppa la Casellati, ma – mancando gli ex presidenti da consultare – chiama Fico, prendono un caffè sul Torrino, poi allargano le braccia, sconsolati. Dall’estero, però, mugugnano: italiani del picchio, coprite sempre le vostre magagne con la solita foglia di Fico!

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Allora, adesso che faccio? Vi racconto come finisce il campionato o vado direttamente a Zorro? Ok, volete sapere come finisce il campionato.

Ora che il M5S s’è ritirato sull’Aventino – nell’attesa delle elezioni – il RdM propone alla Casellati di fare un governicchio, così, tanto per scaldarci un po’ i muscoli…e se rifacessimo la legge elettorale? La Casellati è d’accordo, Fico un po’ meno, ma lui è solo il supplente della supplente, che ci può fare?

Passa il tempo, Mattarella e Napolitano ronfano, nel loro coma farmacologico, e sognano mozzarelle ed arancini mentre, goccia a goccia, dalla flebo scende la solita, anonima, soluzione di glucosio e proteine.

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Il nuovo governo, tutti quelli del RdM, governa oramai da 3 anni quando Mattarella esce dal coma e si risveglia: c’è un governo? Oh… si mette a piangere… non lo speravo più… Un così bel governo, così tranquillo… perché non farlo arrivare a scadenza naturale? Sarebbe un peccato, proprio adesso che si parla dei mondiali di Pallavolo da assegnare all’Italia… quanti palazzetti dello sport da rifare… Luca Lotti è in visibilio… 

Il ministro dell’Interno, Salvini, ha dato ordine di sparare alle navi italiane nel Canale di Sicilia: basta con l’invasione, finiamola! Da Bruxelles, però, hanno pregato di correggere l’ordine d’operazione, aggiungendo un “a salve” dopo le parole “aprire il fuoco”. Gli ammiragli hanno abbozzato, riconoscendo la saggezza d’oltralpe.

Il risultato è stato grandioso: cacciatorpediniere e fregate hanno evoluito mostrando maestosa perizia marinara, mentre le bocche da fuoco da 76/62 vomitavano valanghe di fumo al ritmo di due colpi il secondo.

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Il filmato è visibile su Youtube alla voce machecazzofacciamo.youtube.com ed è stato acquistato dalla RAI del Presidente Vittorio Sgarbi: dopo quello sulla parata navale del 1938 di Napoli, è il più cliccato. La Marina è soddisfatta per il successo: Sgarbi, dalla sua postazione sul cesso, in RAI, ha inviato un caloroso #caghiamotuttiassieme ai valorosi equipaggi.

Alcuni, però, sui malandati pescherecci non erano stati avvertiti dell’inghippo europeo ed hanno dato mano a qualche Kalashnikov che avevano giù, in sentina. Risultato: tre morti e 14 feriti sulle navi italiane. Subito definiti “incidenti sul lavoro”, ed immortalati all’hashtag #senzadime/maipiùincidentisullavoroinmare.

Insomma, il nuovo governo – che ha finalmente scritto una legge elettorale, detta “della salvatio” – gode di buona salute, di una robusta maggioranza parlamentare, fornita da tutto l’arco costituzionale (a parte gli “aventiniani” del M5S): pecca un po’ per sostegno popolare, ma non si può avere tutto dalla vita. D’altronde, dopo la luminosa riuscita del 2018, si può guardare con fiducia a tutti gli appuntamenti elettorali da oggi al 2098. Poi, si vedrà.

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La nuova legge elettorale è stata scritta sulla falsa riga del campionato di calcio. Le elezioni non si fanno più: si prende l’ultimo sondaggio ufficiale, approvato dall’apposita commissione. Poi, per 45 giorni, i partiti più votati possono fare campagna acquisti fra i non eletti: la fase detta “del trombone”.

Infine, si fanno le elezioni sul modello dei play-off: i partiti, dopo sorteggio, si scontrano con voto elettronico (votando da casa col telefonino), ad eliminazione diretta, fino alla finale: il vincitore, governa col 55% alla Camera ed al Senato. Un sistema molto stabile e veloce: il partito che vince rappresenta, in genere, meno del 10% della popolazione, ma in due mesi si fa tutto e si archivia ‘sto problema delle elezioni.

Il M5S è sempre, oramai stabilmente, il primo partito italiano nei sondaggi: si teme, però, che – a causa della nuova legge elettorale – sia sconfitto nella fase finale dal televoto. La “fase del trombone” è molto importante per inserire nelle liste candidati famosi: una simulazione dimostrava che, ad esempio in Lazio, l’inserimento di Totti da parte di uno dei partiti principali sarebbe determinante per una vittoria schiacciante.

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Mattarella, dopo la necessaria riabilitazione, ha incontrato il premier Gentiloni ed il ministro dell’economia Padoan facendo loro i complimenti per l’ottimo lavoro eseguito. Soprattutto per “l’importante continuità di governo che perdura da quasi quattro anni”.

Berlusconi è raggiante, perché Dudù ha scodellato sei bei cucciolini, Renzi è diventato ministro del Lavoro e la compagna (oggi moglie) di Salvini – dopo anni di successi, come presentatrice, in Mediaset ed in RAI – è stata finalmente promossa giornalista: è una delle voci “di grido” del Tg1. Il direttore del Tg1, Fazio, gongola per i successi e lo share della sua rete.

Purtroppo, non è stato possibile archiviare la riforma Fornero: visti gli importanti risultati di “risparmio” ottenuti, l’ONU l’ha dichiarata “patrimonio dell’umanità”, è stata esportata in molti Paesi ed Elsa Fornero è stata nominata senatrice a vita, da un Mattarella perfettamente guarito e raggiante.

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Io, questa storia non la volevo raccontare perché ne preferivo un’altra, quella in cui Mattarella mandava tutti a casa e si tornava a votare. Ma è colpa di Zorro, mica mia.

È stato lui a comparirmi in sogno, ed a narrarmi il vero finale del suo film: dopo che la polvere si posò – raccontò – in quel silenzio sentimmo dei tamburi rullare. Era il generale di Santa Ana con le sue truppe.

Dopo un solo mese, la miniera era nuovamente in funzione: non era più schiavitù come prima, questo è vero, ma poco ci mancava. Non si lavorava più per i “don”, ma “per il Messico”: questa era la sola differenza.

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Sfiduciato, decisi di tornare in Spagna: sotto il falso nome di Zoroastro Mendoza aprii una libreria a Barcellona, dove vissi fino alla morte.

Io volevo raccontarvi una bella storia, di bei sentimenti, di democrazia, di fiducia nel popolo italiano, della sua voglia di cambiare percepita da tutti, con due “4”: il 4 Dicembre 2016 ed il 4 Marzo 2018.

Non pensavo che giungessero a tanto, che si mettessero tutti assieme – dopo tutto quel che avevano detto – per eliminare il M5S dalla stanza dei bottoni. Eppure, io stesso l’avevo previsto, ma non ci ho voluto credere. Però, non sparo sul pianista che ci ha provato.

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(1 maggio 2018)

 

Link articolo: Sparare sul pianista? E poi? Che succede?

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