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Un Presidente Rai fuori dal frame

Carlo Freccero: «Foa, finalmente un Presidente Rai fuori dal frame.»

Un Presidente Rai fuori dal frame
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30 Luglio 2018 - 17.08


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di Carlo Freccero

 

Ho scritto tempo fa su queste pagine che l’ordine del discorso sta cambiando. La proposta di Foa a presidente Rai è una conferma della mia affermazione. Dirò di più. Qualora alla proposta succedesse la nomina, ci sono buone possibilità che questo processo ne sarebbe accelerato, perché l’informazione è fondamentale per la formazione dell’opinione pubblica. La prova? La reazione isterica con cui è stata colta la sua candidatura da tutta la stampa mainstream. Il Movimento 5 Stelle ha suggerito Salini e nessuno ha avuto niente da eccepire. La Lega ha proposto Foa e si è scatenato il putiferio.

È paradossale che Foa venga combattuto come spacciatore di fake-news. In questo ambito Foa è un precursore, ma in senso inverso. È dal 2006, anno che in termini di lotta alle fake-news si colloca nella preistoria, che Foa analizza il problema della verità in politica. Il suo libro Gli stregoni della notizia, di cui tra l’altro è uscito l’aggiornamento, analizza criticamente il fenomeno degli spin doctors e le sue ricadute in termini di democrazia. La figura dello spin doctor non è un parto della fantasia dei complottisti, ma una figura ufficiale, ben retribuita, che da tempo si occupa in America di organizzare le campagne elettorali dei candidati democratici e repubblicani e che, più recentemente, è stata introdotta anche in Italia.

Ricordo lo spin doctor che seguì il governo Monti e la completa americanizzazione della campagna elettorale renziana. Lo spin doctor non è vincolato alla verità. Al contrario il suo compito è manipolare la realtà a favore del candidato da cui è sponsorizzato. Come dice il proverbio “in guerra e in amore tutto è lecito”. In guerra appunto gli spin doctor operano in un continuo stato di eccezione perché considerano le elezioni non un elemento della democrazia, ma una vera e propria guerra all’ultimo sangue il cui obiettivo non è il bene comune, ma la vittoria del candidato sponsor. Non solo. Da tempo la figura dello spin doctor non è più relegata alla sola campagna elettorale, ma segue lo sponsor anche dopo la sua eventuale elezione, trasformando il suo governo in una campagna elettorale permanente. Tutto ciò ha per Foa esiti negativi per la democrazia e per l’attendibilità della stampa.

Compito del giornalista è verificare la notizia. Ma chi verifica la notizia? L’autorità pubblica. A livello di cronaca locale, le forze dell’ordine. A livello nazionale, il governo. Ma che conseguenze ci sono, per la stampa prima e per la democrazia poi, se i comunicati del governo non sono frutto di verità, ma di una campagna di propaganda permanente?

Foa fa parte di un piccolo gruppo di opinion leader, blogger, giornalisti e pensatori, che presentano su internet l’altra faccia della medaglia, i fatti al di là della propaganda. In questa avanguardia è rappresentato tutto lo spazio della politica, dall’estrema sinistra alla destra estrema ed il collante non è l’ideologia, ma la ricerca del vero. E il paradosso è che, partendo da questa verità, destra e sinistra spesso concordano. Per questo non credo che Foa farà propaganda politica. Però sarà sicuramente “antisistema”. Sono in corso petizioni e raccolte di firme per boicottare la sua elezione. Cosa avrebbe fatto di così grave da fare di lui un pericoloso spacciatore di fake-news?

Vengono ripetuti come un mantra due esempi gravissimi. Sarebbe contro i vaccini per aver detto che in Svizzera, paese di cui ha la doppia cittadinanza, i vaccini obbligatori non sono previsti. Non solo. Udite! Udite! Avrebbe condiviso la foto di Josefa con lo smalto per le unghie, che, per il mainstream attuale è il massimo delle fake-news, anche se è indubitabile che in quella foto Josefa lo smalto lo aveva davvero. Come può tutto ciò dettar scandalo sino a nobilitare la raccolta di firme? Ce lo spiega ancora Foa nel suo libro. Nel mainstream, che è espressione del pensiero unico, esiste un frame, una cornice, un limite, a ciò che può essere detto o non detto. Addirittura ciò che non rientra nel frame, non viene preso in considerazione dal nostro cervello.

Per fare un esempio, in seguito ai tagli alla spesa pubblica in Grecia, c’è stato un incendio con più di 80 morti. Ma i media parlavano delle unghie di Josefa.

Riassumendo Foa si candida a diventare un presidente Rai fuori dal frame. Che, dal mio punto di vista, è il maggior complimento che gli si potrebbe fare.

(29 luglio 2018)

 

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