di Piotr
L’altro giorno una ragazza nata in India e adottata da una famiglia italiana è stata vittima di un episodio razzista, su un treno nel Nord Italia. Una signora italiana idiota prima le ha chiesto se aveva il biglietto (con che diritto?) e poi visto che Shanti ce lo aveva, se ne è andata via dicendo che lei non si sedeva vicino a una negra.
Un episodio inqualificabile.
Sabato ero andato a una rievocazione di Martin Luther King a 50 anni dal suo assassinio. Fa venire tristezza e rabbia vedere che quanto questo pastore battista diceva 50 anni fa può essere ripetuto pari pari oggi in Italia e in Europa.
La miccia che ha incendiato questa prateria di razzismo sicuramente è rintracciabile nelle sguaiate e indecenti parole d’ordine della Lega e della destra nazionalista. Ma la siccità che ha seccato la vegetazione fino a farla diventare paglia infiammabile è da ricercare nelle politiche di depauperamento economico e sociale operato dal neoliberismo e dei suoi vati di destra e, soprattutto, di sinistra.
Dico “soprattutto di sinistra” perché non solo la sinistra – in tutto il mondo, non solo in Italia – è stata la più entusiasta e la più volenterosa a perseguire queste politiche (in Italia accusava Berlusconi di non esserlo a sufficienza!), ma facendo questo ha trascinato nel baratro anche tutti gli ideali e i valori in cui moltissimi di noi si riconoscevano e si riconoscono ancora. Adesso dobbiamo faticosamente ricomporre i minutissimi cocci dei nostri ideali e dei nostri valori.
Questo disastro atroce, che segnerà almeno una generazione intera, è stato accompagnato da immense ipocrisie. Come, caso emblematico, l’uso da suppellettile d’arredamento della ministra nera Kyenge le cui politiche per l’integrazione sono immortalate dagli immigrati di colore che si cucivano con ago e filo la bocca uno dopo l’altro per protesta nei suoi “centri di accoglienza”. Come, per l’appunto, la (dichiarata) accoglienza nei porti, col cuore in mano e poi la ghettizzazione, la disperazione, il nulla in attesa del caporale di giornata. Un degrado che è a contatto con le periferie e non col centro, quelle periferie una volta roccaforti della sinistra e oggi, come se nessuno avesse dato l’allarme da molto tempo, roccaforti della destra.
Perché la sinistra liberale vince a Manhattan e ai Parioli e il populismo nella “rust belt“, nella “cintura della ruggine”, e a Tor Bella Monaca, là dove il proletariato e la classe media non ce la fanno più. Un’inversione politica e antropologica. La “sinistra” vince nelle banche e la “destra” nelle fabbriche.
La furbizia politica di Matteo Salvini è quella di prendersela con gli schiavi facendo finta di prendersela con gli schiavisti. Non costa nulla e si prendono due piccioni con una fava. Una grande furbizia e una grande indecenza morale, prima ancora che politica.
Il discorso è ancora lungo. Oggi però occorre urgentemente capire come opporsi in modo efficace al crescente razzismo. E, lo dico subito, non è possibile farlo ritornando a sgranare i rosari ipocriti della sinistra.
Occorre innanzitutto una diga morale che dica con forza una cosa molto semplice: la discriminazione razziale è indecente, indegna e vergognosa (oltre che punibile per legge). La discriminazione razziale è sempre ingiustificabile.
Se per Bebel e Lenin l’antisemitismo era il socialismo degli imbecilli, oggi il razzismo è il sovranismo degli imbecilli.
A parte certe ingenuità, a volte scemenze, sull’Italia che si spopola e che viene ripopolata dagli immigrati (perché si spopola? che cosa ripopolano gli immigrati? il deserto sociale ed economico abbandonato dai nostri emigranti?), è evidente come il sole che se il 90% dei soldi non servisse a tenere gonfia d’aria puzzolente la pancia dell’Alta Finanza (che non produce ricchezza vera ma solo fittizia), l’Italia non si spopolerebbe (se non per gli scambi internazionali fisiologici) e gli immigrati verrebbero accolti veramente (e non in modo fittizio), verrebbero trattati con la decenza di cui ogni essere umano ha diritto.
E se non avessimo un sistema economico-sociale basato sulla rapina internazionale, i giovani africani, ad esempio (che formano la grandissima maggioranza degli immigrati), non rischierebbero la vita per venire a farsi sfruttare in modo ignobile da noi.
Salvini! Hai le palle di chiedere conto a Macron dei 400 miliardi di euro all’anno che rapina ai Paesi africani grazie al franco coloniale francese? Certo, lo so anch’io che è più comodo chiedere conto del conferimento (come rifiuti) in Italia degli immigrati che l’idolo delle sinistre Macron non vuole in Francia. Certo, è un atto inaccettabile, ma fermarsi a queste denunce o alla redistribuzione delle quote è più facile che rigirare la lama nelle piaghe purulenti del nostro imperialismo europeo. Vero, Salvini? Qui ci vogliono le palle, che ne dici?
O credi che basti dire “Aiutiamoli a casa loro”. E come? Dandogli soldi che per metà andrebbero nelle tasche dei corrotti governi compradori che noi gli abbiamo imposto perché ci fanno comodo e che per l’altra metà gli rapineremmo con abile mossa?
Ma lasciamo perdere poi gli “attributi maschili”! Prima del coraggio (che non è esclusiva maschile, nemmeno un po’) ci vuole qualcos’altro. Ci vuole un’altra mentalità, un’altra visione del mondo, un altro progetto.
Basta così, per oggi. E basta col razzismo!
Da me un abbraccio forte a Shanti e alla sua famiglia.