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Le guerre stellari di Elon Musk

Una costellazione di satelliti che cambierà il nostro firmamento, un inquietante tuffo nel futuro dello spazio determinato da un'impresa privata con fondi senza fondo

Le guerre stellari di Elon Musk
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5 Giugno 2019 - 17.20


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di Glauco Benigni.

 

Mr. Elon Musk, grazie alla sua società Space X, il 23 maggio,ha immesso in orbita bassa (440 Km di altezza) 60 satelliti per telecomunicazioni… e contemporaneamente i suoi uffici stampa hanno fatto sapere a tutto il mondo che la flotta orbitante potrebbe aumentare fino a raggiungere le 12.000 unità nel giro di pochi anni. Musk non è nuovo alle “sparate” di diverso tipo finalizzate a gonfiare un’immagine grazie alla quale ottiene finanziamenti e tenta di sostenere il suo titolo a Wall Street. L’ultima è questa… utilizzare la costellazione di Starlink per generare reddito da investire nella colonizzazione di Marte.

Per noi Italiani che siamo abituati agli scontri sulla TAV e sui cantieri bloccati è pura fantascienza.

Lui invece vive veramente nel nuovo millennio: negli ultimi tempi il vulcanico imprenditore ha ottenuto il sostegno del direttore della Nasa, Jim Bridenstine, che ha elogiato i successi della collaborazione fra l’agenzia spaziale di Stato americana e la privata Space X. Il motivo è il successo del razzo Falcon X, di proprietà di Musk, che è in grado di raggiungere la Stazione Spaziale Orbitante. Il vettore ha viaggiato finora privo di equipaggio ma “il prossimo lancio avverrà con astronauti a bordo.” – ha detto Bridenstine – “Sarà il primo lancio di un sistema spaziale disegnato per trasportare persone, costruito e gestito da un’azienda che ha scopi commerciali attraverso una partnership tra pubblico e privato. È un passo rivoluzionario sul nostro cammino per portare gli uomini sulla Luna, su Marte e oltre”.

 

La partita di Elon Musk si sta dunque di fatto giocando su molti tavoli e appare la più grande partita che sia mai stata giocata da “un uomo solo al comando”. Ovviamente gli ostacoli al progetto sono tanti e i detrattori sono potenti. Ma l’uomo è testardo e va avanti anche se le sue risorse finanziarie non si capisce bene da dove arrivino, in quanto il titolo a Wall Street soffre.

Non si possono escludere “sostegni” occulti da parte di pezzi del Pentagono e della National Security Agency. I primi perchè grazie ai satelliti di Starlink potrebbero “osservare” ogni angolo sperduto della Terra inclusi i territori delle nazioni competitor; i secondi perchè otterrebbero una quantità di Big Data inimmaginabile che perfezionerebbe il sistema di controllo. Un sistema di controllo “globale”?

 

Quelle che seguono sono le “notizie” rese note.

 

La FCC, Autorità per le telecomunicazioni degli Stati Uniti, due mesi fa ha approvato con larghe riserve l’operazione Spacelink finalizzata a “coprire” – si precisa – solo gli USA, con una megacostellazione di 4.425 satelliti a banda larga. Questo è un aspetto geopolitico centrale poiche la FCC può solo autorizzare un sistema che “invia e raccoglie dati” in USA. Resta l’incognita: ” quando la flotta di satelliti transita su Russia o Cina o Venezuela o Corea del Nord, che fa? Interrompe il funzionamento? E chi la controlla?

E’ vero che i piccoli satelliti per telecomunicazioni hanno capacità definite e in questo caso si dovrebbero limitare a ripetere a terra segnali in arrivo da sorgenti Internet. Ma si sa che l’attuale tecnologia è in grado di fare molto di più non appena il traffico dati diventa bidirezionale. Quindi il dubbio che il sistema possa essere usato anche per “controllare” resta.

 

La FCC ha comunque rifiutato la richiesta della società di estendere la scadenza entro la quale posizionare l’intera costellazione in orbita e ha fatto sapere che l’approvazione a SpaceX è condizionata alla presentazione di un piano aggiornato di “messa fuori orbita” dei satelliti esauriti o malfunzionanti, poiché il numero di satelliti della costellazione “Starlink” va ben oltre quanto le attuali linee guida considerano gestibile.

SpaceX è la quarta società che la FCC ha autorizzato al lancio di una nuova costellazione di satelliti non geostazionari (NGSO). Le altre società autorizzate sono OneWeb per 720 satelliti in bassa orbita terrestre, Telesat Canada per 117 satelliti in bassa orbita terrestre e Space Norway per due satelliti in orbite altamente ellittiche.

Il mese scorso il presidente della FCC, Mr. Ajit Pai, ha esortato gli altri commissari a sostenere l’applicazione di SpaceX “quale contributo per l’accesso a Internet nelle aree rurali e scarsamente servite degli Stati Uniti”.

SpaceX dovrà lanciare almeno la metà della sua costellazione di satelliti in banda Ku e Ka entro sei anni da oggi, secondo le regole recentemente riviste dall’Autority, o la sua autorizzazione verrà limitata al numero di satelliti in funzione a quella data.

La Società di Musk, che da gestore di lanci si è trasformata in operatore satellitare, ha chiesto invece all’FCC l’autorizzazione a lanciare solo 1.600 satelliti in sei anni – poco più di un terzo dell’intera costellazione. L’FCC ha rifiutato, ma ha dato a SpaceX il permesso di ripresentare una richiesta di deroga in futuro. SpaceX ha detto che in ottobre prevede di iniziare il servizio con 800-900 satelliti.

La costellazione di SpaceX genera preoccupazione circa la sua potenzialità di avvolgere la Terra in una nuvola di detriti spaziali. Gli operatori delle flotte orbitanti OneWeb, Spire, SES e Space Norway hanno tutti espresso preoccupazione su come SpaceX proteggerà l’ambiente ed eviterà incidenti. Il dibattito resta aperto. Nonostante gli elogi del Direttore, a contrastare il progetto è scesa in campo anche la NASA: “una costellazione grande quanto SpaceX ha probabilmente bisogno di soddisfare standard più rigorosi in caso di messa fuori orbita”. Lo standard di affidabilità della NASA prevede che almeno il 90% dei satelliti debba essere messo fuori orbita correttamente al termine della sua missione.

La FCC ha detto di essere d’accordo con la NASA e quindi ha subordinato l’«approvazione finale a una descrizione aggiornata dei piani di mitigazione dei detriti orbitali».

SpaceX ha risposto che metterà fuori orbita i suoi satelliti entro un anno dal completamento della loro missione. Ben prima dunque dei 25 anni suggeriti dalla NASA e da altre importanti agenzie spaziali.

La FCC ha respinto le richieste degli operatori delle flotte Telesat e Viasat che chiedevano di non autorizzare SpaceX in quanto la costellazione rappresenta una minaccia di interferenza alle radiofrequenze in uso per altri satelliti. SpaceX ha utilizzato il software dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni di Ginevra (ITU) per misurare i limiti di “densità di flusso di potenza equivalente (EPFD)” per la sua costellazione. La FCC ha detto che rivedrà l’approvazione a SpaceLink a seguito di una valutazione favorevole o ‘qualificata favorevole’ della sua dimostrazione EPFD da parte dell’ITU prima dell’inizio del servizio”.

SpaceX ha lanciato i suoi primi due prototipi di satellite a febbraio come missione secondaria con il satellite radar Paz per l’operatore spagnolo Hisdesat. Il fondatore e CEO di SpaceX, venerdi 31 maggio, ha fatto sapere che “i 60 satelliti si sono accesi e hanno contattato le stazioni di terra” che sono incaricate del monitoraggio. Tutti i 60 satelliti hanno schierato i pannelli solari e la maggior parte di essi sono in procinto di spostarsi, dalla loro attuale distanza orbitale di 440 km, fino alla loro orbita definitiva di 550 km.

“SpaceX continua a monitorare la costellazione alla ricerca di satelliti che potrebbero aver bisogno di essere disabilitati in sicurezza”, ha detto il portavoce della società. “Tutti i satelliti hanno capacità di manovra e sono programmati in modo da evitare collisioni fra loro e gli altri oggetti in orbita”.

Elon Musk aveva avvertito il 15 maggio che, poiché i satelliti Starlink trasportano una quantità significativa di nuova tecnologia: ” È possibile che alcuni non funzionino “. “Ma siamo dentro un grande progetto e abbiamo fatto tutto il possibile per massimizzare le probabilità di successo”.

La “nuova tecnologia” menzionata da Musk include propulsori elettrici che funzionano a krypton al posto del tipico xenon, e antenne phased array avanzate per le comunicazioni. La maggior parte dei 60 satelliti hanno già utilizzato queste tecnologie.

 

Un portavoce ha detto che i satelliti Starlink diventeranno meno visibili man mano che raggiungeranno la loro orbita definitiva, un processo che dovrebbe durare da tre a quattro settimane.

“L’osservabilità da Terra dei satelliti Starlink sarà a quel punto drasticamente ridotta”. La facile visibilità dei primi 60 satelliti Starlink, dopo il lancio, ha suscitato la preoccupazione tra gli astronomi a causa del fatto che quando fossero centinaia e migliaia avrebbero oscurato la volta celeste. La questione resta aperta e non si risolve con una modifica della osservabilità da terra.

Musk ha twittato il 27 maggio ” ci sarà una migliore comprensione della riflettenza dei satelliti una volta che l’innalzamento dell’orbita sarà completato”. “Ci importa molto della scienza”.

Siamo in presenza dello sviluppo di uno scenario nel quale compaiono aspetti nuovi e impensabili:

1) la “collaborazione” tra le Istituzioni di Stato USA e un soggetto privato finalizzata alla conquista dello Spazio;

2) la gigantesca disponibilità di fondi e capacità tecnologica dimostrata da Elon Musk in pochissimi anni;

3) l’assenza di un complesso di norme internazionali che dovrebbe regolare la presenza di oggetti orbitanti a bassaquota posti nei cieli del Pianeta.

Non ostante tutti i mugugni e la sorpresa espressa dai diversi soggetti coinvolti, non ultima la Società Civile, non ci resta che stare a guardare.

 

 

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