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Il problema è che fare ragionamenti (che siano aperti, pazienti, prudenti) in una situazione politicamente confusa come quella attuale non è di moda fra i cronisti. [Pino Cabras]

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9 Maggio 2018 - 07.51


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di Pino Cabras

 

I più scafati mi avevano avvertito che ogni dichiarazione viene piegata nel suo opposto, stiracchiata, condita con pregiudizi tossici, digerita da un cronista che offre il frutto della sua digestione a un altro cronista che a suo volta scompone e ricompone il bolo in un beverone di illazioni, retroscena, dicotomie destra-sinistra, racconti di scontri e vendette, ricatti e tradimenti che diventano una valanga con vita propria. Ci vorrebbe Shakespeare per raccontare il potere. Ma forse perché il potere qui non c’è, e nemmeno Shakespeare, abbiamo i pastoni parlamentari della stampa italiota, stereotipati al punto da poter essere scritti in automatico con un algoritmo. Vero, Tiscali?

Il problema è che fare ragionamenti (che siano aperti, pazienti, prudenti) in una situazione politicamente confusa come quella attuale non è di moda fra i cronisti, che vogliono invece sangue e merda, etichette e schemini puerili, non proprio utilissimi in un sistema politico devastato dal cinico rompicapo di una legge elettorale scritta da politicanti sfacciati che oggi si godono il danno fatto. 

Perciò voglio pubblicare anche qui la lettera molto pacata e interlocutoria che ho scritto alcuni giorni fa ai parlamentari del M5S, sebbene ora sia in gran parte superata dagli eventi (e ne ero consapevole mentre semplicemente mi arrovellavo come tutti per capire che fare, prima di tagliare il nodo gordiano delle elezioni). Nelle ricostruzioni fantasiose che ho letto nelle ultime ore è stata presentata perfino come la volontà di abbracciare Berlusconi o di auspicare un bel governo di maggiordomi della trojka. Bleah!

Niente di più inesatto.

Prendete e leggetene tutti.

***

DI MAIO E SALVINI POSSONO ANCORA FARE LA STORIA. M5S E LEGA IN UN QUADRO DI RESPONSABILITÀ NAZIONALE

 

Da deputato, intervengo in modo costruttivo in favore delle scelte difficili che il M5S sta affrontando in questa fase complicata della vita repubblicana. Mi chiedo se siamo in tempo per incanalare la forza del risultato elettorale del 4 marzo 2018 in un gioco istituzionale vantaggioso per i cittadini della Repubblica Italiana. Altrimenti il rischio è che quella grande spinta, come nel judo, sia sfruttata da avversari accaniti già pronti a rovesciarla nel suo contrario. Lo hanno già fatto altre volte, nel paese dei governi “tecnici” che depredano i cittadini, ed è un’eventualità che molti temono.

La crisi politica si sta avvitando. Così come cinque anni fa, abbiamo un sistema formato da forze politiche abbastanza forti da impedire alle altre di governare, e troppo deboli per governare da sole. Il M5S era già allora la prima forza, e il sistema fece letteralmente di tutto per escluderla. Oggi il Movimento è molto più forte di allora, eppure ancora tanti trucchi vengono usati per impedire che la sua forza di attrazione sposti l’orbita dei partiti al fine di un grande cambio di governo. Due show davanti alle telecamere sono stati i trucchi più significativi di questi primi sessanta giorni post voto.

Entrambi i trucchi sono stati usati da due politici pesantemente ridimensionati dagli elettori, ma tuttora in grado di condizionare e sabotare le innovazioni politiche con ostentato dileggio. Così abbiamo visto prima il Berlusconi che gioca alla morra e ruba la scena a Salvini e poi il Renzi che va da Fazio a distruggere per sempre qualsiasi autonomia dei dirigenti del PD. Ecco dunque il Caimandrillo e il Giraruote di Rignano, i due Dioscuri della palude politica, la coppia di protettori degli inciuci, della conservazione, dei ceti politici predatori, pronti a trasformare qualsiasi incorrotta disponibilità in un abbraccio mortale.

Il M5S chiede elezioni anticipate in brevissimo tempo ed è pronto a stare all’opposizione di qualunque governo dovesse vedere la luce sotto l’egemonia del Caimandrillo e del Giraruote.

D’altra parte l’Italia – ormai di nuovo minacciata dai dittatori dell’austerity e dello spread – ha bisogno di vedere una luce alla fine del tunnel. Mi chiedo e chiedo a tutti: è ancora possibile ottenere un governo di concordia nazionale, che unisca bisogni e interessi diversi, ma sia fautore di un radicale cambiamento politico, con il sostegno di un’ampia base popolare, trasversale e complementare nella composizione socio-economica e territoriale? Tutto questo potrebbe essere esaudito da un contratto per un governo di legislatura tra M5S e Lega. Allo stato attuale una simile novità non può partire già così ben formata, lo abbiamo visto. È stato il prezzo che Salvini, tra un pizzino di padron Berlusconi e un sms di Renzi, ha voluto far pagare all’Italia. Ma in prospettiva?

Nel breve periodo, per un periodo limitato che ci porti a nuove elezioni in tempi spediti, ci sono in campo due urgenze enormi:
1) mettere in sicurezza l’Italia dal punto di vista finanziario, scongiurando le clausole di salvaguardia, e tutte le eurotrappole che incepperebbero l’Italia; 2) garantire la governabilità nella prossima legislatura.

I leghisti, pur avendo il Caimandrillo sempre appollaiato a due passi da loro, hanno formulato una proposta che allude a quella prospettiva. Ad oggi, la risposta più semplice e giustificata da parte dei cinquestelle è più o meno la seguente: caro Salvini, vi abbiamo già visto all’opera, grazie, non ci fidiamo, perciò subito al voto.
Possiamo anche non limitarci a questa risposta e fare una controproposta, ora come ora. Si tratta di un passaggio istituzionale che ci farebbe assumere una responsabilità nazionale, da articolarsi in cinque passaggi:

1) Consentire la nascita di un governo istituzionale (“governo del Presidente” non riconducibile ai partiti, ma rigorosamente con ministri che non siano i soliti tecnici che dicono signorsì a Bruxelles e Francoforte). Si tratterebbe di un governo di minoranza, grazie all’astensione concordata e congiunta di Lega e M5S. Nessuna di queste due forze politiche, pertanto, potrà usufruire di una rendita di posizione ponendosi all’opposizione dell’altra. Esse, pur non votando la fiducia, saranno arbitre della vita e dell’azione del governo, poiché insieme detengono la maggioranza parlamentare, con un forte riequilibrio dei poteri: su molte materie si recupererebbe una straordinaria “centralità del Parlamento” in grado di controbilanciare e influenzare efficacemente gli indirizzi del governo. Non un governo di “tutti dentro” ma semmai di “noi fuori” (lasciando ai partiti tradizionali l’onere di votare la fiducia). Se una delle due forze tradisse il patto di astensione fornirebbe all’altra un forte vantaggio in termini elettorali poiché, politicamente, si troverebbero nella posizione definita dai latini ‘simul stabunt vel simul cadent’ (insieme staranno oppure insieme cadranno).

2) Immediata costituzione di un tavolo programmatico di economia e finanza congiunto tra Lega e M5S. Suo compito sarà predisporre risoluzioni dettagliate e stringenti al DEF in posizione dialettica con il ministro dell’Economia individuato dal presidente Mattarella, se non, addirittura, redigere una vera e propria legge di stabilità in modo da porre l’Italia in sicurezza sotto l’aspetto finanziario per l’anno in corso. Tale lavoro dovrà svolgersi in tempi brevi, da qui all’estate, per essere pronti al successivo scioglimento delle Camere, con un ricorso alle proposte concrete maturate in questi anni fra gli economisti non allineati al pensiero unico degli eurocrati.

3) Matteo Salvini dovrà finalmente fare una scelta e dichiarare pubblicamente di ritenere la coalizione di centrodestra che ha partecipato alle scorse elezioni un semplice “cartello elettorale” e non un’alleanza politica da “non ci lasceremo mai”. Il famigerato Rosatellum non è infatti una vera legge maggioritaria, benché preveda le coalizioni. Salvini dichiari dunque, davanti al popolo, che la coalizione di centrodestra non è un’unione politica organica bensì un cartello elettorale, concepito per rafforzare legittimamente la propria rappresentanza ma senza vincoli politici di fedeltà una volta terminata la fase squisitamente elettorale. Pertanto, una volta che si andrà di nuovo al voto (persino con l’attuale legge), sia il centrodestra che il M5S imposteranno la campagna elettorale avendo come obiettivo primario la conquista autonoma della maggioranza con un proprio programma. Siamo nelle condizioni vicine a una sorta di “ballottaggio” fra chi è rimasto in campo, considerando che il PD è fuori gioco per mano del suo dominus. Ma se centrodestra o M5S non conquistano una maggioranza autonoma, la Lega sarà libera, davanti al suo elettorato (ed anzi avrà ricevuto un mandato “secondario” in tal senso), di trovare da sola una maggioranza di governo con le altre forze politiche presenti in Parlamento.

4) Se nel prossimo Parlamento Lega e M5S non avranno una maggioranza autosufficiente, ma avranno insieme la maggioranza, si impegnano, fin da subito, a dar vita a trattative per un accordo di Governo di legislatura. In questo impegno potrebbe essere definita la risoluzione dei rispettivi rapporti di forza. Se la distanza elettorale fra le due forze fosse di almeno il 10%, la presidenza del Consiglio sarebbe espressa dalla parte maggioritaria. In caso contrario potrebbe essere espressione della parte minoritaria con gradimento dell’altra.

5) Lega e M5S si impegnano, non appena portato a termine il punto 2 (messa in sicurezza finanziaria dell’Italia), in assenza di altre urgenze, a presentare una mozione di sfiducia congiunta al Governo in carica e chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere. Le elezioni potrebbero tenersi subito dopo l’estate o, al più tardi, in autunno inoltrato. Comunque un periodo abbastanza breve.

Non so se in questa legislatura vedrò Luigi Di Maio nel ruolo di presidente del Consiglio; sembrerebbe assai improbabile, ormai, purtroppo. Ma gli 11 milioni di voti raccolti da un popolo tutto sommato speranzoso hanno un peso già in grado di contare nella storia d’Italia. E nella storia ci si può entrare non solo da Palazzo Chigi. Vasco Rossi non ha vinto Sanremo, né Gigi Riva il Mondiale, né Lev Tolstoj il Nobel, né Marilyn Monroe l’Oscar. Troviamo il modo di cambiare la storia di questa Repubblica, in modo originale. Ci premieranno i cittadini. Che saranno a loro volta premiati da una politica trasparente.

Naturalmente queste mie considerazioni tengono conto di una situazione contingente in grande fluttuazione: le condizioni che osservo possono cambiare repentinamente e può esserci una conseguente necessità di intervenire con prontezza e con una forza compatta e unita. Cioè con l’attuale Movimento Cinque Stelle tutto quanto, comunque pronto alla battaglia elettorale.

(5 maggio 2018) 

 

 

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