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Con un commento di Paola Esposito
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Prendiamo la parola con l”identità che spesso non ci viene riconosciuta: quella di lavoratori dello spettacolo. In Italia siamo più di 200.000: precari, intermittenti, e non tutelati in materia di diritti e di garanzie sociali. Questo sistema rischia di essere ulteriormente danneggiato da un taglio del 30% al Fus, fondo unico per lo spettacolo, risorsa fondamentale del settore e di tutti quelli che ne fanno parte: artisti, tecnici e anche voi pubblico.
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Tagliare senza un progetto di rilancio significa mettere a rischio tutte le realtà produttive, soprattutto le più piccole che spesso rappresentano l”eccellenza artistica italiana.
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Chiediamo non solo il ripristino delle risorse destinate allo spettacolo, ma soprattutto una profonda riforma del sistema e delle regole che lo governano per una distribuzione più equa e trasparente.
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Vi chiediamo di unirvi a noi per aiutarci a ritrovare una coscienza di categoria e restituire dignità sociale alla nostra professione.
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Un paese che si rifiuta di investire nella cultura e nell”arte non risparmia ma diventa inevitabilmente più povero. Una comunità che va a teatro, al cinema, ai concerti e che legge, acquisisce sempre più strumenti per scegliere, partecipare e immaginare.
E” una comunità che si assume la responsabilità diretta della democrazia.
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Forse l”arte non è la cosa più importante al mondo ma provate a immaginare un mondo senza arte.
Grazie.
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(Comunicato letto sabato 18 luglio 2009 in tutti i teatri italiani, vedi QUI)
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Commento di Paola Esposito
Come lavoratrice dello spettacolo (sono una direttrice casting) mi associo all”appello ma devo anche dolorosamente mettere l”accento sulle responsabilità di ognuno di noi e dell”intera “categoria”.
Abbiamo assistito in silenzio (qualche volta abbiamo proprio partecipato mettendo a disposizione le nostre professionalità ), ci siamo prostituiti nel “mercato culturale”, abbiamo contribuito a realizzare prodotti che di culturale avevano ben poco, forse nulla.
Non abbiamo calcolato che la nostra complicità si poteva ritorcere contro noi stessi.
Mi spiego.
Da una parte spariscono alcune figure professionali, come il direttore casting ad esempio…
Per risparmiare sui costi si opta per altre soluzioni e allora assistenti alla regia, ragazzi alle prime armi, volontari, tutti possono fare un casting, tanto il più delle volte i ruoli principali sono già assegnati. Dall”altra parte riducendo sempre più i fondi destinati allo spettacolo, alla cultura, all”arte, si tende sempre più a creare un mercato chiuso dove le lobby e le cricche dei fedelissimi fagocitano tutto.
Prima di chiedere l”aiuto delle persone, della “gente”, per ritrovare una coscienza di categoria e per restituire dignità sociale alle nostre professioni, penso che dovremmo partire da noi stessi, da ognuno di noi.
Un abbraccio a tutte/i
Paola Esposito
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