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I dati di Eurostat. Le preoccupazioni al vertice europeo di Bruxelles.
Ires-Cgil smentisce l”ottimismo del Governo: “Calcolando anche chi ha smesso di cercare lavoro perché sfiduciato, il tasso di disoccupazione italiano è del 12%”.
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ROMA – La disoccupazione in Europa a settembre si è assestata al 9,7%. È il dato diffuso da Eurostat, l”ufficio statistico dell”Unione Europea. Il dato è in ulteriore ascesa rispetto al 9,6% di agosto, e rispetto al 7,7% del settembre 2008. Il tasso registrato a settembre è il più alto dal 1999. Per l”Ue a 27 stati membri il dato di settembre è pari al 9,2%, contro il 9,1% di agosto e il 7,1% del settembre 2008. Non ci sono dati aggiornati per l”Italia. Eurostat stima a settembre a 22,123 milioni i disoccupati nell”Ue, di cui 15,324 nell”eurozona. Si tratta di un incremento rispetto ad agosto di 286.000 unità , di cui 184.000 nell”eurozona. Rispetto al settembre 2008, l”incremento dei disoccupati è di 5,011 milioni, di cui 3,204 milioni nell”eurozona.
Strauss-Kahn (Fmi): “L”anno prossimo più disoccupati”
Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ritiene che la disoccupazione, già forte, tenderà ad aumentare nei prossimi dodici mesi, intervenendo al Festival Internazionale del lavoro svoltosi a Rocca di Papa, in provincia di Roma. « Ci sono buone notizie ma la crisi non è finita. Dobbiamo iniziare a parlare di una strategia di uscita ma non è ancora il momento». «Il rischio di una crisi a ”W” è possibile – ha aggiunto – la ripresa sarà comunque lenta. E c”è il pericolo che ci sia una ripresa senza posti di lavoro». Per Strauss-Kahn «noi non dobbiamo ancora eliminare le misure di sostegno all”economia» al fine di incentivare la ripresa. Secondo le stime del Fmi «negli ultimi due anni hanno perso il posto di lavoro 15 milioni di persone e il numero è maggiore se si contano i part-time e coloro che non sono inclusi nelle statistiche».
Il direttore del Fmi ha poi stigmatizzato il fatto che i governi asseriscano che «la crisi è finita», sottolineando implicitamente che un tale ottimismo è del tutto fuori luogo. «È necessario che si parli di come affrontare il debito pubblico: facendolo tutti insieme avremo buoni risultati» ha poi aggiunto. La ripresa ci sarà , secondo Strauss-Kahn ma sarà lenta e c”è il fondato rischio che avverrà senza aumentare i posti di lavoro.
Le preoccupazioni del Consiglio europeo
D”altronde, della situazione critica sul fronte del lavoro ha preso atto anche il Consiglio europeo, attualmente in corso a Bruxelles. Nella bozza del documento finale si sottolinea che «Poichè è prevedibile un ulteriore deterioramento della situazione occupazionale in Europa, occorre un impegno politico costante a favore di politiche attive del mercato del lavoro». Per questo, prosegue il testo, «è necessario adottare misure che sostengano il legame con il mercato del lavoro e impediscano che i tassi di disoccupazione elevati diventino persistenti, assicurando in tal modo tassi d”occupazione elevati e finanze pubbliche sostenibili a lungo termini».
La situazione italiana
L”Ires, l”istituto di ricerca del maggiore sindacato italiano, la Cgil, ha fotografato, rielaborando i dati Istat, la situazione occupazionale italiana, che appare molto grave. Secondo l”Ires, aggiungendo al tasso di disoccupazione (riguardante quei soggetti che cercano un lavoro e non lo trovano) il numero di coloro che hanno smesso di cercare un”occupazione, scoraggiati dall”impossibilità di trovarla, si raggiunge un tasso reale del 12% (3,2 milioni di persone), molto più alto del 7,4% calcolato dall”Istat e del 9% indicato come media europea.
La cifra indicata dall”Ires rende dunque ridicole le dichiarazioni del ministro degli esteri Frattini che oggi, a Bruxelles, si è rallegrato per il fatto che il tasso di disoccupati italiani è inferiore alla media europea.
Secondo i responsabili della ricerca, non solo la disoccupazione è in crescita ma dura anche di più rispetto al passato. «Se nel 2007 più della metà dei disoccupati con precedenti esperienze professionali era disoccupato da non più di 6 mesi, nel secondo trimestre del 2009 tale quota è scesa al 47% mentre è salita al 22% quella dei disoccupati da 7 a 12 mesi» riferisce la ricerca.
La Cgil sottolinea anche l”aumento della “instabilità lavorativa”, cioè la sostituzione di posti di lavoro “standard” con posti precari e a tempo determinato. Circa il 64% dei lavoratori con un contratto a tempo determinato ha una retribuzione non superiore ai mille euro mensili. «E” probabile che, quando finalmente l”occupazione tornerà a crescere il lavoro instabile sarà la forma di impiego più frequente nella definizione dei nuovi contratti, così come sembra emergere dai dati parziali riferiti ad alcune regioni sulle tipologie contrattuali prevalenti nelle nuove assunzioni”, ha detto il segretario confederale Fulvio Fammoni, che ha poi aggiunto: «La crisi in sostanza sta ulteriormente approfondendo un fenomeno già in corso negli ultimi anni, ovvero la distruzione di posti di lavoro regolati in prevalenza da contratti tipici e la loro sostituzione con nuovi lavori regolati sempre più da forme contrattuali non standard».
Fonte: dazebao.org.
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