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Con l”annuncio “ad orologeria” delle due settimane di cassa integrazione per circa 30.000 lavoratori del comparto auto, la Fiat alza la posta in gioco nel vertice con governo e sindacati previsto per venerdì 29 gennaio presso il ministero dello Sviluppo economico. L”incontro era stato convocato per parlare di Termini Imerese,
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l”impianto che dal 2012 non produrrà più auto, ma inevitabilmente ora l”attenzione è tutta sugli eco-incentivi.
Il governo non ha gradito. Scajola, in una intervista a SkyTg24 ha parlato di “blocco inopportuno”.”Con la Fiat – ha aggiunto il ministro per lo Sviluppo economico – i nostri contatti sono continui, ma non sapevamo che avesse deciso l”annuncio di ieri. Questo rende tutto più difficile. Mi auguro che si possa riannodare il filo ma sicuramente questa decisione non opportuna in questo momento rende più difficile la vertenza”. Le parole di Scajola seguono quelle del collega Maurizio Sacconi. “Una decisione a freddo che interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale”, era stato ieri il commento del ministro del Lavoro.
Quello annunciato ieri dall”azienda torinese è un provvedimento senza precedenti, perché interessa tutti gli stabilimenti che producono automobili: Mirafiori, Melfi, Cassino, Pomigliano, Termini Imerese e la Sevel di Castel di Sangro. In genere, la Fiat aveva sempre scaglionato la cig, su diversi stabilimenti e su diverse linee di produzione. Questa volta no: cassa integrazione a zero ore per tutti, dal 22 febbraio al 7 marzo.
Non si erano fatte attendere le prese di posizione nette dei sindacati. “Ieri (lunedì, n.d.r.) Fiat annuncia la distribuzione di utili e oggi la cassa integrazione. E” uno schiaffo ai lavoratori”, ha attaccato da subito Gianni Rinaldini. Il leader della Fiom si riferiva al dividendo di 237 milioni di euro da distribuire agli azionisti, nonostante il bilancio del 2009 registri perdite per 848 milioni. Ieri, Raffaele Bonanni della Cisl ha parlato senza mezzi termini di “ricatto”: “Ci siamo visti prima di Natale – ha detto – e abbiamo un incontro il 29. Tra un incontro e l”altro ci fa trovare 30.000 cassa integrati. È un modo singolare, lo ripetiamo, qualcuno lo chiamerebbe un ricatto”.
La Fiat dunque fa pressione sul governo per ottenere gli eco-incentivi. Il 2010 sarà un altro anno duro per i produttori di automobili, e senza lo stimolo garantito dallo stato all”acquisto dei veicoli meno inquinanti sarà tragico. Secondo quanto riferito dall”amministratore delegato dell”azienda torinese, Sergio Marchionne, le vendite in Italia rischiano un calo del 20%. Certo, basarsi su di uno strumento assistenziale la dice lunga sulle prospettive del settore, e sulla lungimiranza dell”azienda.
Ma, noteranno in molti, sono decenni ormai che la Fiat “naviga a vista” grazie ai governi di centro destra e centro sinistra. Scajola ha comunque assicurato che gli incentivi entro fine febbraio ci saranno, ma “per un periodo più limitato e con cifre meno consistenti”. L”obiettivo è di eliminarli prima o poi, quando sarà rinnovato il parco auto nazionale, perché “turbano il mercato”.
Cioè lo drogano, come pensa anche la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso. E “non determinano un”effettiva ripresa. Il tema vero – aggiunge la sindacalista – deve, invece, riguardare: l”innovazione, le nuove alimentazioni e la sostenibilità ; la distribuzione dei volumi produttivi di Fiat e l”aumento della produzione in Italia; garanzie per il futuro degli stabilimenti e dell”occupazione. Questi rimangono per noi i vincoli per un”eventuale politica di incentivi oltre che il centro della discussione sul piano industriale”. Chissà se qualche ministro la pensa allo stesso modo. Cosa chiederà l”esecutivo in cambio dell”ennesimo aiuto di stato alla famiglia Agnelli?
Intanto a Termini Imerese, l”azienda ha comunicato il blocco della produzione. Se non verrà attivata subito la cassa integrazione gli operai rimarranno senza retribuzione. La decisione arriva dopo la protesta che ieri ha impedito ai tir con i pezzi per assemblare le vetture di entrare. Il futuro dello stabilimento siciliano si fa sempre più scuro. Nel frattempo, gli ex dipendenti della Delivery Mail sono ancora sul tetto.
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Fonte: dazebao.org.
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