Alcoa: Schiaffo agli operai, Sulcis nel dramma

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3 Febbraio 2010 - 08.07


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di Gino Zasso – l”Unione Sarda.

Una notte carica di tensione, un vertice a singhiozzo tra interruzioni, speranze e docce fredde.

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Alla fine l”Alcoa ha detto no.

Non bastano alla multinazionale americana le proposte del governo italiano. La notizia arriva da Pittsburgh.


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Un nuovo tavolo per risolvere la vertenza è stato convocato per l”8 febbraio. Il governo italiano ha chiesto all”azienda di non chiudere gli impianti prima della prossima riunione. Cappellacci: il comportamento dell”Alcoa è intollerabile.

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ROMA – La fumata è nerissima, l”Alcoa non accetta le garanzie proposte dal Governo sul decreto energia e il baratro fermata-cassa integrazione è ormai dietro l”angolo. Resta la spiraglio di un nuovo vertice già fissato per lunedì prossimo. In ogni caso, Palazzo Chigi è pronto ad alzare un muro e minaccia l”azienda americana con l”immediata richiesta di pagamento dell”infrazione da 280 milioni inflitta dall”Unione europea. Di più: il Governo chiederebbe subito i costi della bonifica di Portovesme e Fusina.

LE DUE DI NOTTE Nel cuore della notte (sono quasi le due) arriva l”epilogo peggiore per il vertice romano sul futuro dell”alluminio in Italia. Un no che matura dopo quattro ore di confronto interno dell”Alcoa: i dirigenti italiani non sono riusciti a convincere il quartier generale di Pittsburgh. Sul tavolo c”era la proposta del Governo di uno slittamento (al 22 marzo) della fermata degli impianti e della cassa integrazione dei dipendenti (circa un migliaio) sardi e veneti. Dall”esecutivo arrivava anche la garanzia di un rapido pronunciamento dell”Unione europea sul decreto-energia varato in Italia. Prospettiva rafforzata dalla telefonata tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso.

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LO SPIRAGLIO Resta una speranza. L”amministratore delegato di Alcoa Italia Giuseppe Toia è pronto a volare negli Stati Uniti per convincere il management di Pittsburgh a correggere le strategie aziendali. Sarà di ritorno entro venerdì per chiarire se scatterà subito o meno la fermata degli impianti, prevista proprio per il 5. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha chiesto formalmente all”Alcoa di non chiudere le fabbriche prima del nuovo vertice di lunedì. Per Ugo Cappellacci «il comportamento dell”azienda è sconcertante e intellorabile».

IL VERTICE La riunione di Palazzo Chigi comincia alle 21 esatte. A guidare i lavori c”è Gianni Letta. Il Governo è in forze. Accanto a lui, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il suo sottosegretario Pasquale Viespoli, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. Dopo un”ora arriva anche il ministro Claudio Scajola. Dall”altra parte del tavolo c”è lo staff di Alcoa (guidato da Toia). Poi la Regione, col governatore e l”assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa. I sindacati sono presenti con tutti i livelli di rappresentanza (dalle segreterie nazionali alle delegazioni di fabbrica). Alla riunione partecipano anche i ventitré sindaci del Sulcis.

SIT-IN DEGLI OPERAI Fuori gli operai aspettano da più di dieci ore, sono almeno seicento davanti a piazza Montecitorio (piazza Colonna, davanti a Palazzo Chigi, è inaccessibile). Il clima si fa ogni ora più rovente, nonostante la tramontana gelida. Ci sono le tende per trascorre la notte, vengono accesi anche alcuni falò. Tra le forze dell”ordine è stato d”allerta. Lo schieramento è massiccio. Scudo, casco e manganello, polizia e carabinieri sono in assetto da combattimento. Una trentina di furgoni blindati circonda tutta la zona dei palazzi del potere romano.

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PARTITA A SCACCHI All”apertura della riunione Letta punta dritto al sodo, chiedendo ad Alcoa «di non sospendere la produzione fino all”avvio della discussione del decreto italiano a Bruxelles, già fissata per il 10 febbraio». A ruota il chiarimento: «Abbiamo la ragionevole fiducia che il decreto sia approvato». L”ad di Alcoa Italia sottolinea che c”è «un”evoluzione positiva» ma batte ancora sul tasto della necessità di «garanzie» dalla Commissione europea.

LE GARANZIE Letta spiega che le garanzie sull”impegno dell”Ue sono sostenute da una telefonata, avvenuta in mattinata, tra Berlusconi e Barroso. Il sottosegretario cerca di tenere in mano il pallino della trattativa e fissa una data certa: «Il decreto sull”energia verrà convertito entro il 22 marzo». Quindi – è l”esortazione di Letta – l”Alcoa può andare avanti con la produzione sino a quel giorno. «In caso di rilievi da parte di Bruxelles», il Parlamento italiano avrà il tempo per apportare eventuali modifiche, «anche perché c”è l”accordo di tutte le forze parlamentari».

SOSTA NOTTURNA Alle nove e ventotto, neanche mezz”ora dopo l”inizio della riunione, Alcoa chiede un break. Passaggio obbligato, serve il consulto con i vertici di Pittsburgh e la parola dell”amministratore delegato della multinazionale Klaus Kleinfeld. La sosta dura quattro ore. Comincia la trattativa tra il braccio italiano e il quartier generale dell”Alcoa. Alle due arrivano solo cattive notizie.

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Mercoledì 03 febbraio 2010 08.25

 

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