Gli spot vergogna e la sicurezza sul lavoro. Forti proteste

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5 Ottobre 2010 - 19.08


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(ANSA) – ROMA – Un appello dal ”basso” – con le prime firme raccolte tra operai, medici d”urgenza, sindacalisti e i giornalisti di Articolo 21 – ha già raccolto quasi 200 firme, certificate ed autorevoli, per chiedere il ritiro degli spot promossi dal ministero del Lavoro con lo slogan ”Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”, “colpevolmente” rivolto “solo ai lavoratori” e non anche ai datori di lavoro.

“Dopo aver frantumato il Dlgs 81 del 2008 del Governo Prodi, hanno ben pensato di correggerlo con il decreto correttivo Dlgs 106/09 (sanzioni dimezzate a datori di lavoro e dirigenti, arresto in alcuni casi sostituito con l”ammenda) e ora il governo – dicono i promotori dell”appello – cerca di rifarsi la ”verginità” con spot inutili che ci costano ben 9 milioni di euro”.

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“Spot non solo inutili – spiegano i primi firmatari tra i quali Federico Cagnola, vigile del fuoco di Roma, Federico Orlando e Giuseppe Giulietti di articolo 21 – ma anche dannosi
per l”immagine di chi ogni giorno rischia la vita, e non perché, gli piaccia esercitarsi in sport estremi”. Gli spot in questione inoltre “colpevolizzano sottilmente il lavoratore stesso, nascondendo una realtà drammatica: l”attuale organizzazione del lavoro offre ben poche possibilità di ribellarsi a condizioni di lavoro sempre più precarie in tema di sicurezza”.
“E” una campagna vergognosa – prosegue l”appello sottoscritto anche da Nicola Tranfaglia e Daniele Ranieri responsabile salute e sicurezza della Cgil del Lazio – perché, oggi il lavoratore ha ben poche possibilità di rispettare lo slogan ”Sicurezza: la pretende chi si vuole bene” e che nulla dice su chi deve garantire la sicurezza per legge, ovvero i datori di lavoro. Non accenna minimamente al fatto che i lavoratori sono sempre più ricattabili e non hanno possibilità di scegliere ma solo sottostare a ritmi da Medio Evo”.
Questi spot – rilevano i firmatari tra i quali Marco Crociati macchinista Trenitalia, presidente della cassa di solidarietà dei macchinisti, e Luisa Memore, chirurgo d”urgenza
dell”ospedale Mauriziano di Torino – “devono essere sostituiti da una campagna di comunicazione che dovrà puntare sulle responsabilità civili, penali e anche etiche che l”imprenditore deve assumersi per tutelare l”integrità delle persone che lavorano per lui”.

“Via questi spot vergognosi: pretendiamo più ispettori Asl e più risorse, affinché la mattanza quotidiana dei lavoratori abbia fine”, conclude l”appello firmato anche dall”intero gruppo Italia dei valori della Toscana. La prima firma in calce è quella di Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico toscano, seguita da quella di Andrea Bagaglio medico del lavoro e di Daniela Cortese della Rsu di Telecom Italia Sparkle.
(ANSA).

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