Giustizia: esauriti fondi per lavoro nelle carceri, migliaia di detenuti rischiano disoccupazione

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5 Luglio 2011 - 19.57


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di Chiara Rizzo – Tempi.

Tra le mille emergenze che le carceri italiane si trovano ad affrontare – dal sovraffollamento alle condizioni di vita in cella al di sotto delle soglie igieniche e umane tollerabili, con stanze dove si vive anche per 20 ore al giorno, scendendo dalle brande a turni per mancanza di spazio, uno degli aspetti positivi, che ha visto coinvolte molte persone detenute in percorsi di reale reinserimento sociale, è stato l”ingresso del lavoro in carcere. E ora è il primo che potrebbe essere colpito. Grazie alla legge Smuraglia, infatti, sono stati previsti ogni anno sgravi fiscali per le cooperative che assumono persone detenute. Nel solo 2010 ad esempio hanno trovato un regolare contratto di lavoro presso cooperative sociali 518 persone recluse, mentre 348 hanno lavorato presso aziende private,

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e considerando anche le persone semilibere o in articolo 21 (coloro che lavorano durante il giorno all”esterno, per rientrare nelle carceri solo alla sera) complessivamente 2 mila persone hanno lavorato per datori di lavoro diversi dall”amministrazione penitenziaria: a queste si aggiungono le 3.592 persone (solo nel secondo semestre del 2010) che hanno frequentato corsi di formazione professionale.
Evidentemente si tratta di un importante percorso e stimolo per le persone che sono in carcere che, contrariamente all”immaginario comune, cercano continuamente di lavorare durante la detenzione (basti dire che i dati degli assunti da cooperative o aziende vanno sommati a quelli delle persone che lavorano per l”amministrazione penitenziaria, cioè 12.110 persone). Per incentivare le aziende e le cooperative sociali ad assumere detenuti, sono stati messi a disposizione fondi per garantire sgravi fiscali proprio grazie alla legge Smuraglia.
Lo scorso 16 giugno il Dipartimento dell”amministrazione penitenziaria (Dap) ha inviato una nota alle cooperative per comunicare che i fondi della legge Smuraglia sarebbero terminati due giorni dopo: di conseguenza alle cooperative è stato chiesto di scegliere se rimanere nelle carceri facendo lavorare le persone detenute, ma subendo inevitabili passivi economici, o andarsene.
Spiega Luciano Pantarotto, responsabile della cooperativa “Men at work”, che si occupa di ristorazione nel carcere di Rebibbia a Roma (32 detenuti – cuochi impiegati con regolare contratto per le cooperative sociali): “È un fatto gravissimo, che dimostra l”assoluta incapacità del Dap di programmare le spese per gli interventi in carcere, quando proprio dal lavoro in carcere ho visto con i miei occhi un reale cambiamento. Chi lavora con noi si vede finalmente “proiettato” all”esterno, è stimolato”. Il risultato di una comunicazione così improvvisa non si fa attendere. Pantarotto: “Molte cooperative hanno scelto di andarsene. Abbiamo chiesto un incontro con il ministero della Giustizia, ma siamo ancora in attesa di riscontro”.
Situazione molto grave anche per Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio sociale Rebus che raccoglie alcune cooperative che danno lavoro alle persone recluse: “La cosa allucinante è che questo avviso sulla fine dei fondi, non solo ci arriva da un giorno all”altro, ma giunge a seguito di una lunga campagna del Governo per sensibilizzare le cooperative e le aziende a dare lavoro dentro le carceri”.

 

Antigone: in migliaia rischiano di rimanere disoccupati

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La denuncia dell”associazione: sempre peggio negli istituti di detenzione, e sta arrivando l”estate. Migliaia di detenuti all”interno o all”esterno del carcere rischiano di rimanere senza lavoro, peggiorando le già più che critiche condizioni di vita all”interno degli istituti di pena in un periodo drammatico come quello estivo. La denuncia arriva da Patrizio Gonnella, presidente dell”associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carcere.
“Una circolare dell”amministrazione penitenziale, a valere dal primo luglio – spiega Gonnella – ha cancellato qualsiasi contributi o sgravio fiscale per le imprese o cooperative che impiegano detenuti”. “Abbiamo già ricevuto – prosegue – molte telefonate di piccoli imprenditori che a fronte di questi tagli annunciano di non poter fare altro che licenziare i detenuti lavoratori”.
Secondo Gonnella, dunque questa circolare rischia di trasformarsi in un boomerang per l”amministrazione penitenziale e riporterà in carcere i tanti ammessi al lavoro esterno e lascerà senza occupazione i detenuti che lavorano all”interno degli istituti di pena, moltissimi ad esempio quelli impegnati nella gestione delle mense. Tutto poi avviene nella stagione estiva in cui le condizioni di vita all”interno delle celle diventano tragiche. L”appello del presidente di Antigone è rivolto alle forze politiche e all”amministrazione penitenziale perché questa decisione, dannosa e pericolosa, sia rivista. Basterebbe – sottolinea – assegnare alle cooperative i soldi stanziati per la costruzione di metà di un nuovo padiglione penitenziale per garantire lavoro ai detenuti e più sicurezza. O, reinvestire i circa 5 milioni di euro della Cassa delle ammende destinati un anno fa alla realizzazione di un agenzia per il reinserimento lavorativo dei detenuti gestita dalla Fondazione per il rinnovamento dello spirito.

 

Fonte: http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/giustizia-esauriti-fondi-per-lavoro-nelle-carceri-migliaia-di-detenuti-rischiano-disoccupazione.

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