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di Anna Lami – Megachip
A sentire certe dichiarazioni le parti sembrerebbero invertirsi. Infatti se per il ministro Fornero le tensioni sociali sono forti, secondo la segretaria della Cgil Susanna Camusso “il paese è sereno”. Probabilmente quest”ultima confonde il suo stato d”animo in occasione del ridente e quasi intimo pranzo di domenica scorsa a Cernobbio, in illustre compagnia di Mario Monti e del Segretario del Pd Bersani, con quello dei lavoratori che stanno subendo tutti gli effetti della crisi economica. Sicuramente non proprio sereni sono gli operai che nei giorni scorsi, dalla Piaggio, all”Iveco, alla Fincantieri, all”Ansaldo, hanno attuato scioperi spontanei e blocchi stradali mentre si diffondevano le notizie riguardanti le intenzioni del governo sull”articolo 18; nemmeno i dipendenti dell”Alcoa di Portovesme, caricati dalla polizia nei dintorni del ministero dello sviluppo economico devono essere troppo tranquilli in questi mesi.
Se non è serena, di sicuro non si scompone Susanna Camusso, che non pare darsi troppe pene di fronte agli attacchi al reddito ed ai diritti di lavoratori e pensionati condotti dal governo Monti. Basti pensare che a seguito del primo forte provvedimento di macelleria sociale dell”attuale esecutivo, la riforma delle pensioni, la Cgil, assieme alla Cisl ed alla Uil, si limitò a proclamare tre ore di sciopero!
Il professor Monti ebbe dunque ragione di vantarsi con Obama e con i leader della UE della tranquillità e controllabilità della situazione italiana.
Sappiamo che la Camusso è sindacalista dal facile compromesso: correva l”anno 1996, e la Fiom di Sabattini la rimosse dalla segreteria proprio perché fu lei a spendersi per un accordo integrativo con Fiat molto penalizzante per i lavoratori.
Purtroppo per la Camusso, però, tra i lavoratori iscritti al suo sindacato sono iniziati i malumori e, in tanti, a partire dal corteo della Fiom del 9 marzo, hanno preteso un segno di vita da parte della Cgil sulla questione fondamentale della modifica dell”art. 18 dello statuto dei lavoratori. La segretaria generale di Corso Italia si è così decisa ad evocare lo spettro dello sciopero generale. Tra una settimana? Tra due? No, a fine maggio. Proprio quando i giochi saranno fatti, quando saranno passate le elezioni amministrative (per non creare troppi problemi al PD) e soprattutto quando la “riforma” che svuoterà definitivamente il cesto delle conquiste sociali sarà definitivamente messa al sicuro. Insomma, il vertice della Cgil mira a salvare la faccia agli occhi degli iscritti meno attenti avendo però cura di non disturbare eccessivamente l”operato del premier Monti e del ministro Fornero.
Non a caso nella riunione del Direttivo Nazionale Cgil del 21 marzo, la Camusso e il suo entourage si sono opposti ad un emendamento al documento finale presentato, tra gli altri, dal segretario della Fiom Maurizio Landini che, in maniera semplice e chiara, chiedeva di confermare la posizione di tutta la Cgil sull”intangibilità dell”articolo 18. Il fatto che tale emendamento sia stato respinto a favore di un testo certamente simile, ma che potrebbe sposare differenti ed ambigue interpretazioni, chiarisce che la segreteria della confederazione è disponibile svuotare la sostanza dell”articolo 18.
In ogni caso, Susanna Camusso mette le mani avanti: “sovrano resta il parlamento”,dice, che non deve essere condizionato. Dimentica di essere a guida di un sindacato, che per definizione è “organo di difesa degli interessi professionali collettivi”, ossia della parte debole nel rapporto lavorativo, il lavoro dipendente, e non di un partito politico. Dimentica che l”ambito in cui il sindacato dovrebbe primariamente esercitare la propria attività è la tutela dei diritti dei lavoratori anche contro eventuali iniquità legislative partorite dal parlamento .
Senza contare che persino lei dovrebbe essersi accorta che l”attuale parlamento italiano non è più realmente sovrano da tempo e che si limita ad approvare i provvedimenti imposti da BCE e finanza internazionale ed attuati da un governo nominato dall”alto (dal Presidente Napolitano).
Anche un sindacato come la Cgil camussiana ci pare, quindi, essere parte integrante di questa fase di commissariamento della democrazia da parte delle oligarchie della tecno-finanza, di svuotamento di senso delle istituzioni politiche e sociali, di sostanziale espropriazione della sovranità popolare e nazionale.
Speriamo di sbagliarci, ma temiamo che non ci sia da farsi troppe illusioni sullo sciopero generale “fuori tempo massimo” proclamato dalla Camusso. Molto meglio attivarsi sin d”ora per provare a fermare la devastazione sociale causata da questo governo: iniziamo il 31 marzo a Milano occupando Piazza Affari.
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