La FdS scende in piazza per il lavoro

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13 Maggio 2012 - 17.26


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di Anna LamiMegachip

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Erano alcune migliaia i partecipanti alla manifestazione organizzata ieri a Roma dalla Federazione della Sinistra, per protestare contro il governo Monti e per la difesa dell”art.18.

Soprattutto militanti provenienti un po” da tutta Italia e dall”età media piuttosto elevata, abbassata dal festoso spezzone dei Giovani Comunisti. Un corteo non proprio oceanico che testimonia la perdita di credibilità tra le masse popolari delle classi dirigenti della FdS in seguito alla partecipazione ai governi di centrosinistra negli anni scorsi e a una politica ancora troppo subalterna al Pd in molte realtà locali.

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Non sono mancati comunque momenti di interesse, a cominciare dalla combattiva presenza di una delegazione No Tav guidata da Nicoletta Dosio, militante di Rifondazione Comunista oltreché attivista No Tav della prima ora: il suo sarà tra gli interventi più applauditi dai manifestanti.

Al corteo hanno preso parte anche rappresentanze di Syriza, della Linke tedesca, del Front de Gauche francese.

Pierre Laurent, Segretario del PCF, aderente al Front de Gauche, afferma: “il programma di Hollande è pieno di contraddizioni e non comporta una vera rottura con quello di Sarkozy. Gli elettori di Hollande comunque si aspettano un reale cambiamento a sinistra: ci saranno quindi nuove mobilitazioni politiche e sociali a cui il Front de Gauche parteciperà per spingere la maggioranza parlamentare a prendere misure veramente di sinistra e in controtendenza rispetto agli attuali indirizzi Ue. Anche per questo con il FdG abbiamo deciso che Mélenchon sarà lo sfidante diretto di Marine Le Pen nell”11/a circoscrizione del Pas-de-Calais per le legislative di giugno. Vinceremo e dimostreremo che il Front de Gauche è la sola forza adatta a combattere e sconfiggere il Front National sul terreno dell”opposizione sociale all”Europa delle banche.”

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Tra i vari striscioni troviamo quello dei lavoratori di Irisbus, azienda di Avellino appartenente al gruppo Fiat: “la nostra vertenza volge quasi al termine: 10 giorni fa al Ministero dello sviluppo economico abbiamo incontrato Castano e Bianchi che ci hanno semplicemente detto che il governo non ha soldi per finanziare il piano di trasporto locale. La Fiat dal canto suo ha tirato fuori l”accordo sottoscritto il 2 novembre che era stato firmato sotto ricatto. Ci hanno detto che 197 persone devono lasciare lo stabilimento o saremo tutti licenziati nel 2013. Affinché possiamo usufruire del secondo anno di ammortizzatori sociali 200 persone devono andare via. Certo noi non molleremo ed andremo tutte le volte a bussare, l”abbiamo fatto con Berlusconi e continuiamo a farlo con Monti. Bersani ai tempi del governo Berlusconi disse che avrebbe fatto in modo di mandare la Fiat in asta pubblica internazionale: Oggi il Pd sostiene questo governo, e cosa sta facendo? Il 2 giugno, la festa della Repubblica che sarebbe fondata sul lavoro, per noi non sarà una festa ma una circostanza funebre, perché nel nostro territorio oltre allo stabilimento non abbiamo più niente ed ora ci vogliono togliere anche questo.” Dice Giulio Battista, quarantenne con tre figli ed una moglie precaria.

Al corteo sfila anche Gianni Rinaldini, portavoce dell”area programmatica “la Cgil che vogliamo”, polemico verso l”iniziativa dei sindacati confederali del prossimo 2 giugno: “Cgil Cisl e Uil hanno deciso di fare una manifestazione sul fisco il 2 giugno, facendo finta di non sapere che nel frattempo il parlamento sta discutendo il disegno di legge sul mercato del lavoro che di fatto abolisce anche l”art. 18. La lettura di questa contemporaneità può dare adito a tutte le ipotesi, compreso il fatto che anche la Cgil considera conclusa la partita sul mercato del lavoro sulla base dell”accordo fatto tra i partiti e pone altri problemi importanti ma che non possono essere separati dal problema complessivo dei diritti e delle condizioni di vita dei lavoratori e dei precari. “

Giorgio Cremaschi, il sindacalista che ha l”onore di risultare “antipatico” ad Emma Marcegaglia, appena pensionatosi dal Comitato Centrale Fiom, ribadisce che il 2 giugno farà obiezione di coscienza: “sarà una manifestazione che mostra la crisi sindacale. Qui bisogna andare a fare uno sciopero generale contro il governo, non fare manifestazioni sotto l”Altare della Patria. Bisogna organizzarsi, organizzare un grande fronte sindacale che non si arrende e che non accetta la linea remissiva di Cgil Cisl e Uil, e noi lavoreremo per questo.”

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Intanto il corteo si conclude al Colosseo con i comizi di rito. L”impressione è che per costruire un”opposizione efficace al governo Monti e alle politiche imposte dalla Bce ci sia ancora tanto da fare.


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