"Lavoro: dirittodovere"

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29 Giugno 2012 - 20.38


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di Paolo Bartolini*

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Dopo la recente “gaffe” del Ministro Fornero [1] non mi pare di aver notato in giro grandi proteste o manifestazioni di sdegno. Questo dà da riflettere e voglio farlo in modo provocatorio, uscendo dal politicamente corretto e, di conseguenza, dai riflessi condizionati del popolo della sinistra (che, è bene ricordarlo, non è tutto il Popolo).

Pochi giorni fa la Fornero si è espressa in modo inaccettabile sulla questione del diritto al lavoro (in sostanza ha affermato che il lavoro te lo devi guadagnare perché non è affatto un diritto del cittadino; piuttosto conta l”intraprendenza di ciascuno, e altre amenità simili). Come Ministro della Repubblica Italiana le sue parole non solo stonano, ma generano a mio avviso una incompatibilità effettiva tra il ruolo che costei ricopre e il suo giuramento di fedeltà alla Costituzione.

Detto questo, mi domando se questa improvvida sortita non riveli in controluce un senso comune emergente che, nemmeno tanto sotto pelle, si è ormai diffuso nella vita degli italiani da alcuni anni.

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Mi è capitato infatti, nel corso del tempo, di incontrare diverse persone che ragionano in modo simile e posso assicurare che molte di esse sono oneste, lavoratrici e discretamente colte.

Io credo che si possa spiegare questa apparente stranezza interrogando due fenomeni storici che sono sotto gli occhi di tutti: l”accettazione passiva dei dogmi neoliberisti e l”effettiva crisi della percezione del posto di lavoro sicuro come valore sociale fondante e condiviso. Quest”ultima mi interessa maggiormente. Ritengo infatti che il problema, se vogliamo essere onesti e capire in profondità perché un Ministro si sia potuto permettere tanto, riguardi la vita di ogni giorno e la diffusa sensazione – in tempi di crisi e di lotta di tutti contro tutti – dell”esistenza di una grave sperequazione tra cittadini e lavoratori.

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In altre parole: quotidianamente incontriamo, e non solo negli uffici pubblici (come vuole farci credere il Brunetta di turno), un buon numero di persone che lavorano senza la minima considerazione per gli altri, facendo perdere loro tempo, quando va bene, se non addirittura le staffe. L”impressione, tanto più spiacevole quanto più si crede nei principi della Costituzione, è che esistano parecchi italiani che approfittano letteralmente delle poche tutele rimaste per vivere alle spalle della collettività, secondo logiche clientelari che dovrebbero ormai appartenere al passato. Il cittadino si trova così vessato sia dai Poteri Forti (quelli con la maiuscola) che dai poteri inefficienti della burocrazia, e per questo spreca tempo e denaro, quando sia l”uno che l”altro sono ormai giunti agli sgoccioli.

Per far sì che questo terreno di contraddizioni reali non venga, come sempre, dissodato e coltivato dai soliti noti, è indispensabile ravvivare la nostra fedeltà allo spirito della Costituzione, rivendicando con coraggio il diritto al lavoro e il dovere dell”impegno.

Qualunque forza ambisca a costruire un”alternativa positiva al sistema vigente, sarà chiamata non solo a ristabilire i diritti cancellati da trent”anni di politiche al servizio esclusivo del capitale, ma anche a promuovere un buon-governo e un senso del lavoro come diritto-dovere di piena cittadinanza. Affinché nessuno, e tantomeno un Ministro della Repubblica, possa lasciar intendere impunemente che il lavoro tutelato per legge serve solo per sfamare dei parassiti.

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Note:

[1] (http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201206271608-ipp-rt10225-fornero_lavoro_non_e_diritto_poi_si_corregge_ma_e_polemica

* Membro dell”Ufficio Centrale di Alternativa – Alternativa Marche

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