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A tutti è capitato di perdere gli occhiali da sole, le chiavi di casa, persino il telefono. Ma di perdere una generazione non era fin qui successo a nessuno, e nemmeno di ammetterlo come ha fatto Mario Monti parlando espressamente di “generazione perduta”. I trenta-quarantenni (e quindi ben più di una generazione, almeno due) sarebbero perduti forever.
Più o meno una decina di milioni di persone, il cui essere “perdute” significa lavorare una vita senza garanzie, saltare da un contrattino all”altro, e raggiungere alla fine una pensione da fame che farà sembrare l”attuale “minima” uno strabiliante privilegio. Perdutii! Qualche milioncino di italiani, forse gli stessi a cui si continua a ripetere che vivono “al di sopra delle loro possibilità “, che è come curare il colera somministrando cozze avariate. Ma chi è stato così distratto?
Chi si è lasciato alle spalle dieci milioni di senza speranza come nelle barzellette degli anni Sessanta si dimenticava la suocera all”Autogrill? Forse proprio i professori addetti alla formazione di quella generazione e che oggi così abilmente governano? Quelli che dicevano ci vuole la laurea, no, il master, no, lo stage, e che oggi dicono: ragazzo mio, era meglio se facevi il fabbro? Quelli che da vent”anni in qua pontificano che bisogna essere più flessibili, partendo dal signor Treu e arrivando a madama Fornero?
Ecco, il succo è questo. Però non sfugga il paradosso: a dire a una generazione intera “siete perduti” non è qualche focoso arruffapopolo, qualche rivoluzionario, qualche vivace movimento, ma uno degli smemorati che ha contribuito a perderla, forse in questo momento il più autorevole.
Un po” come se lo zar si affacciasse al balcone e dicesse: “Ehi gente, che aspettate a prendere ”sto palazzo?”. E magari arrivasse persino a citare il caro vecchio “modello tedesco”: “Avete da perdere soltanto le vostre catene”. Può farlo? Si può farlo senza rischi, con la consapevolezza che un”intera generazione perduta, spaventata e opportunamente deideologizzata risponda cordiale: “Beh, abbiamo delle catene. meglio che niente, no?”.
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Tratto da: http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201208/voi-siete-qui-lo-smemorato-che-ha-perduto-una-generazione/.
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