'Paesi Bassi. L''agonia del "modello polder"/2'

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30 Agosto 2012 - 20.18


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di Nicolai Caiazza

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Alla fine del mese di luglio diversi giornali olandesi, tra cui il Financieele Dagblad, quotidiano dei capitalisti, pubblicarono un servizio su di una riunione che si era tenuta alla fine del mese di giugno il cui titolo all”incirca era questo: i datori di lavoro vogliono riesumare il modello polder.

Quello che fu definito modello polder era un proseguimento della politica di accordo sociale tra le classi iniziato già negli anni del dopoguerra, mediante la istituzione di organi di consultazione e di proposizione permanente dove prendevano parte rappresentanti degli industriali, rappresentanti dei lavoratori e dell”apparato statale e governativo.

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Come data d”inizio del modello polder viene indicato il 1982. In seguito alle conseguenze delle due crisi del petrolio del 1972 e ”79 fu varato  appunto in quell”anno un accordo secondo cui i salari sarebbero diminuiti in cambio di riduzione dell”orario di lavoro. Ma ciò non servì a fermare la crisi , mentre la disoccupazione aumentò fino ad arrivare alla cifra record dell”8,7% nel 1994. Alla fine del 1993 fu varato dunque un nuovo accordo tra le parti che conteneva misure di contenimento dei salari, garanzie per i lavoratori, ma cedendo parte dei vantaggi che fino allora erano stati accumulati.

Per il capitalismo non fu sufficiente, per cui si arrivò a una situazione in cui i datori di lavoro, invece di cercare la via del licenziamento, difficile da amministrare, sul piano amministrativo e giuridico, preferivano incoraggiare, per i lavoratori eccedenti le loro necessità, il ricorso all”assicurazione d”invalidità. Così come in altre situazioni, il ricorso alle assicurazioni sociali era un mezzo utilizzato per contenere possibili tensioni sociali. L”adozione di questo modello di relazioni sociali permise così al capitalismo di aumentare la produttività del lavoro e, grazie all”esportazione dei prodotti, ad accumulare grandi profitti. Cosi come in Germania, però, questi profitti non furono utilizzati per essere reinvestiti nella produzione o per migliorare i salari ma furono utilizzati per operazioni finanziarie all”estero, tra cui l”acquisto di debito pubblico. Una delle conseguenze di questa politica di accordo sociale fu un progressivo indebolimento del sindacato, che a furia di fare accordi che erano in realtà concessioni di parte delle conquiste conseguite fino agli anni Settanta, subì un calo degli iscritti, in parte per l”invecchiamento della popolazione, in parte per disaffezione delle nuove generazioni verso un organo che in fondo trattava con i padroni, prendendo decisioni alle sue spalle. L”indebolimento del sindacato però non comportava un indebolimento dell”opposizione sociale.

Infatti, quando nel 2004, per dare sostegno al suo potere contrattuale, il Sindacato indisse una manifestazione nazionale per opporsi alle misure antipopolari del governo, la risposta della massa fu travolgente. Contro tutte le aspettative arrivarono ad Amsterdam oltre mezzo milione di persone tanto che non solo molti non riuscirono a entrare nella grande piazza Museumplein, ma molti non riuscirono nemmeno a partire dalle loro città avendo tutti i treni speciali esaurita la loro capacità di trasporto. Quella dimostrazione costituì un punto di riferimento per la popolazione che ebbe la possibilità di riconoscersi con la stessa volontà e forza. La gente usciva dalla stazione marcando un passo che mostrava la determinazione di chi stava andando a farsi sentire per imporre la propria decisione. Il vertice del sindacato fu esso stesso spaventato per il troppo successo tanto che cercò di far diminuire la cifra dei dimostranti, dicendo che erano centomila, massimo duecentomila. La leader del Sindacato, Jongerius, fischiata dal pubblico per le sue posizioni ammorbidenti é la stessa che poi, nel 2011, ha firmato l”accordo per l”aumento dell”età pensionabile con il governo, agendo di propria iniziativa senza consultare nemmeno i proprii iscritti. Atto che ha poi dato il via alla crisi del sindacato. Che però non é solo una disputa sul suo funzionamento ma ciò che é in discussione é la funzione e la prospettiva del sindacato.

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Le due componenti principali che si affrontano attualmente hanno peraltro differenti punti di riferimento. Mentre da un lato l”apparato può contare sul controllo di una buona parte dei lavoratori iscritti e garantiti da una discreta forma di contratto collettivo, un altro settore di quadri e militanti si è orientato per un”altra via. Adottando l”esperienza fatta da diversi anni principalmente negli USA, si é mosso per organizzare settori considerati i paria del movimento operaio, come i lavoratori delle pulizie dipendenti da aziende private. La tattica organizzativa è quella definita di Organizing che, in breve, é definita mediante l”organizzazione di un team di militanti sindacali o anche assunti al di fuori dello stesso, che hanno il compito specifico e unico di organizzare una certa branca di lavoratori. Questo team inizia il suo lavoro prima con contatti, poi responsabilizzando alcuni lavoratori all”interno dell”azienda, nel mentre un altro team organizza i contatti con i media, cura la pubblicità, un altro ancora cerca contatti con i padroni, cercando di dividere il campo, e così via. Importante é anche la scelta dell”azienda da attaccare: un”azienda cioè che non può delocalizzare.

Quando le condizioni sono presenti si parte con la lotta in alcuni punti chiave mediante i quali é più facile informare l”opinione pubblica, in modo do promuovere una corrente di simpatia nei confronti della vertenza. Se le cose son ben fatte a questo punto é già maturato un gruppo di militanti tra i lavoratori capace di gestire la lotta e tenere attiva la struttura organizzativa conseguita nel corso della vertenza. Questo tipo di lotta col metodo Organizing ha portato al successo a partire dal 2008 i lavoratori delle pulizie, ma ha anche fornito alla corrente sindacale di classe, una base di forza concreta che ha contribuito ad avere fiducia in una capacità di lotta. Per resistere all”aggressività del capitalismo ma anche per andare oltre. Attualmente la corrente sindacale di classe é attivamente impegnata a sconfiggere il cosídetto accordo Kunduz.

Questo accordo deve il nome a un episodio del 2011 quando il governo del VVD (liberali), CDA (cristiani) con l”appoggio esterno del PVV di Wilders (liberale antislamico) doveva decidere il rinnovo della missione militare in Afghanistan che é stazionata proprio a Kunduz nella regione di Kandahar. Il PVV dichiarò però che non avrebbe votato a favore. Alla ricerca di una nuova maggioranza che approvasse la missione il primo ministro Rutte trovò l”appoggio del CU (cristiani fondamentalisti) D66 (liberali democratici), mentre GroeneLinks (VerdiDiSinistra), un partito che ha origine da una combinazione di resti del Partito Comunista, resti del PSP (sinistra popolare anni 60-70), ma evoluto come avanguardia neoliberale, non trovava una forma per accettare senza dover creare malumori all”interno. L”alibi glielo fornì il primo ministro Rutte inoltrando lui stesso una proposta di legge per l”invio di “istruttori”col compito di aiutare la formazione di una polizia afgana. GroeneLinks non ebbe più dubbi e votò per la missione facendo quindi parte di una nuova maggioranza non ufficiale. L”espressione “accordo Kunduz” suonò quindi come un misto di ipocrisia e cinismo.

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Ad aprile 2012 il governo Rutte aveva deciso, dopo la sua prima manovra di 19 miliardi, di varare un piano pluriennale di trasferimento dei redditi dalla popolazione ai capitalisti, come chiesto dalla Commissione Europea. Ciò era necessario per riportare il deficit di bilancio dal 4,6 al di sotto del 3%. Anche questa volta Wilders decise di non votare a favore di questo piano. Una nuova maggioranza era quindi necessaria: quella che aveva funzionato per l”Afghanistan poteva avere una nuova chance.

Nello spazio di pochi giorni i cinque partiti (VVD, CDA, CU, D66, GL) diedero vita a quello che fu definito dalla stampa maligna come accordo Kunduz. L”accordo prevede di racimolare 25miliardi extra fino al 2017, mentre già nel 2013 dovrebbero essere prelevati 12,5 miliardi. I mezzi per raccogliere tali cifre, si basano prima di tutto su l”aumento della BTW (iva) passando dal 19 al 21%. Inoltre i salari dei dipendenti dello stato sarebbero congelati per due anni; la buonuscita in caso di licenziamento subirebbe una decurtazione e inoltre dovrebbe essere utilizzata per la riqualificazione del lavoratore licenziato; gli studenti che superano di un anno la durata degli studi dovrebbero pagare una multa di oltre 3000?; il compenso per le spese di trasporto casa-lavoro saranno tassate; aumento extra dell”1% degli affiti per redditi oltre i 33mila? annui; aumento del proprio rischio sanitario da 175 a 350?.

Queste misure sono state giudicate importanti, sebbene ancora non sufficienti da parte dei responsabili della Commissione Europea. Ma è sul piano locale che  tutto il piano del governo e dell”accordo Kunduz minaccia di saltare. Con l”avvicinarsi delle elezioni diversi punti sono stati tolti dall”accordo, come l”aumento della tassa sulla salute, la tassazione del contributo al trasporto, etc. Una situazione di quasi panico si é creata quando mentre da un lato cresceva il consenso verso il  Socialistiese Partei, allo stesso tempo  nella riunione del Club degli Undici veniva proposta la riesumazione del modello polder.

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Il Club degli Undici é composto dai capi del personale delle maggiori  industrie, trasporti e distribuzione, come Shell, Unilever, ABNAmro, Ahold, Philips, AkzoNobel, TataSteel, NS, KPN, DSM. Sebbene non abbiano fatta una proposta concreta, la loro idea è comunque di riprendere la collaborazione col Sindacato per una politica di accordi che permetta al Paese di non entrare in una recessione che, data la situazione mondiale , potrebbe essere fatale. Non solo il grande capitale é preoccupato, ma anche la piccola e media industria, che si é espressa contro l”aumento della BTW che darebbe un ulteriore colpo ai consumi. Il capo dell”Istituto per le relazioni di lavoro (AWCN)  si é pronunciato un paio di settimane fa per l”aumento generale dei salari di un 2%  proprio per rilanciare i consumi.
Il fatto che le posizioni del Club degli Undici siano state pubblicate dalla stampa solo un mese dopo, potrebbe essere interpretato come un segno della lotta che si sta svolgendo all”interno del capitalismo europeo.

Da un lato la grande finanza internazionale che controlla l”apparato della UE preme per imporre un programma di appropriazione della ricchezza della popolazione, dall”altro i settori che non possono convertirsi in finanzisti, vedono la recessione come una situazione in cui loro stessi rischierebbero il mantenimento delle proprie posizioni. Ancora una volta dovrà essere il proletariato a salvare la borghesia, come ai vecchi tempi, mediante un”alleanza di fatto dove il capitalismo sarebbe disposto a fare concessioni in cambio di stabilità sociale contro il potere della grande finanza. L”unica forza politica che potrebbe garantire questa stabilità sociale é il Socialistiese Partei che, secondo le previsioni, diventerà il primo partito. Nel suo programma c”é una difesa del potere d”acquisto, delle garanzie di assistenza sociale, di ripresa di quanto é stato perduto negli anni dei governi di destra. La questione sarà di vedere se il capitalismo é in grado di garantire una ripresa dello stato sociale o questo dovrà essere riconquistato con la lotta dei lavoratori proprio contro il capitalismo. O forse questo scontro tra le classi, che sarà comunque inevitabile, creerà nuove condizioni per lo sviluppo di nuovi rapporti sociali.

(24 agosto 2012)

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