Spararsi finché si è giovani

'Un tempo c''era chi si adoperava per un mondo migliore, non per ''abituare la gente'' a uno peggiore. Poi venne il PD e il suo responsabile economico Taddei...
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Spararsi finché si è giovani
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30 Luglio 2015 - 07.21


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di
Turi Comito
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Recentemente intervistato
da l”Espresso
il giovine Filippo Taddei
– responsabile economico del piddì nonché professore alla prestigiosissima John
Hopkins University – ha detto che gli italiani, specie i giovini come lui,
debbono “cambiare mentalità” visto che il “mercato” del
lavoro è cambiato radicalmente negli ultimi decenni. In particolare i giovini
italiani debbono rendersi conto che:

a)
l”istruzione sarà molto più lunga e costosa

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b)
il contratto a tempo indeterminato si ridurrà sempre di più come occasione di
lavoro;

c)
i tempi di lavoro saranno più lunghi (immagino intenda la durata del monte ore
settimanale)

d)
i pensionamenti saranno sempre più posticipati

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Da queste considerazioni discendono una
serie di conseguenze pratiche e di considerazioni di principio. Le seguenti:

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a) è chiaro che divenendo l”istruzione più
lunga e, soprattutto, “costosa” servono due cose fondamentali per i
giovini: tanta pazienza e tanti soldi. La prima non è una grande novità invero,
Anzi, si tratta di una sciocca banalità. Chiunque abbia fatto le scuole
elementari ha una idea abbastanza precisa del fatto che anche solo per imparare
la tavola pitagorica occorre una dose monumentale di pazienza e spirito di
sacrificio. Figuriamoci per tutto il resto.

La seconda cosa invece è significativa. In
effetti i giovini italiani erano abituati a pensare che avessero la possibilità
e il diritto di “raggiungere i gradi
più alti degli studi”
(art. 34 Costituzione) anche senza avere una
montagna di danari perché lo Stato si faceva carico della maggior parte delle
spese che necessitavano per studiare (“La
Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle
famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”
,
sempre art. 34 Cost.). Ora il nostro giovine professor Taddei ci dice
chiaramente che lo Stato non provvederà più a caricarsi delle spese necessarie
per questo obiettivo ma che sarà il giovine a doverlo fare (altrimenti studiare
non sarebbe “costoso”). Come lo dovrà fare è una scelta sua:
indebitarsi con banche e affini (come avviene negli Stati uniti e non solo),
rapinare gioiellerie, spacciare organi umani per trapianti, rubare la pensione
alla nonna, ecc. Le possibilità sono molteplici e limitate solo dalla fantasia
umana.

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b) Il giovine italiano che è stato abituato
ad avere un genitore che ha fatto per tutta la vita l”operaio o l”impiegato
(magari sempre presso la stessa ditta) è stato abituato male. Quest”epoca è
finita. Oggi si cambia lavoro (e ditta) sempre più frequentemente e sempre più
rapidamente. Urge quindi essere nelle condizioni psicofisiche di adattarsi al
cambiamento in maniera totale. Ad esempio: occorre essere pronti ad insegnare
alla John Hopkins University ma, se licenziati, essere pronti a scaricare
container di cianfrusaglie cinesi al porto. Essere disponibili a lavare cessi
all”autogrill ma anche a essere PM (Project Manager) in una multinazionale di
cosmetici. Sapere usare con competenza un saldatore a stagno per riparazioni di
piccoli elettrodomestici ma anche avere buone capacità di analisi e
investigazione per diventare all”occorrenza PM (Pubblico ministero). Eccetera;

c) Le famose 40 ore settimanali di lavoro,
eredità di un passato ormai obsoleto, possono essere anche 80 o 120 se
necessario al fine di garantire la produzione della fabbrica o l”efficienza
dell”ufficio. Perché se la produzione della fabbrica non è a pieno regime, come
dettato dalle necessità di produttività e dall”analisi costi (del
lavorante)/benefici (del fabbricante), il fabbricante ci perde un sacco di
soldi, chiude la fabbrica e il lavorante perde il lavoro. Che, comunque,
perderà lo stesso. Ma tanto poi ne trova subito un altro se ha studiato tanto e
costosamente.

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d) siccome le statistiche di dicono che
ormai campiamo mediamente ottant”anni, in ottima salute e fino al giorno prima
di essere chiusi in un loculo abbiamo imparato – grazie a corsi di formazione e
di aggiornamento continui e costosi Рun sacco di cose e di mestieri, ̬ del
tutto lampante che non possiamo ritirarci in pensione a 60 anni o a 70 o a 79
perché sarebbe uno spreco di competenze da un lato e un costo sociale (la
pensione) difficilmente gestibile dall”altro. I giovini italiani quindi debbono
capire che l”età pensionabile non esiste più ma che esiste, piuttosto, un”età lavorativa
continua e permanente fino a che si ha fiato in corpo.

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Alla luce di queste considerazioni io credo
che il consiglio per i giovini d”oggi possa essere uno solo: sparatevi adesso
che siete giovini e senza lavoro ché se vi sparate quando avrete cinquant”anni
e un lavoro rischiate di mettere in difficoltà la produttività dell”azienda per
cui lavorate.

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