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Talk show: maledizione dei tempi moderni

Strano trovarsi in un talk show russo uguale a quelli italiani, per superficialità, scorrettezza informativa, tendenziosità. Xenofobia in onda. [Giulietto Chiesa]

Talk show: maledizione dei tempi moderni
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20 Settembre 2015 - 21.55


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

Abbastanza strano trovarsi in una trasmissione televisiva in Russia
(Primo Canale) e partecipare (involontariamente) a un talk show
praticamente identico (per superficialità, scorrettezza informativa, tendenziosità
preliminare ecc) a quelli che il pubblico italiano è costretto a subire da
anni, senza alternativa, da tutti i canali.

Strano in primo luogo perché, a
differenza di quanto accade in Italia, è avvenuto in un paese che più multinazionale non
si può, e dove vivono, prosperano (relativamente) e si moltiplicano oltre 20 milioni di
cittadini di nazionalità russa, e di fede musulmana.

Inondato (io come il vasto pubblico
che sicuramente stava guardando la trasmissione) da una raffica di interventi
di ospiti letteralmente scatenati in invettive di tipo palesemente xenofobico. Le tesi
essenziali della trasmissione (tesi apertamente sostenute dal conduttore) si
potrebbero banalmente riassumere così: l’Europa, per colpa sua, sta soccombendo
a un’ondata di immigranti che in breve tempo la costringerà ad arrendersi,
abbandonando i suoi valori
di civiltà
e cedendo il passo all’Islam.

Seconda tesi, non meno xenofobica
della precedente: questi immigranti arrivano per prendere il potere, imponendo
le loro abitudini, la loro religione, la loro intolleranza, sui “locali”. Non
hanno, brutti e cattivi, nessuna intenzione di “assimilarsi” all’Europa. Piuttosto
costringeranno l’Europa ad assimilarsi a loro.

Quando tocca il mio turno cerco di
replicare che non sono i migranti a minacciare l’identità europea, per la banale
ragione che l’Europa
l’ha già perduta per conto proprio,
trasformandosi in colonia
degli Stati Uniti, e da tempo. E quando porto ad esempio la Grecia, verso la
quale l’Europa non è stata in grado di manifestare alcuna solidarietà,
(sebbene non si trattasse di emigranti, ma di un pezzo di se stessa, e dunque
spiegando al pubblico in sala che il problema dell’Europa è appunto l’abbandono
del principio di solidarietà che ne costituiva la base) mi trovo al centro di
una raffica di sarcastiche accuse: lei è l’esempio peggiore della “tolleranza” europea.

Allora cerco (in mezzo a
interruzioni vociferanti, tipiche dei talk show nostrani) di spiegare che
l’idea di “assimilazione” è una nostra idea europea, giusta o sbagliata che
sia, ma non è affatto la loro. Anzi è un’idea che nessuno di loro ha mai
neppure preso in considerazione, perché
non la conoscono
. Il che non significa che loro vogliono
sottometterci (e come potrebbero, nelle condizioni in cui si trovano?).
Semplicemente — cerco di spiegare, ciò che sta accadendo — arrivano per motivi
completamente diversi. A differenza dei loro padri, che non sapevano nulla del
mondo esterno, del mondo dei “ricchi” in cui noi viviamo, questi giovani (ed è
vero che la maggior parte di loro sono giovani) hanno tutti il cellulare e usano internet
(entrambi aggeggi di produzione occidentale) che permettono loro di vedere come
si vive a New York,
Londra, Berlino, Roma e Parigi. Sono ormai centinaia di milioni, le nuove
generazioni, che “vedono”
ciò che noi gli proponiamo, ma senza possibilità di capire i perché di quello
che vedono. Non sono professori di economia, né filosofi, né ingegneri. Ciò che
li spinge è il desiderio di “vivere
come noi”
. Nient’altro.

Salvo aggiungere i dettagli
cruciali: che è stato l’Occidente a decidere il libero flusso di capitali sul globo
terracqueo, che ora sta mostrando le conseguenze di medio periodo: i capitali
si muovono fulmineamente, ma modificano le condizioni di vita di miliardi di
persone. Che anch’esse sono costrette a “delocalizzarsi”. Solo che, essendo di
carne ed ossa, si muovono più lentamente. Ma si muovono anche loro. Ecco,
arrivano. E fermarli non possiamo. Ecco perché siamo in presenza di un
collasso, che noi stessi abbiamo provocato.

Ma provate a immaginare (e potete
farlo senza difficoltà guardando uno dei nostri talk-show) come si può
argomentare di cose così semplici in mezzo alla canea di urla e invettive? Ho
cercato di ricordare anche che — peggiorando la dose — siamo stati noi europei,
noi occidentali, con l’aiuto degli Stati Uniti, della Turchia, dei paesi
islamici reazionari nostri amici, a bombardare
e distruggere la Libia
, e adesso a distruggere la Siria,
con l’aiuto dell’Isis, che esiste solo perché noi lo sosteniamo.

Dunque basterebbe riflettere sulle
cause profonde (rivoluzione
tecnologica, finanziarizzazione, guerra)
per rimettere le cose,
se non a posto, almeno in modo tale da poter capire cosa sta succedendo. In
Italia non si può fare. Ho preso l’aereo sperando di trovare a Mosca una
discussione televisiva decente. Mi sbagliavo. Mi sono trovato di fronte a
singolari “difensori
televisivi dei valori europei”
che sono molto simili ai
reazionari europei più reazionari.

Ho chiesto, dopo la trasmissione, al
conduttore: “ma chi te lo fa fare?”. Mi ha risposto che “questo è quello che
vuole il pubblico”.

Allora ho capito.

Il veleno universale è la
televisione
.
Che rende stupidi in primo luogo quelli che la fanno, non importa dove si
trovino. E, come effetto finale, rende stupidi tutti.

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