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In memoria di Giulietto Chiesa

Giulietto era aperto alle idee, anche alle più inaspettate, oltre ogni steccato e barriera costruita dal passato, senza per questo che egli abbandonasse mai la coerenza del suo particolare percorso

In memoria di Giulietto Chiesa
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27 Aprile 2020 - 15.37


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di Gaetano Colonna.

Ho incontrato per la prima volta Giulietto Chiesa in occasione di un seminario organizzato in una università italiana una decina di anni fa. Non eravamo stati presentati prima dei rispettivi interventi.

Ha parlato prima di me, il tema era la globalizzazione: mi colpì il fatto che, parlando ad un pubblico di studenti universitari, li invitasse come prima cosa a impegnarsi a fondo nello studio, per arrivare a quell’elevato livello di conoscenza di un mondo così complesso come il nostro, senza di che qualsiasi proposta o progetto ha basi fragili. Di quello che dissi io, a lui piacque il fatto che avessi valorizzato il ruolo della Russia non più comunista per il futuro equilibrio del mondo.

Da qui nacque un dialogo, che ci permise anche di incontrarci alcune altre volte, sempre in appuntamenti ritagliati fra i rispettivi impegni, i suoi ovviamente molto più fitti e impegnativi, dato il suo rilevante profilo pubblico. I punti di contatto erano in definitiva quelli del primo nostro incontro: come sviluppare la conoscenza del mondo contemporaneo fra la gente comune, e soprattutto fra i giovani, appunto. Vennero fuori vari progetti di attività di formazione e su questo si aprì una stimolante collaborazione, che non ha dato i frutti sperati, con delusione di entrambi: toccavamo con mano il modo “distratto”, anche nel fare politica, tipico di oggi – con quali risultati tutti lo vediamo.

La Russia restava l’altro grande tema comune: la sua approfondita conoscenza di quel Paese è stata per me una fonte importante di confronto. Anche perché mi ha colpito, per valutare la qualità dell’uomo Giulietto Chiesa, il fatto che lui fosse rimasto umanamente fedele alla sua amicizia con Gorbaciov, anche se questa non rendeva facili i suoi rapporti politici in Russia, dove purtroppo Gorby non ha lasciato una buona impronta di sé: ma mi piaceva il fatto che Giulietto desse la precedenza alla sua lunga amicizia con l’ex-leader piuttosto che alle opportunità politiche che non gli sarebbero mancate altrimenti – un tratto di nobiltà umana rarissima in un uomo del nostro tempo.

Parlando di Russia e di globalizzazione, accarezzavamo progetti interessanti, come quello di una scuola di formazione per gli agricoltori russi, per sviluppare l’agricoltura biologica in quel Paese: una maniera con cui avremmo potuto avvicinarci all’anima profonda di quel popolo, che resta nel radicamento alla terra madre. Erano magari sogni, ma avevano un senso per l’avvenire.

Con Giulietto potevamo parlare di tutto, senza barriere ideologiche e senza pregiudizi politici; si sentiva che la sua storia politica, diversamente dalla maggioranza di chi ha avuto una formazione di partito, non lo aveva sclerotizzato in automatismi di pensiero e di giudizio, ma aveva arricchito la sua vivace curiosità e la sua fantasia intellettuale. Questo lo rendeva aperto alle idee, anche alle più inaspettate, oltre ogni steccato e barriera costruita dal passato: senza per questo che egli abbandonasse mai la coerenza del suo particolare percorso, che ne fa uno dei pochi uomini della sinistra italiana lineari nelle loro scelte, che sono sempre state da lui motivate con chiarezza, anche a costo di perdere per strada seguaci e simpatizzanti. Se la sinistra italiana avesse potuto condividere il suo stile, forse oggi non starebbe nella palude in cui ristagna irrimediabilmente.

A Giulietto si doveva e si deve voler bene perché era un uomo libero, e spiccava per questo anche in mezzo a molti suoi iper-ideologizzati seguaci. Per questo suo senso ampio della prospettiva, aveva un enorme bisogno di comunicare: e per questo ha voluto la sua tv, forse in questo illudendosi dell’impatto dei media sull’essere umano odierno, che comincia ad esserne soffocato. Per lui non era uno strumento di indottrinamento del popolo, faceva semplicemente parte del suo modo di sentirsi libero.

Sono assolutamente convinto che tutti noi che lo abbiamo conosciuto possiamo ancora continuare a contare sul suo aiuto, che non ci farà certo mancare, da qualunque luogo in alto dove egli ora si trova, completamente libero.

Fonte: https://clarissa.it/wp/2020/04/27/in-memoria-di-giulietto-chiesa/

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