Chi dominerà il mondo nel prossimo decennio?

Un pensatoio USA gioca a Risiko su di noi. Un gioco di profezie per infiammare tutti i contorni russi e seppellire gli europei con i revanscismi. [Giulietto Chiesa]

Chi dominerà il mondo nel prossimo decennio?
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8 Marzo 2015 - 22.58


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di
Giulietto Chiesa
.

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Chi
dominerà il prossimo decennio? Il Rapporto di Stratfor Global
Intelligence
, intitolato
“Decade
Forecast:
2015-2025”

(“previsioni per il decennio 2015-2025”, ndt) è
decisamente interessante. Ma più che per le sue previsioni –
alcune delle quali ragionevoli, altre assai meno – lo è nella
misura in cui riflette il modo di pensare il mondo dei
gruppi dirigenti americani. Sicuramente di una parte rilevante di
essi.

Leggendolo
con attenzione viene subito da pensare che nessuno dei suoi estensori
conosca, nemmeno per sentito dire, il fondamentale saggio di Arnold
Toynbee, “Il
Mondo e l’Occidente”
. Infatti non sembra esservi dubbio, per
loro, che gli Stati Uniti resteranno la forza dominante, anche se
“non più onnipotente”, del pianeta. E non solo nel decennio che
si è aperto – il che è probabile, ma non certo – ma perfino molto
più in là. Questo non è scritto, perché i ricercatori ci tengono
alla delimitazione temporale da loro scelta, ma è implicito nel
procedere logico e metodologico che permea lo stile dell’analisi.
Ci tornerò sopra tra poco ma, per intanto, mi piace rilevare un
altro dato: Stratfor, a distanza di otto anni, continua a
ritenere che, nel 2008, la Russia «invase la Georgia».

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Davvero
singolare, per studiosi che presumono di fare prognosi per il futuro,
scoprire che non conoscono il passato recente. Non è infatti
esistita nessuna “invasione russa” della Georgia. È esistito
invece un proditorio attacco, che produsse ben 900 morti a
Tzkhinvali, tra cui una settantina di soldati russi di stanza in
quella città, operato dall’allora presidente georgiano
Saakashvili. La Russia rispose, con tre giorni di ritardo,
respingendo l’offensiva contro l’Ossetia del Sud e inseguendo
l’esercito georgiano fin in quel di Gori, per poi tornare indietro.
Avrebbero potuto procedere e conquistare Tbilisi, ma non lo fecero.
Infatti Tbilisi è ancora capitale della Georgia indipendente. Dunque
viene da chiedersi: ma come possono essere veraci le “previsioni”
di questi studiosi se essi rivelano involontariamente di avere
introiettato la stessa propaganda antirussa che ha orientato
la donna e l’uomo della strada dell’Occidente?

Ma
questi sono peccati veniali di Stratfor. C’è anche del
buono nelle loro previsioni. Per esempio il rilevare che la Russia,
nel decennio a venire, cercherà di superare la “forte prevalenza”
del suo carattere di esportatore di materie prime, per diventare un
produttore di una panoplia di merci a più alto contenuto
tecnologico
. È quello che sta accadendo alla Russia di oggi,
sottoposta alla pressione del basso costo del petrolio, e costretta a
rendersi non solo esportatrice di beni intermedi, ma soprattutto
produttrice di questi beni sul mercato interno, piuttosto che
importatrice di quegli stessi beni.

Altra
previsione presumibilmente corretta è quella riguardante il
confronto aspro tra Occidente e Russia attorno alla crisi
ucraina
. Esso – afferma il documento – rimarrà un cardine
del sistema internazionale nel corso dei prossimi anni. Gli accordi
di Minsk lasciano intravvedere proprio questo scenario, che
richiederà un lungo periodo di “adattamento” prima di sfociare
in una qualche soluzione istituzionale.

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Ma
anche qui i ricercatori americani sembrano non individuare il
nocciolo delle questioni. L’Europa appare sempre più perplessa,
oltre che divisa, sulla opportunità di contrapporsi alla Russia,
come vorrebbe invece, senza mezzi termini, la leadership americana.

La
tenuta di questo “cardine” dipende dunque, in molti sensi, da ciò
che accadrà sia in Russia che in Europa. Sull’Europa tornerò tra
poco. Ma è sulla Russia che il giudizio appare davvero affrettato
e non corrispondente ai dati di fatto. Stratfor ritiene che la
Federazione Russa non sarà in grado di esistere per un intero
decennio “nella sua forma corrente”. E che accadrà, sempre
secondo Stratfor? «Noi
ci attendiamo che l’autorità di Mosca sarà sostanzialmente
indebolita e condurrà a una formale e informale frammentazione della
Russia». Al punto da
trasformare «in un reale
allarme» il problema della
custodia del suo arsenale militare.

Chi
potrà risolvere il problema? Ma è ovvio, gli Stati Uniti. Saranno
loro a dover «fronteggiare
una prova di prima grandezza».
Ecco creato il primo pretesto per un futuro intervento dall’esterno.
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Il
quadro che viene disegnato è davvero catastrofico
. La Russia di
Putin vicina a un vero e proprio collasso, che dovrebbe per
giunta avvenire nel corso di pochi anni, ripetendo il crollo
dell’Unione Sovietica
in forme ancora più distruttive.

Vale
la pena di seguire in dettaglio tutta la previsione.

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A
Occidente Polonia, Ungheria e Romania che vorranno «riprendersi
le parti di territorio perdute a vantaggio della Russia».
Saranno loro – insiste Stratfor – che «cercheranno
di trascinare dalla loro parte la Bielorussia e l’Ucraina».

Quali
sarebbero queste rivendicazioni territoriali verso la Russia non
viene detto. Ma lo si può agevolmente indovinare. Per esempio la
Polonia si riprenderebbe la Galizia. Ma, in tal caso, Varsavia si
troverebbe a dover fronteggiare una Ucraina furibonda. Sono sicuri i
soloni di Stratfor che questo processo avverrebbe in
condizioni di pace e di consenso? Ma questo è un dettaglio
secondario.

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Quello
principale è che qui si delinea una vera e propria aggressione
contro la Russia da parte dell’Europa (o di una parte di essa),
sulla base di rivendicazioni territoriali revansciste
: proprio
quelle che l’Unione Europea ha considerato inammissibili nei suoi
documenti fondativi.

Ipotesi
che implica, dunque la fine dell’Europa e l’inizio di una nuova
serie di guerre “territoriali”
.

È
la profezia di un’Europa in fiamme.

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Una
volta saltate le frontiere ucraine occidentali, non potrebbe che
saltare anche la frontiera che divide attualmente la Lituania e la
Polonia. Non si dimentichi che, prima della seconda guerra mondiale,
Vilnius fu città polacca. Cosa impedirebbe a Varsavia di pretendere
la liquidazione della Lituania indipendente, insieme alla
riannessione della sua capitale attuale? Niente e nessuno, salvo la
Lituania, la quale oggi grida ai quattro venti di temere la “minaccia
russa”, mentre dovrebbe stare molto attenta a fronteggiare una
minaccia polacca.

Siamo
già al limite della comicità. Ma gli studiosi di Stratfor non
sono tenuti a conoscere la storia europea. Quel che importa loro è
individuare i “punti deboli” sui quali sarà possibile agire per
infiammare tutti i contorni della Russia
, anche quelli che sono
già stati conquistati dalla NATO.

E
la previsione (o il progetto?) non finisce qui.

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«Al
sud la capacità dei Russi di mantenere il controllo del Caucaso del
Nord evaporerà e anche l’Asia Centrale risulterà destabilizzata».

«A
nord-est la Karelia cercherà di congiungersi con la
Finlandia» (questa è una
novità assoluta, ma Stratfor deve avere informazioni che a
noi mancano, sempre che non le abbia estratte da una scatola di
Risiko).

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«Nell’Estremo
oriente le regioni marittime che sono molto vicine e più legate alla
Cina, al Giappone e agli Stati Uniti che non a Mosca diverranno più
indipendenti».

Grazie
a Dio «non ci sarà una
rivolta contro Mosca, ma la decrescente capacità di Mosca di
sostenere e controllare la Federazione Russa finirà per aprire un
vuoto».

«La
questione, nella prima metà del decennio (cioè dal 2015 al 2020,
ndr), si concentrerà dunque sul tema di quanto sarà ampia
l’alleanza
che si formerà tra il Baltico e il Mar Nero
».
Parole che sembrano tratte direttamente dallo splendido romanzo di
Israel Singer, “A
oriente del giardino dell’Eden
”: «Una
Polonia dal Baltico al Mar Nero!. Nelle città principali ogni giorno
c’erano manifestazioni contro la Germania e la Russia».
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È
la descrizione di una nuova, generalizzata, guerra europea, di
tutti contro tutti, che potrà avvenire, con l’aiuto attivo degli
Stati Uniti, sulle rovine della Russia
. Bisognerebbe che questo
testo, così illuminante, venisse fatto leggere in tutte le scuole
russe, di ogni ordine e grado. Così i russi capirebbero chi e cosa
si sta preparando ai loro danni. Avanti a tutta velocità… Verso il
passato.


Non hanno letto
Toynbee, ma nemmeno Fernand Braudel, che insegnava a
distinguere i “tempi della storia”, e metteva in guardia
dall’affidarsi al “terzo tipo” di tempo della storia, quello
caratterizzato dal movimento rapido e incessante, ma di superficie.
Scriveva: «diffidiamo di
questa storia ancora bruciante, quale i contemporanei l’hanno
descritta e vissuta, al ritmo della loro vita, breve come la nostra,
essa ha le dimensioni delle loro collere, dei loro sogni e delle loro
illusioni».

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Una
versione ridotta di questo articolo è stata pubblicata da Sputnik:

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