Giulietto, una grande anima nell'avventura nella Libera Informazione

Un materialista storico? Giulietto era comunque un Mahatma, una grande anima prestata al mondo per illuminare la via infinita che conduce alla conoscenza, alla giustizia, alla fratellanza cosmica.

Giulietto, una grande anima nell'avventura nella Libera Informazione
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26 Aprile 2020 - 22.40


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di Glauco Benigni.

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Giulietto era un materialista storico, non credeva nell’al di là, nella resurrezione, nella reincarnazione, nel ritorno dell’anima alle origini e così via . Eppure … una notte d’estate del 2011, sulla terrazza della sua casa in Grecia, sotto un mantello di stelle e dopo alcuni calici di vino, mentre discutevamo del visibile e dell’invisibile, della scienza e della fede, tacque per qualche attimo, poi mi guardò alla luce delle candele e mi disse con una venatura di accento piemontese “Però … chissà ?”
Perchè lo disse ? Perchè era comunque un Mahatma, una grande anima prestata al mondo per illuminare la via infinita che conduce alla conoscenza, alla giustizia, alla fratellanza cosmica.
Io che invece credo nell’al di là, gli auguro oggi la Pace Eterna nei territori di Manitou o a scelta nel Grande Respiro di Brahma.
Con lui, negli ultimi dieci anni ho condiviso molte gesta avventurose nel campo della Libera Informazione, che era l’unica vera bandiera all’ombra della quale si batteva indomito contro tutto e tutti.
Nel bar sotto casa sua o nel suo studio di Roma, abbiamo trascorso ore ed ore a discutere tanti progetti : da Megachip ad Alternativa, dalla Web Activist Community alla LIsta del Popolo a Pandora Tv fino ai flash mob. Era il classico vulcano di idee, sempre pronto a mettere a disposizione tutto quello che aveva: ogni sua relazione e conoscenza. Passava la vita a documentarsi, a studiare, ad aggiornarsi su qualsiasi argomento.
A Mosca, dove ho trascorso qualche giorno con lui, ho avuto modo di misurare l’immenso rispetto con il quale veniva trattato, sia negli ambienti governativi che in quelli dell’opposizione.
“Ti trattano come il Chomsky italiano” gli dissi mentre saltava su un taxi per correre da Gorbachiov che l’aveva convocato d’urgenza e lui che, diciamolo pure, amava il riconoscimento e non si sottraeva all’adulazione, mi sorrise dolcemente sotto i baffi, come un micione soddisfatto.
Lo ricordo così : imperterrito nei suoi silenzi, implacabile con chi lo “disturbava”, calmo e misurato, ma appassionato nei suoi interventi in ogni sede.

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