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Cessate il fuoco immediato, un programma di integrazione dei militanti del Movimento giustizia e uguaglianza (Jem) nell”esercito sudanese e l”impegno delle parti a sottoscrivere un trattato di pace definitivo entro il 15 Marzo: sono questi gli aspetti essenziali dell”intesa siglata nella serata del 23 febbraio 2010 a Doha, in Qatar.
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L”accordo è stato raggiunto un anno dopo la firma, sempre nell”emirato, di un documento che prevedeva una serie di aperture e concessioni reciproche da parte di Khartoum e del Jem con l”obiettivo di condurre a negoziati di pace. Prima e dopo la cerimonia, fonti di stampa internazionali hanno sostenuto che l”accordo si fonda su un compromesso politico e di governo.
Nel testo, in particolare, si affermerebbe che Khartoum e il gruppo ribelle hanno “trovato un”intesa sulla partecipazione del Movimento giustizia e uguaglianza a tutti i livelli di amministrazione secondo modalità che saranno concordate dalle parti”.
Su questo e altri aspetti, in realtà , molto resta da capire.
La mattina prima della firma un dirigente del Jem aveva definito la scadenza del 15 Marzo non realistica. Parole in contrasto con quelle pronunciate il 22 febbraio dal presidente sudanese, Omar Hassan al-Bashir, secondo il quale “in Darfur ci sarà la pace prima delle elezioni” nazionali previste ad Aprile. L”intesa non è stata sottoscritta da alcuni gruppi ribelli minori, ad esempio dall”Esercito di liberazione del Sudan (Sla) guidato da Abdel Wahed Mohamed el-Nur.
Incognite e difficoltà , a ogni modo, rafforzano la speranza della fine di un conflitto cominciato ben sette anni fa. Una delle prime reazioni all”accordo di oggi è quella della Comunità di Sant”Egidio, che ha partecipato ai negoziati ed esprime ora “soddisfazione”.[VG]
Fonte: http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=266923.
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