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Spetta alle forze popolari di quei paesi, ora finalmente libere di agire, indirizzare la vita politica verso il soddisfacimento delle richieste della gran massa della popolazione, sconfiggendo i tentativi di chi vorrebbe indirizzare i mutamenti in corso verso la salvaguardia di privilegi, di interessi privati subalterni a potenze straniere.
Mentre in Tunisia ed Egitto la contrapposizione fra la gran massa della popolazione e l”apparato di potere appare netta, diversa è la situazione in Libia, dove sia il popolo che l”apparato di potere appaiono divisi lungo linee geografiche e tribali.
Il rischio è che i paesi occidentali strumentalizzino questo contesto, già di per se foriero di lutti e sofferenze, per giustificare l”ennesimo intervento militare.
Si tratta di vere e proprie guerre sanguinose, che il nostro Paese combatte in violazione della Costituzione e della volontà popolare, e che hanno portato ulteriori sofferenze a popolazioni già provate.
Non facciamoci coinvolgere in un altro intervento militare.‘