I motivi della rivolta araba

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4 Marzo 2011 - 00.28


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di Hamze Jammoul – Megachip.

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Dopo la caduta del regime di Ben Ali e di Hosni Mubarak era ovvio che lo spirito rivoluzionario avrebbe contagiato altri Paesi arabi caratterizzati da sistemi di governo corrotti.

La vittoria in Tunisia e in Egitto ha toccato il cuore del popolo Arabo e ha ridato l”anima ed il coraggio ai cittadini Arabi, sottomessi da anni a condizioni disumane. Quello che sta accadendo in Bahrein, Yemen ed in Libia è una dimostrazione del fatto che il popolo arabo è ancora vivo e può ancora liberarsi dai propri governatori-dittatori senza l”aiuto del carrarmato Europeo e Americano.

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É chiaro ormai che le rivendicazioni di libertà e di democrazia che si stanno sollevando nel mondo arabo porteranno ad importanti cambiamenti nell”assetto geopolitico della regione. Tali cambiamenti sono di fondamentale importanza per quanto riguarda in particolare il futuro della politica estera degli Stati Uniti e di diversi paesi Europei.

La domanda che si pone è : cosa accomuna tutte queste sollevazioni popolari?

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I motivi che hanno portato alle sollevazioni popolari del mondo arabo possono essere divisi in due gruppi: le condizioni economiche e sociali ed i rapporti diplomatici (e non solo) esistenti tra tali Paesi e l”Occidente.

La comunità occidentale, ed in particolare la stampa hanno dato rilievo esclusivamente alle motivazioni economico-sociali e alla mancanza di democrazia che caratterizzano tali regimi. In particolare è stato tralasciato quello che secondo il mio parere è il vero motivo che ha portato il mondo arabo ad infiammarsi, ossia il fallimento della politica occidentale nella regione.

La causa palestinese rappresenta per il popolo arabo uno dei principali motivi di rivolta nei confronti dei loro regimi che hanno preso posizione contro la stessa o comunque una posizione non chiara per quanto riguarda il futuro del conflitto arabo-israeliano soprattutto dopo il fallimento delle ultime ” false negoziazioni” promosse dagli Stati Uniti. La caduta di questi regimi, considerati dall”Occidente “regimi moderati”, ha annunciato anche il fallimento della politica occidentale filo-israeliana.

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L”esperienza della Siria e del governo di Bashar al-Assad è una conferma di ciò. Perché il governo di Damasco non è stato contagiato da questa fiammata rivoluzionaria considerando il fatto che Assad ha ” ereditato ” il potere da suo padre e che la situazione economica e sociale è molto simile a quella tunisina ed egiziana ma con un avanzato livello di democrazia e libertà di stampa? La risposta a tale quesito è che la Siria non è un Paese alleato dell”Occidente ma è considerato dagli Usa, a partire dal famoso discorso sullo Stato dell”Unione del maggio 2002, uno dei pilastri del cosiddetto “Asse del Male” . A tutto ciò si aggiunge il fatto che la Siria si è sempre opposta alla firma di un accordo di pace con Tel Aviv fino a quando non verrà trovata una soluzione all”occupazione israeliana dei territori palestinesi, libanesi e siriani .

A partire da tali considerazioni è importante precisare l”ottimo rapporto che esiste tra i Paesi colpiti dall”ondata rivoluzionaria e l”Occidente. La Tunisia è sempre stata considerata il paese Arabo più moderato, una sorta di continuum della democrazia europea. L”Egitto è stato il primo paese arabo ad avere firmato un protocollo di pace con Israele nonché il più importante promotore di pace con lo stato sionista. Mubarak era “più Israeliano degli Israeliani stessi” e per ringraziarlo del suo contributo ai crimini di guerra ed ai crimini contro l”umanità nei confronti dei Palestinesi di Gaza, gli Stati Uniti gli hanno garantito il mandato presidenziale per oltre 32 anni, mentre Tel Aviv lo ha onorato con un francobollo recante il suo ritratto.

La Libia per l”Italia, ricordando il gesto di Berlusconi che bacia le mani di Gheddafi, e per il resto dell”Europa è una garanzia per le continue operazioni contro l”immigrazione illegale, che dall”Africa attraverso la Libia arriva nel Continente Europeo, è uno dei più importanti acquirenti di armi italiane grazie al trattato italo-libico di cooperazione ed amicizia firmato il 30 agosto del 2008 dal Governo Berlusconi, ed infine è uno dei principali partner commerciali italiani per quanto riguarda il commercio del petrolio. Il Bahrein è un paese piccolo con maggioranza musulmana sciita sottomessa ad un regime dittatoriale alleato all”Arabia Saudita che rappresenta il capofila club dei cosiddetti ” friends of America ” nel mondo Arabo. In Bahrein è vietata alla maggioranza della popolazione la partecipazione alla vita politica del paese.

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Per poter comprendere ed analizzare i motivi che possono aver influito sullo scoppio delle rivolte arabe è necessario prendere in considerazione tre importanti eventi accaduti negli ultimi cinque anni nel mondo arabo. È fondamentale tornare indietro all”anno 2006 e precisamente al mese di luglio. Questa data in Libano ha rappresentato la vittoria dei partigiani libanesi di Hizbullah contro l”invasore israeliano, una vittoria che ha confermato la possibilità di vincere contro l”esercito più forte del Vicino Oriente. Questa vittoria ha cambiato strategicamente la zona e ha ridato vita e speranza al popolo arabo stanco dei tradimenti dei regimi arabi alleati agli Usa. Ancora nel 2009 a Gaza l”attacco israeliano denominato “Operazione Piombo Fuso” e tutti i crimini di guerra compiuti contro il popolo di Gaza da parte dell”esercito israeliano.

L”ennesima violazione dei diritti umani, con il recente episodio dell”attacco alla flotta turca Marmara carica di pacifisti e di aiuti umanitari diretti alla popolazione di Gaza, e la conseguente condanna ed accusa di terrorismo di Stato nei confronti di Israele da parte di Ankara, hanno portato la Turchia a rivedere le sue strategie geopolitiche nella regione, attraverso la creazione di un “Nuovo Medio Oriente” che comprenda l”Iran, la Siria, il Libano e Hamas, libero dall”influenza americana e dai suoi fedeli alleati.

 

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Hamze Jammoul è un giurista libanese

 

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