'I cristiani nella Siria in tempesta, tra ribelli armati, Assad e l''Occidente'

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5 Agosto 2011 - 13.31


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di Naman Tarcha – Megachip.

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I cristiani siriani sono schierati con Assad, questa è l”accusa che arriva dall”Occidente: le agenzie di informazione incalzano contestando loro di appoggiare una dittatura, mentre i giornali alzano il tiro sostenendo che appoggiano il regime per interesse. La realtà dei fatti è ben diversa, perchè la Siria è uno dei paesi mediorientali più complessi, sia per la sua struttura sociale multietnica e multiconfessionale, sia per la sua posizione geopolitica. Oggi, anche se i capi delle varie chiese si sono espressi chiaramente contro la violenza, il caos e il disordine, rinnovando il sostegno al governo e fiducia alla persona del Presidente Assad e delle sue riforme nel nome della stabilità e dell”unità nazionale, qualcuno potrebbe pensare che i siriani cristiani abbiano una posizione ambigua. 

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Ma ci sono feroci oppositori nella comunità cristiana, come Micheal Kilo ad esempio, e dunque non c”è una posizione unanime dei siriani cristiani sulla crisi del loro paese. Chadi, giovane oppositore, afferma convinto: «Sono contro il regime, contro lo stato di polizia e dei servizi segreti, condanno la violenza, ma voglio il cambiamento completo del sistema».

 

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Il cammino difficile dei cristiani in Medio Oriente

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I siriani cristiani, in realtà, anche se non sono numericamente influenti, sono molto attivi politicamente e socialmente. Basti ricordare che il partito laico di Al Baath storicamente è stato fondato da un cristiano, Michel Aflak, e la posizione dei cristiani in politica consiste nell”attuare insieme ai loro concittadini musulmani le riforme del paese, sradicando la corruzione, e costruire attraverso il dialogo nazionale uno Stato civile, laico e democratico.

Il frate francescano George ci spiega: «Senza dubbio i cristiani sono rispettati dal governo di Assad, ed è ovvio che ci conviene avere un governo che ci protegga, il che non giustifica gli sbagli del regime e del governo. I cristiani condannano ogni azione malvagia e distruttiva che violi i diritti umani, su questo non ci piove, sia che provenga dai lealisti che dai terroristi. Il paese è in cambiamento, e ha bisogno di mettere insieme tutte le sue forze per costruire insieme un futuro dove c”è spazio per tutti. Non è facile, vero, ma neanche impossibile».

Oggi il numero dei cristiani in Siria non supera il milione, sconvolti come tutti dagli eventi che hanno colto all”improvviso questo paese a lungo stabile e calmo. È chiaro che la percentuale dei siriani cristiani è diminuita in modo significativo in questi ultimi tempi, a causa del cambiamento demografico, sia per l”aumento naturale del numero dei musulmani, a causa sia dell”emigrazione forzata dei cristiani, sia per la crescente paura del futuro dopo i ripetuti massacri dei cristiani nelle guerre interminabili e nei confilitti settari in Medio Oriente.

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Cӏ stata ad esempio un forte ondata di emigrati siriani negli anni ottanta, quando il movimento dei Fratelli Musulmani ha tentato di prendere il potere, costringendo giovani e famiglie a scappare in Libano, in Europa e in America Latina.

«Conoscendo il mio paese e le sue posizioni politiche nella regione, sono convinta che c”è un grande complotto per distabilizzare la Siria, una feroce campagna mediatica», ci spiega Rima, una giovane della chiesa greco ortodossa. «Sinceramente non ho paura, credo che le riforme sono vere ed importanti, ma non sono nella mia priorità. Credo che la posizione dei cristiani siriani nei confronti di Assad non sia dettata da interesse, siamo persone intelligenti e il nostro agire è per fiducia e rispetto».


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Un paese che cambia. Crisi o cospirazione.

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Tanti siriani di fede cristiana affermano che sono di fronte ad una crisi interna e un complotto esterno. Il paese da anni aveva bisogno di cambiamenti e tutto si è aggravato con la crisi economica mondiale e la continua instabilità della zona. Allora c”erano bisogni ed esigenze reali della popolazione, ma poi c”è stato un ritardo ingiustificabile delle riforme nel paese, oltre al dilagare della corruzione, che infierisce da anni, e che la politica interna non è riuscita a sradicare.

L”arcivescovo della chiesa siro ortodossa Gregorios Youhanna Ibrahim non ha dubbi: «Le autorità siriane hanno iniziato un processo di riforme politiche, diamo loro il tempo. Da cristiano siriano, vi dico che non vogliamo fa precipitare la Siria in una guerra religiosa e settaria, perché una simile guerra avrebbe un forte impatto negativo su tutta la regione e sui paesi confinanti. e se venisse colpita la stabilità in Siria, avrebbe effetti devastanti su tutti i paesi del Medio Oriente».

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La crisi interna è guidata dall”opposizione, che fino ad oggi non si è organizzata né dentro né fuori il paese, e le richieste di riforme sono arrivate spontanee: la revoca dello stato di emergenza, il pluralismo politico e il multipartitismo, le elezioni libere ed indipendenti, nonché il rilascio di tutti i detenuti politici. Insieme sono arrivate le richieste dei capi religiosi musulmani: un canale satellitare religioso, il supporto delle scuole islamiche, e il reinserimento delle donne velate nei uffici pubblici (dopo il divieto governativo del Niqa, il “velo integrale”, nei luoghi pubblici).


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Il timore di uno stato islamico in Siria

Majd, un giovane cattolico e capo scout, sostiene che «i cristiani in molte città vivono questi eventi con tanta preoccupazione, ma la maggior parte di loro sostiene il regime di Assad per vari motivi. La più importante naturalmente il loro timore di una deriva islamica fondamentalista, guidata dai Fratelli Musulmani, e ciò che potrebbe significare nella vita quotidiana. Esempio: appena sono iniziati i disorini a Homs i gruppi salafiti hanno invitato le ragazze a dimenticare i loro capelli sciolti, perché vorebbero applicare il velo islamico. Sono preoccupato per il futuro, non per il regime, ma per il paese, perché avrà bisogno di tempo per guarire dalle sue ferite, dalle tensioni settarie e regionali».

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Lo spettro della guerra civile ovviamente esiste. La comunità cristiana non può dimenticare la lunga guerra civile in Libano, l”agonia dei cristiani in Egitto, la situazione precaria dei cristiani in Iraq, anche perché la Siria oramai è considerato l”ultimo paese laico in Medio Oriente, laddove nella maggior parte dei paesi arabi passa sotto vergognoso silenzio la sistematica violazione dei diritti umani e della libertà religiosa, e i cristiani non tutelati subiscono quotidianamente persecuzioni, molestie e offese per la loro fede, costretti a nascondersi e a celebrare le funzioni in segreto dentro chiese rimediate, dove è proibito perfino portare sul collo una croce.

«Sarei anche d”accordo per un cambiamento del regime, ma ho tanto timore, non per me, ma per i cristiani in Siria, per i giovani e i ragazzi e per il loro futuro, non voglio che diventi un altro Iraq», sottolinea Talar, una giovane siriana di origine armena residente all”estero.

La deriva islamica nel paese spaventa ovviamente la minoranza cristiana, soprattutto dopo i diversi annunci dai gruppi fondamentalisti in alcune zone di “uno stato islamico”. Ma i dubbi esistono anche nei confronti delle posizioni e le forti pressioni esterne, con il sospetto coinvolgimento di alcuni dei paesi in Oriente e Occidente. L”ultimo episodio è stata la visita dei due ambasciatori, americano e francese nella città di Hama, dove hanno partecipato a manifestazioni anti-regime: atto considerato una chiara indicazione che paesi come gli Stati Uniti e Francia vorrebbero alimentare queste proteste popolari, appoggiando involontariamente la rivolta armata.

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Un fatto particolare è accaduto a Damasco, quando il Vicario patriarcale della Chiesa greco ortodossa Mons. Luca Khoury ha respinto i due ambasciatori, che pretendevano di partecipare ad una funzione, dopo la loro visita a Hama, suscitando la rabbia dei fedeli presenti. «I due ambasciatori degli Stati Uniti e della Francia volevano provocare e danneggiare l”immagine dei cristiani, per questo motivo li ho cacciati via» ha affermato il vescovo.

 

Un rivolta armata, terrore e distruzione

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Fadi, un prete salesiano ci confida che «La Siria ha vissuto molti cambiamenti positivi, ma tuttavia, non si può negare la corruzione né la cattiva distribuzione dei beni del paese, e senza dubbio alcuni cristiani appoggiano Assad ma altri appartengono all”opposizione e vogliono rovesciare il regime. Quello che sta accadendo ora non sono manifestazioni pacifiche: la maggior parte sono gruppi armati con pistole e mitragliatrici che compiono atti terroristici. Due giorni fa, mentre tornavamo da un villaggio vicino Hama, siamo stati fermati da alcuni giovani armati (15/25 anni), che ci hanno controllato le carte d”identità e ci hanno perquisito, ed essendo cristiani ci hanno lasciati, dopo aver costretto uno dei nostri amici a bestemiare contro il Presidente. Di quale rivoluzione e democrazia parliamo? Sono ancora scosso da questo incidente, soprattutto pensando che se fossimo stati alawiti saremmo stati di certo uccisi. Sì, ci sono un sacco di ribelli armati nelle città in Siria, distruggono, seminano terrore e uccidono i civili. Quale paese che si trova di fronte ad una rivolta armata resta immobile? L”esercito interviene per fermare queste bande armate e per riportare la sicurezza e la stabilità al paese. Non sono con un governo corrotto e dittatoriale, ma quello che succede in Siria, il vandalismo e gli abusi, non sono la soluzione.»

Attuare una vera riforma del sistema paese, politica, economica e sociale, non avviene in un clima di violenza e di sfida, di atti di sabotaggio e distruzione, solo attraverso il dialogo, garantendo la libertà e i diritti dei cittadini.

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«Vi assicuro non c”è nessun siriano che non voglia uno stato civile e democratico, ma non riportando il paese nel Medioevo, con la violenza e con le armi, per costuire uno stato islamico salafita, e sopratutto non gettando il paese nel caos e nella guerra civile. Come possiamo chiedere ad un esercito di uno stato indipendente di restare in silenzio davanti a distruzione, uccisioni e terrorismo?», Ribadendo che «tra le decine di morti dichiarati tutti i giorni sui giornali ci sono tanti soldati uccisi, e volete credere che sono manifestanti pacifici? Allora come mai li chiamiamo combattenti in Iraq e in Afghanistan terroristi?» Ci sorprende con queste domande Amal, studentessa cattolica di scienze sociali.

Restano infatti seri dubbi sulla corretezza dei mass media occidentali che danno ampio spazio a notizie inattendibili, filmati falsi, fonti non verificate, attivisti inesistenti, mentre ne ignora altre come il sabotaggio terroristico del treno che collega Aleppo a Damasco la settimana scorsa. «E” stato un atto terroristico, avevano manomesso il binario, il treno è deragliato provocando la morte del conducente e tanti feriti, ma poteva andare peggio, Dio ci ha salvati». Sono le parole di Bassam, uno del gruppo della gioventù francescana, sopravvissuto nell”attentato al treno.

 

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La via d”uscita è il dialogo nazionale

I Cristiani siriani non sostengono coloro che vogliono rovesciare il regime, perché l”importante è costruire il paese e non cambiare un regime con un altro, o passare da un regime laico a uno religioso, e finire con una dittatura falsa e mascherata.

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Padre Razouk Hannoush, diocesano siro cattolico è tassativo: «Sono schierato con il presidente e con il suo governo, perché loro fanno ciò che possono, ma ci sono persone che sbagliano, sia all”interno del governo che all”esterno. I disordini sono opera di gruppi armati, e non sono manifestazioni pacifiche. Se fossero pacifiche avrebbero utilizzato altri mezzi, senza distabilizzare il paese con la distruzione e la violenza. Siamo schierati con Assad e con il governo siriano perché non ci ha fatto mai un torto. Sono certo che la Siria supererà questa crisi, e si rialzerà contro la volontà di tutti quelli che le vogliono male».

I siriani pretendono il cambiamento ma per mano degli stessi siriani, cristiani e musulmani, senza interfernze esterne, con l”aiuto concreto del dialogo nazionale. Per uscire da questa terribile e difficile situazione, un dialogo nazionale è già iniziato ma bisogna sostenerlo, è in sostanza la loro posizione.

L”arcivescovo di Aleppo dei siro cattolici Antoine Chahda ha categoricamente condannato l”uso della violenza, e qualsiasi interferenza esterna: «I siriani sono destinati alla convivenza e alla coesistenza, bisogna unire le forze per costruire ponti di dialogo e superare questa situazione, senza negare la complessità della crisi».

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Al di là delle posizioni dichiarate l”Occidente persegue i suoi interessi, e non si preoccupa del grave pericolo e della difficile situazione che vivono i cristiani in Medio Oriente.

Non nascondo che questo articolo è stato anche respinto da alcune testate cattoliche, perché ritenuto di parte, ma evidentemetne non si sposava la linea editoriale di questi mezzi d”informazione. Ancora una volta, sembra che il destino dei popoli e la loro dignità non interessino a nessuno, perché l”importante è chiudere gli occhi, far finta di nulla e salvaguardare il proprio tornaconto.

 

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