La grammatica della guerra

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19 Settembre 2012 - 21.23


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Intervista a Neitzel Sönke: «Se noi mandiamo i nostri soldati in guerra non faranno altro che combattere, uccidere e morire»

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di Cado in piedi

Neitzel Sönke è autore, insieme a Welzer Harald, di “Soldaten”, un libro che raccoglie i verbali con le intercettazioni dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. A lui abbiamo chiesto se esiste una grammatica della guerra. Un linguaggio proprio.

Esiste sicuramente una grammatica della guerra, una maniera in cui le persone si comportano quando c”è una guerra, che è influenzata dalla società e dagli usi e dal tempo in cui questa guerra avviene. Per esempio, durante la Seconda Guerra Mondiale, la società tedesca, così come quella italiana, ha influenzato in maniera determinante come si è svolta la guerra.
Per quanto riguarda invece le guerre attuali, quindi in Iraq o in Afghanistan, noi sentiamo parlare di crimini, di violenze di massa dai notiziari, dalle cronache, dai comportamenti dei nostri soldati. Sentiamo parlare di soldati che torturano o che uccidono i civili, ma per loro questo non è un crimine, fa parte della guerra.

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Quello che fanno corrisponde a una sorta di logica della guerra per loro e in questo ha delle analogie con quello che è successo durante la Seconda Guerra Mondiale. A noi civili questo può spaventare, ci può fare orrore ma questo succede perché non siamo capaci di contestualizzare le violenze e le uccisioni all”interno di un contesto di guerra, non guardiamo alla guerra come a un qualcosa di inscritto all”interno di una logica. La morte e la violenza di massa devono essere comprese all”interno del contesto della guerra. Se noi mandiamo i nostri soldati in guerra, d”altronde non faranno altro che combattere, uccidere e morire.

Cosӏ cambiato nel modo di fare e di percepire la guerra?

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Le guerre attuali sono sicuramente e profondamente diverse dalle guerre del passato. Basti pensare che sul fronte dell”Est morivano circa 1500 soldati tedeschi al giorno. Si tratta di ordini di grandezza completamente diversi. Oggi si portano avanti delle guerre cosiddette asimmetriche, parallele, ci sono dei mezzi diversi, degli aerei diversi, ma nonostante queste diversità se noi guardiamo alle lettere, alle testimonianze dei soldati, ci rendiamo conto che esiste sotterranea questa grammatica universale della guerra, nonostante la guerra venga motivata in maniera diversa, portata avanti in maniera diversa e anche presentata al pubblico in maniera diversa. Quindi quello che accade è che un soldato italiano, tedesco, di qualsiasi nazionalità, si trovi in un paese come l”Iraq o l”Afghanistan, accade che i soldati non si domandino cosa stanno facendo e perché, ma aspirino semplicemente a fare bene il loro lavoro, a fare bene i soldati. Noi ora che viviamo in una società civile, consideriamo tutto questo privo di significato in alcuni casi. Però quando vengono uccisi dei nostri soldati, sentiamo che si parla sempre di terrorismo, quindi dei terroristi afgani o dei terroristi iracheni hanno ucciso dei nostri soldati, ma in fondo chi sono i terroristi? Forse i terroristi siamo noi. Quindi si vede come ci siano delle forti analogie con le guerre del passato, per esempio con la Seconda Guerra Mondiale. Si ritorna sempre a questa banalità della guerra.

Come viene comunicata una guerra?

L”occidente tende a presentare sé stesso come una forza positiva, una forza buona. Tende a considerare di avere sempre ragione, quindi presenta sé stesso come un salvatore, come qualcuno di buono che combatte contro degli avversari che sono i cattivi. L”occidente in definitiva si sente superiore. Si parla di una guerra pulita, di una guerra buona e quindi non si mostra come le cose stiano in realtà. Quindi nonostante sicuramente i soldati commettano delle violenze, dei crimini, noi guardiamo alla guerra come a qualcosa di pulito, di buono perché guardiamo alla guerra attraverso i valori della nostra società che consideriamo civile e dall”interno della nostra società civile non ci sembra possibile che certe cose avvengano. Il primo articolo della Costituzione tedesca ci dice che la dignità dell”uomo è intoccabile, quindi già a partire da questo articolo una guerra non sarebbe possibile. Ci troviamo in questa situazione strana, da una parte c”è la guerra in un paese lontano che noi non possiamo vedere fino in fondo e dall”altra ci siamo noi in patria che osserviamo e cerchiamo di capire e non comprendiamo. Quando si parla di guerra in fondo dobbiamo renderci conto che i soldati non fanno altro che eseguire il loro compito e questa è una cosa che dobbiamo prendere molto sul serio.

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(8 settembre 2012)

Fonte: http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/18/la_grammatica_della_guerra.html

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La grammatica della guerra

http://www.youtube.com/watch?v=sXu3k4Ctonk

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