Non è una lista di omicidi. È una “Scheda degli smaltimenti”

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Redazione Modifica articolo

30 Ottobre 2012 - 00.54


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di Peter Suderman Reason.

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Terrificanti dettagli dal nuovo reportage del Washington Post sul programma dell”amministrazione Obama di uccisioni contro obiettivi determinati dai droni, e sulla lista di omicidi – pardon, la “scheda degli smaltimenti” (“disposition matrix” nell”originale, NdT) – approvata da Obama che ne indica gli obiettivi.  Abbiamo una lista di omicidi mirati con un nome orwelliano: «Nel corso degli ultimi due anni, l”amministrazione Obama ha segretamente sviluppato un nuovo programma per la caccia ai terroristi, una lista di obiettivi di nuova generazione definita “scheda degli smaltimenti”. La matrice contiene i nomi dei sospettati di terrorismo all”interno di un elenco che tiene anche conto della scheda delle risorse da mettere insieme per rintracciarli, inclusi capi d”accusa occulti e operazioni clandestine. I funzionari USA hanno affermato che questo database è stato progettato per andare oltre le attuali liste di omicidi mirati, attraverso la mappatura di piani per lo “smaltimento” di sospetti che sono fuori dalla portata dei droni americani.»

La lista attuale è intesa come un punto di partenza, e ci accompagnerà per lungo tempo: «Nonostante la matrice sia un work in progress, lo sforzo per realizzarla riflette una realtà in via di consolidamento fra i ranghi delle forze antiterroristiche della nazione: le guerre convenzionali degli Stati Uniti sono agli sgoccioli, ma il governo prevede di continuare ancora per anni ad aggiungere nomi sulle liste delle uccisioni mirate o delle catture da effettuare.»

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Abbiamo già ucciso molta gente con i droni: «Il numero di militanti e di civili uccisi nella campagna aerea dei droni negli ultimi 10 anni, secondo alcune stime, supererà a breve le 3000 unità, superando il numero di persone uccise da Al-Qa”ida negli attacchi dell”11 Settembre.»

Noi non sappiamo come fermare l”eccidio perpetrato per mezzo dei droni: Gli esperti di antiterrorismo dicono che l”affidamento agli omicidi mirati tende ad autoperpetuarsi, perché riesce a ottenere innegabili risultati a breve termine in grado di oscurare i costi a lungo termine. «Il problema dei droni è che sono come il vostro tosaerba,» ha detto Bruce Riedel, un ex analista della CIA e consigliere di Obama per l”antiterrorismo. «hai sempre la necessità di tosare continuamente l”erba. Nell”attimo in cui non la tosi più, l”erba rincomincia a crescere».

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Stiamo costruendo una grande e radicata burocrazia intorno alle nostre operazioni di uccisioni mirate: «Le uccisioni mirate sono diventate ormai così di routine che l”amministrazione Obama ha trascorso gran parte dell”anno passato a codificare e razionalizzare le procedure che le sostengono».

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Il presidente Obama partecipa settimanalmente a delle allarmanti riunioni per discutere della minaccia terroristica: «Obama approva i criteri che guidano gli elenchi e controfirma gli ordini per gli attacchi con i droni fuori dal Pakistan, dove le decisioni su quando bombardare sono appannaggio del direttore della CIA. Ma a parte la presenza di Obama alle riunioni del “Martedì del Terrorismo” – che sono generalmente dedicate alla discussione sulle minacce terroristiche e alle tendenze in atto piuttosto che all”approvazione degli elenchi di obiettivi – il coinvolgimento del Presidente è molto più mediato.»

Obama approva personalmente anche i nomi inclusi negli elenchi degli omicidi mirati: «Le liste sono rivisitate a intervalli regolari di tre mesi durante le riunioni al quartier generale del NCTC che coinvolgono analisti provenienti da altre organizzazioni, inclusa la CIA, il Dipartimento di Stato e il JSOC. I funzionari pongono l”accento sul fatto che queste sessioni non sono abilitate all”approvazione di aggiunte di nomi agli elenchi degli omicidi, una facoltà che rimane in capo esclusivamente alla Casa Bianca.»

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Leggi l”intera vicenda sul Washington Post: qui.

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Fonte: http://reason.com/blog/2012/10/24/its-not-a-kill-list-its-a-disposition-ma

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Traduzione per Megachip a cura di Tullio Cipriano.

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