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SEGUE: IL CASO DEI FALSI DI MEOTTI.
Come sempre accade alla guerra s”accompagna la propaganda, come spesso accade la propaganda esagera e sconfina nel ridicolo, come nel caso del racconto di attacchi a “basi sotterranee usate da militanti palestinesi per sparare razzi“, che sarebbero una novità mondiale assoluta (non si parla di silos, tecnica nota) e che son buttate lì come se fosse la cosa più normale del mondo lanciare missili dal sottosuolo.
Evidente tentativo di magnificare la potenza del nemico cattivo, ché non sta bene che sia inerme di fronte alla potenza militare israeliana, e al tempo stesso giustificare i pesantissimi bombardamenti su Gaza. Un po” funziona, infatti come si può vedere c”è chi passa acriticamente queste veline dell”esercito israeliano.
* Le bombe al Panzanio sono Stefano BenniT
Fonte: http://mazzetta.wordpress.com/2012/11/16/bombe-al-panzanio-su-gaza/
A Gaza “Bambini dotati di cinture esplosive” Bufale e plagi di Giulio Meotti
Scrive soave Giulio Meotti su Il Foglio:
“Abu Jandal, uno dei leader del gruppo, ha ammesso che il Jihad, per difendersi dalle possibili incursioni israeliani, ha già predisposto un metodo nuovo: bambini dotati di cinture esplosive a presidio degli edifici a Gaza dove risiedono i capi del movimento”.
Da escludere in ogni caso che Abu Jindal, aka Bilal Drakish, abbia potuto ripetersi identico a distanza di un decennio, perché è morto nel maggio del 2007, ucciso dall”esercito libanese in un appartamento a Tripoli, mentre tentava di lanciare una granata ai soldati che lo avevano stanato.
Se lo scopo dell”articolo di Meotti era quello di mostrare che a Gaza ci sono cattivi anche più cattivi di Hamas, la presenza della bufalaccia non aiuta. Come non aiuta che abbia citato acriticamente solo fonti israeliane, senza nemmeno sottoporle al minimo controllo, cadendo infine nel ridicolo come tutte le volte in cui il giornalista è beccato a sottoscrivere falsificazioni tanto grossolane.
Un”esperienza non nuova per Meotti, già accusato di plagio da diversi media israeliani che poi hanno terminato pubblicamente ogni collaborazione con lui. Era appena a maggio scorso che qualcuno si chiedeva: “What will Meotti”s employers at Il Foglio do?“.
I suo datori di lavoro a Il Foglio non hanno fatto una piega e continuano a pubblicarlo. Meotti all”epoca rispose senza rispondere, lamentò una “caccia alle streghe contro uno degli ultimi e pochi giornalisti pro-israeliani rimasti in Europa”. Esagerata mitomania questa, visto che di sicuro non mancano, ma Meotti divagando si è guardato bene dal contestare uno solo dei numerosi esempi di plagio che gli sono stati imputati. Non ne conoscevo la storia, ci sono arrivato a ritroso, prima diffidando della citazione davvero improbabile da parte di un uomo che ricordavo morto e poi inserendo il nome di Meotti nel motore di ricerca.
Dalle cose che copincolla e dalla sua opera editoriale, emerge l”immagine di un soldatino d”Israele fiero di esserlo, anche se poi le prestazioni sono quelle che sono e non sono state apprezzate nemmeno in Israele, dove hanno ritenuto inevitabile interrompere i rapporti con una persona accusata di estesi plagi che non ha nemmeno provato a giustificare, offrendosi invece ai lettori come vittima di un complotto in quanto paladino della Gerusalemme ebraica. Il Foglio invece se lo tiene stretto e continua a diffondere le sue fantasie, a testimonianza di un”anomalia tutta italiana che vede gli editori e i direttori difendere con il silenzio i collaboratori accusati di plagio, al contrario dei loro colleghi in tutto il resto del mondo, che magari si tengono i peggiori falsari, ma che il plagio proprio no. Perché il plagio è un furto ai danni dell”editore come del lettore, qualcosa che un sistema editoriale sano dovrebbe repellere. Un pensiero che evidentemente non turba nessuno da Il Foglio a La Repubblica, nessuna differenza tra piccole testate da sbarco e corazzate dell”informazione o tra conservatori e progressisti, così fan tutti, i lettori s”adeguino se possono e riescono.
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