Perché i Marines a Sigonella

Ecco le basi per una pluralità di operazioni "other than war", come si dice oggi, cioè diverse dalla guerra, ma sempre finalizzate a combattere.

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15 Maggio 2013 - 21.59


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di A.T.

Già da alcuni anni, il Corpo dei Marines USA ha
sviluppato gruppi operativi areo-terrestri con “compiti speciali” (in
sigla SP-MAGTF), necessari, secondo gli alti comandi Usa, per accrescere
la capacità di proiezione delle forze armate Usa. Il concetto di MAGTF è
infatti classico nell”impiego dei Marines fin dalla guerra del Vietnam,
integrando unità anfibie e di trasporto aereo in rapide operazioni
offensive con un alta capacità di fuoco e di mobilità aereo-terrestre.
Delle Special Purpose MAGTF è evidente la relativa novità, vale a dire la capacità di svolgere una pluralità di operazioni other than war,
come si dice oggi, cioè diverse dalla guerra, ma sempre finalizzate a
combattere: addestramento di forze regolari e irregolari di Paesi terzi,
infiltrazione in conflitti cosiddetti “a bassa intensità” come quelli
libici o siriani, operazioni di guerra psicologica, raccolta di
informazioni, fino a veri e propri interventi offensivi, come sabotaggio
e uccisioni mirate, alla maniera israeliana.
Ovviamente questo tipo
di unità si presta particolarmente oggi ad essere utilizzato dall”Africa
Command (Africom), costituito nel 2008 dagli Stati Uniti per vigilare
sull”evoluzione geopolitica in corso nel continente africano.
Africom
ha sede a Stoccarda, in Germania, ed utilizza già da tempo, senza che
la questione abbia minimamente interessato il nostro Parlamento, la base
aerea di Sigonella in Sicilia.

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Il ruolo dei Marines delle SP-MAGTF a Sigonella

Già
dallo scorso anno, infatti, la SP-MAGTF 13 Africa, comandata dal ten.
col. Dan Whisnat, è operativa su quella base e sarebbe stato importante
che l”opinione pubblica italiana avesse ricevuto qualche informazione in
più sull”impiego nell”area africana di questa unità, dato che essa
agisce partendo dal nostro Paese. La SP-MAGTF Africa 13 si definisce
infatti come una unità di spiegamento dei Marines “per sviluppare
cooperazione per la sicurezza di teatro attraverso impegni multilaterali
di addestramento”. Tali attività si svolgono quindi in una ventina di
Paesi africani, tra i quali il Senegal, il Burundi, l”Uganda, la Somalia
ed il Ghana.
Dallo scorso ottobre, poi, Africom sta rafforzando la
propria capacità di intervento, dato che al Comando è stata aggregata
anche una unità di Berretti Verdi (le forze speciali Usa), con funzioni
di in-extremis force, vale a dire di risposta immediata a situazioni di crisi improvvise nel continente.
In
realtà, la prima SP-MAGTF africana su Sigonella è stata attivata fin
dal giugno 2011, con la denominazione di Africa 12, divenuta poi da
aprile 2012, Africa 12.2, per operare nell”area trans-sahariana con un
effettivo di 180 uomini tra i quali si incontrano molti riservisti,
tutti specialisti di diverso tipo: mortaisti, carristi, esperti di
ricognizione, tecnici di esplosivi, esperti di logistica. Piuttosto
singolare è anche il fatto che Africa 12 si addestrasse anche con
militari provenienti da Paesi dell”est, tra cui Bulgaria, Romania e
Georgia. Ovviamente, la motivazione è la lotta contro Al-Qaeda nell”area
sub-sahariana.

Lo schieramento su Sigonella si potenzia

Nelle
ultime settimane lo spiegamento Usa su Sigonella ha avuto un
significativo incremento, in quanto, grazie ad una complessa
esercitazione, alcuni MV-22B Ospreys del 2nd Marine Aircraft Wing,
velivoli a rotori che rappresentano la punta più avanzata della capacità
logistica Usa, hanno trasportato dal mare aperto, in Atlantico, alla
base aera di Rota in Spagna e da lì a Stoccarda in Germania, per oltre
1400 miglia, 550 Marines della 26ma MEU (Marine Expeditionary Unit), che
fa parte della II MEF (Marine Expeditionary Force), con base a Camp
Lejeune in North Carolina.
Queste forze di élite sono poi state
dislocate nella base di Moron in Spagna e da qui anch”esse a Sigonella,
negli ultimi giorni, potenziando quindi lo schieramento offensivo Usa in
Italia rivolto al continente africano, ma sicuramente anche
utilizzabile in caso di un ulteriori approfondirsi o
internazionalizzarsi della crisi siriana in Medio Oriente.
Sarebbe
opportuno quindi che il neo-ministro degli esteri italiano, che ha
dichiarato che tale dispiegamento su Sigonella avviene “secondo quanto
previsto da accordi bilaterali con gli Usa” fornisse maggiori
informazioni al Paese sul tenore di questi accordi, soprattutto in vista
del possibile impiego di queste forze di un Paese terzo in scopi
diversi dal semplice “rafforzamento della sicurezza del personale
americano in Libia e per possibili evacuazioni”.
Questo per chi si
fosse dimenticato l”oltre mezzo secolo di sovranità limitata dell”Italia
e la perdurante importanza del suo ruolo geo-politico, dalla fine della
seconda guerra mondiale essenziale per la conservazione del dominio
nordamericano a livello planetario.

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Fonte: [url”http://www.clarissa.it/editoriale_n1890/Perche-i-Marines-a-Sigonella”]http://www.clarissa.it/editoriale_n1890/Perche-i-Marines-a-Sigonella[/url]

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