Londra, Parigi: quale casus belli per la Siria?

La tempistica sospetta delle voci incontrollabili sulle armi chimiche. Il sabotaggio dei negoziati.
[Massimo Ragnedda]

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5 Giugno 2013 - 22.25


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di Massimo Ragnedda.

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L’esercito regolare siriano, dopo tre settimane di duri combattimenti,
ha riconquistato la città strategica di al Qusayr, anche grazie
all’apporto decisivo degli Hezbollah, le milizie sciite libanesi. Al
Qusayr è una città di 30 mila abitanti (o meglio era una città di 30
mila abitanti, ora rimangono macerie e polvere), al confine con il
Libano: una città simbolica e strategica per governo e oppositori,
perché da una parte è lo snodo verso la costa mediterranea roccaforta
degli alawiti (la religione di Assad) e dove ha sede la marina russa a
Tartus, e dall’altra è lo snodo strategico per i ribelli anti-Assad.

Infatti è proprio da qui che passano le armi saudite e del Qatar
e sopratutto jihadisti stranieri che vanno la guerra santa contro le
truppe di Assad. Tra di loro non troviamo solo libici, ceceni, turchi,
tunisini, ma anche europei. Gilles de Kerchove, il capo
dell’anti-terrorismo dell’Unione Europea, ha parlato di circa 500
europei (hanno passaporto europeo e sono cittadini europei a tutti gli
effetti) che stanno ora combattendo con le forze ribelli in Siria contro
il regime di Bashar al-Assad. Terroristi che oggi l’Occidente arma e
che domani si ritroverà in casa: come fecero gli Stati Uniti con i
talebani negli anni ottanta. Allevarono il nemico, lo armarono, lo
addestrarono per combattere l’Unione Sovietica e poi se li sono
ritrovati a casa. Una strategia tanto folle quanto pericolosa.

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Crediamo veramente che questi fondamentalisti islamici siano interessati a portare pace
e diritti in Siria? Siamo veramente convinti che gruppi di terroristi
come Al Nusra Front (che gli Stati Uniti hanno iscritto nella lista
delle organizzazioni terroristiche) portino pace e democrazia? Siamo
veramente sicuri che la Siria, se dovesse cadere Assad, diventerà
un’isola di pace? Guardate l’Iraq: nel solo mese di maggio 2013 (a dieci
anni dalla guerra che Stati Uniti e Inghilterra hanno scatenato in nome
della democrazia) vi sono stati più di 1000 morti, vittime di
attentati. Guardate la Libia che a distanza di due anni dalla guerra che
la Nato ha scatenato in nome della democrazia, si ritrova ostaggio di
integralisti islamici. Anche il nostro ministro degli esteri, che in
passato ha appoggiato tutte le guerre che l’Occidente ha portato avanti,
si dichiara contraria ad armare i ribelli. Ma non la pensano così i
governi francesi e inglesi, tra i più attivi nel voler armare i ribelli
siriani, sopratutto ora che le forze di Assad stanno riconquistando il
controllo delle città e di tutto il territorio nazionale.

Al Qusayr è una tappa fondamentale in questa guerra: la conquista
della roccaforte dei ribelli, nel cuore del paese, costituisce un cambio
di rotta. Assad, dato per spacciato già da due anni, sta per vincere la
guerra e prepara l’assalto
finale ad Aleppo, la seconda città più
grande della Siria, nel nord del Paese. I servizi segreti tedeschi,
sembre ben informati, ora credono che Assad potrebbe farcela e magari
vincere questa guerra che ha già fatto più di 90mila morti e
1,5
milioni di rifugiati. Sempre che, aggiungo io, USA, Francia (che
paradossalmente combatte nel Mali gli stessi jihadisti che vuole armare
in Siria) e Inghilterra non intervengano direttamente (indirettamente
già lo fanno da due anni) imponendo una no-fly zone come in
Libia e dotando di armi pesanti e sofisticate i ribelli. Ma l’opinione
pubblica occidentale è contraria all’ingresso in una nuova guerra e
soprattutto è contraria ad armare gli uomini di Al Qaeda. Ed ecco allora
che, pur di conquistare l’opinione pubblica e spingere gli altri
governi europei a seguire i loro diktat, Francia e Inghilterra (le due
ex potenze coloniali europee) tireranno fuori la retorica delle armi
chimiche usate da Assad. In realtà il magistrato svizzero Carla dal
Ponte, ex procuratore del Tribunale Penale Internazionale per la ex
Jugoslavia dal 1999 al 2007, ha messo in luce come le Nazioni Unite
hanno le prove che gli unici ad usare le “armi chimiche”, in particolare
il “gas sarin”, in Siria siano stati i ribelli e non le truppe di
Bashar al Assad.   La battaglia mediatica per convincerci che sarebbe
giusto intervenire è appena iniziata. La prima mossa l’ha fatta Le Monde
quando, guarda caso proprio il giorno in cui i ministri degli Esteri
dell’Unione europea erano riuniti per decidere se revocare o meno
l’embargo sulle armi alla Siria, ha pubblicato un reportage esclusivo
sull’uso delle armi chimiche da parte di Assad. Non sappiamo se quel
reportage sia vero o falso, certo colpisce la tempestica.

Ora, con la conquista di al Qusayr da parte delle truppe regolari
siriane, Francia e Inghilterra tornano alla carica: sanno bene che senza
una valida scusa non possono intervenire. A questo punto è lecito
chiedersi: quale casus belli  roveranno per giustificare l’ingresso dell’Europa in questa guerra?

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Fonte: http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ragnedda/7783/articoli/Quale-casus-belli-useranno-Francia-ed-Inghilterra-per-intervenire-in-Siria.html.

NOTA DI MEGACHIP

Consigliamo in proposito questo articolo del 14 febbraio 2012:

Pino Cabras e Simone Santini, Siria,
prima che spari la “tecnica”
.

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