'L''Italia in guerra anche dopo il 2014'

'Altro che «ritiro». Al vertice Nato decisa la partecipazione a «Resolute Support». Nuova missione dopo l''Isaf, ma il parlamento non ne sa niente. Intanto Berlino dice sì'

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11 Giugno 2013 - 09.32


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di Giuliano Battiston.

Il Parlamento non è stato informato. I cittadini non ne sanno niente. Ed è molto probabile che lo ignorino anche i deputati di Sel e del M5S, che nelle scorse settimane hanno presentato due distinte mozioni per il ritiro accelerato dei soldati italiani dall”Afghanistan: l”Italia si è già impegnata a contribuire militarmente a Resolute Support, la missione della Nato che dall”inizio del 2015 sostituirà la missione Isaf (International Security Assistance Force).

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A dirlo chiaro è tondo è stato Chuck Hagel, segretario alla Difesa degli Stati uniti, al termine del vertice interministeriale della Nato che si è tenuto il 4 e 5 giugno a Bruxelles. A partecipare c”erano ben 50 ministri della Difesa, provenienti dai 28 paesi membri della Nato e dai 22 paesi “non-Nato” che attualmente contribuiscono alla missione Isaf in Afghanistan.

Nelle dichiarazioni successive al vertice, Hagel ha confermato che gli Stati uniti continueranno a essere il paese che più contribuisce in termini militari alla missione Nato in Afghanistan. Ma ha voluto sottolineare il sostegno ricevuto dall”Italia e della Germania: «Apprezziamo gli impegni che altre nazioni stanno assumendo – ha dichiarato -, inclusi gli annunci fatti dalla Germania e dall”Italia secondo i quali assumeranno il compito di nazioni-guida per le aree settentrionali e occidentali».

Il Concept of Operations della missione Resolute Support, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha parlato di una pagina nuova nei rapporti tra l”Afghanistan e la Nato: «Non sarà un”altra missione Isaf con un nome diverso» – ha detto Rasmussen – ma una missione «differente e significativamente più piccola», in termini di uomini impegnati sul terreno, che segue – aggiunge – «un limitato approccio regionale». I numeri dei soldati che resteranno in Afghanistan ancora non ci sono, perché «saranno decisi dai nostri esperti militari nei prossimi mesi».

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Per ora, c”è solo la certezza che Resolute Support non sarà «una missione di guerra», perché ha come obiettivi quelli di «addestrare, consigliare e sostenere» le forze di sicurezza afghane, puntando al rafforzamento delle «istituzioni nazionali, come i ministeri deputati alla sicurezza, i corpi dell”esercito e del comando della polizia».

L”adesione della Germania non sorprende: il 18 aprile in una conferenza a Berlino il ministro della Difesa tedesco, Thomas de Maizièr, aveva annunciato che la Germania avrebbe contribuito con 600/800 soldati alla nuova missione della Nato.

L”adesione dell”Italia rappresenta invece una sorpresa (anche perché arriva prima ancora che siano stati resi noti nel dettaglio i piani per il ritiro dei 3.000 soldati attualmente impegnati nella missione Isaf). E resterà un”incognita fino a quando il ministro della Difesa, Mario Mauro, non spiegherà in Parlamento i termini dell”impegno assunto a Bruxelles.

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Fonte: [url””]http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9535/[/url]

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