di Gianandrea Gaiani.
È passato un mese da quando il giornale tedesco Der Spiegel rese note le valutazioni del capo dei servizi d’intelligence federali circa le previsioni sulla guerra siriana. Gerhard Schindler, direttore del [b]Bundesnachrichtendienst[/b], informò in un briefing riservato le commissioni parlamentari competenti che le truppe di Bashar Assad avrebbero presto lanciato offensive vincenti sui principali fronti bellici pur senza essere in grado di eliminare completamente i ribelli.
Le valutazioni, oggi rivelatesi esatte, stupirono molti osservatori perché l’anno scorso lo stesso Schindler aveva previsto il collasso del regime di Assad nei primi mesi di quest’anno.
I servizi segreti tedeschi vantano da oltre un secolo un’importante rete informativa in quell’area del Medio Oriente che abbraccia Turchia, Siria e Libano ma a far cambiare idea a Schindler pare abbia contribuito un viaggio compiuto a Damasco nella prima metà di maggio.
Lo rivela il think tank «Middle East Monitor» (MEM), solitamente ben informato, citando fonti diplomatiche in base alle quali Schindler avrebbe incontrato il generale Ali Mamlouk, comandante dell’intelligence militare di Damasco, ottenendo dettagliate informazioni sui «volontari» tedeschi ed europei del jihad che combattono al fianco dei ribelli.
Le truppe di Damasco hanno finora ucciso, ferito o catturato centinaia di stranieri inclusi parecchi cittadini di Paesi europei arruolatisi con le milizie dei rivoltosi, per lo più quelle islamiste. A Damasco Schindler avrebbe inoltre mediato per un accordo segreto tra Israele, Hezbollah e Damasco in base al quale lo Stato ebraico non si è opposto all’intervento dei miliziani libanesi in aiuto ad Assad a patto che gli Hezbollah non minaccino Israele. Una notizia che sembra indicare un appoggio indiretto degli israeliani alla controffensiva lealista che sta cacciando i miliziani sunniti dai confini con Libano e il Golan.
Secondo quanto riferito al MEM anche l’intelligence italiano, yemenita e degli Emirati Arabi Uniti avrebbero inviato propri funzionari a Damasco per ottenere informazioni sulle brigate internazionali del jihad. Paesi della Ue e della Lega Araba che ufficialmente accusano il regime di Assad disconoscendone la legittimità inviano in segreto gli 007 in «pellegrinaggio» a Damasco per far luce sulle migliaia di miliziani giunti in Siria per combattere con gli insorti e che potrebbero in futuro compiere attentati nei loro Paesi di provenienza. La ripresa della cooperazione con Damasco potrebbe aver influito sul recente riposizionamento di Germania e Italia nei confronti della crisi siriana, oggi meno marcatamente schierata con gli insorti. Un’inversione di tendenza evidente nella politica di Roma che con il governo Monti era allineata a quella di Washington, Londra e Parigi nel sostegno alla causa dei ribelli e nel chiedere la rimozione di Assad.
Una maggiore consapevolezza del ruolo sempre più dominante assunto dalle milizie salafite e la capacità degli estremisti islamici di reclutare migliaia di combattenti anche a Nord del Mediterraneo avrebbero influito nel mutamento della politica italiana che con l’attuale governo ha assunto toni più moderati sostenendo con Mosca il negoziato di Ginevra, rinunciando a fornire armi ai ribelli e criticando chi lo attua.
La ripresa dei contatti con l’intelligence siriano (piuttosto intensi prima dello scoppio della guerra civile) potrebbe inoltre aiutare gli sforzi tesi a ottenere la liberazione di Domenico Quirico, l’inviato del quotidiano La Stampa scomparso in Siria il 9 aprile scorso.
Fonte: Libero, 22 giugno 2013, pag. 18.
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