‘da Nena News.
Gerusalemme, 17 luglio 2013, Nena Nena – “Non accetteremo diktat esterni sui nostri confini”. E” furioso il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu
 per le nuove linee guida europee che vietano ai 28 stati membri 
finanziamenti, cooperazione o premi accademici a chi risieda negli 
insediamenti colonici ebraici in Cisgiordania o a Gerusalemme est, ossia
 nei territori arabi e palestinesi occupati da Israele nel 1967.
    Proprio oggi le autorita” israeliane daranno il via libera alla 
costruzione di altre 1.071 case nelle colonie di Galgal, Almog, Kfar 
Adumim, Kochav Yaacov e Shilo.
 “Come primo ministro d”Israele non lascero” che nessuno danneggi 
centinaia di israeliani che vivono in Giudea e Samaria (il nome biblico 
della Cisgiordania palestinese, ndr), sulle alture del Golan o a 
Gerusalemme, nostra capitale unita”, ha detto Netanyahu. “La questione 
dei confini verra” determinata solo attraverso negoziati diretti fra le 
parti”, ha aggiunto. 
   Le linee guida, pubblicate il 30 giugno, entreranno in vigore venerdi”. Secondo fonti del ministero degli esteri israeliano, citate dal sito Ynetnews,
 l”Unione Europea ha inviato una bozza delle linee guida a Israele solo 
all”inizio della settimana scorsa, chiedendo una risposta entro cinque 
giorni. 
    Tel Aviv continuerà a godere di rapporti privilegati con l”Ue ma 
dovrà garantire che qualsiasi progetto di cooperazione – dall”istruzione
 alla ricerca – riguardi solo il suo territorio e non le colonie. 
Centrale anche il riferimento alle Alture siriane del Golan che Israele,
 dopo averle occupate nel 1967, con un voto della Knesset, più di 
trent”anni fa, ha annesso unilateralmente al suo territorio, assieme 
alla zona araba di Gerusalemme.
 «Lo scopo delle nuove 
linee-guida è di fare una distinzione fra Israele e i Territori 
occupati», ha spiegato David Kriss, portavoce della delegazione europea 
in Israele. «Al momento attuale – ha aggiunto – le entità israeliane 
beneficiano di sostegni finanziari e di cooperazione con l”Ue e queste 
linee-guida sono state concepite allo scopo che ciò prosegua in futuro. 
Al tempo stesso è stata espressa la preoccupazione che entità israeliane
 nei Territori occupati possano beneficiare di sostegni europei».
 Da qui la necessità di definire «limitazioni territoriali», esplicite 
ed inequivocabili, che dovrebbero avere immediati riflessi anche 
commerciali. Israele infatti esporta le merci delle colonie – 
dall”agricoltura  all”hi-tech –  come se fossero prodotte nel suo 
territorio e non nella terra occupata, strappata a palestinesi e siriani
 46 anni fa con la forza delle armi. Secondo dati diffusi da alcuni 
giornali nei mesi scorsi, l”Ue importa dalle colonie beni per circa 287 
milioni di dollari l”anno. 
       Soddisfatti i palestinesi. Secondo Hanan Ashrawi, del 
Comitato esecutivo dell”Olp, le dopo numerose dichiarazioni e condanne 
«l”Unione europea è passata a decisioni politiche efficaci e a passi 
concreti che costituiscono un cambiamento qualitativo». Cambiamento che,
 a suo giudizio, avrà un impatto «positivi» per una possibile ripresa 
del negoziato bilaterale. Come spesso accade, i palestinesi sotto troppo
 ottimisti nei confronti della coerenza dell”Ue in Medio Oriente.
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