Sceicco, scusa ma ti rubo il petrolio!

Petrolio, Arabia Saudita e Segretari di Stato USA: come ti risolvo la crisi energetica. [Stefania Elena Carnemolla]

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25 Settembre 2013 - 09.39


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di Stefania Elena Carnemolla

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How US troops would seize Saudi oil wells, era il 9 febbraio 1975 quando il quotidiano The Sunday Times rivelò un piano statunitense per il saccheggio del petrolio saudita. Un primo piano per la conquista dei pozzi dell’Arabia Saudita e del Kuwait, con la richiesta a Londra di preparare un’operazione analoga ad Abu Dhabi, era stato elaborato nel 1973 dalla Casa Bianca durante la crisi petrolifera con l’embargo del petrolio arabo.

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Nel marzo del 1975 lo Harper’s Magazine pubblicò sotto lo pseudonimo di Miles Ignotus l’articolo Seizing Arab Oil, un richiamo alla violenza militare come strumento per ottenere quel che difficilmente si sarebbe potuto avere per via ordinaria:

“La violenza militare va impiegata in maniera selettiva per occupare grandi e concentrate riserve di petrolio da cui è possibile procedere con l’estrazione in maniera veloce ed efficiente per dare un taglio alla scarsità dei rifornimenti e in questo modo poter abbassare drasticamente i prezzi”.

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E ancora:

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“Se questo è l’obiettivo da raggiungere, uno solo è l’obiettivo chiaro agli occhi di tutti: l’Arabia Saudita”.

Una coincidenza di non poco conto. Il 13 gennaio Henry Kissinger, segretario di Stato di Richard Nixon, in un’intervista a Business Week s’era, non a caso, detto favorevole a un attacco militare contro l’Arabia Saudita nella cornice di un’appropriazione delle sue risorse energetiche:

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“L’impiego di massicce strategie di guerra contro paesi come l’Arabia Saudita potrebbe far sì che questi paesi qualora decidessero di non collaborare vedrebbero entrare in pericolo la propria stabilità politica”.

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Confrontando le parole di Kissinger su Business Week con quelle dello Harper’s Magazine più di uno sospettò che Miles Ignotus fosse in realtà Kissinger. Nell’agosto del 1975 fu quindi preparato uno studio sui campi petroliferi come obiettivo militare o Oil Fields as Military Objectives: A Fleasibility Study, Prepared for the Special Subcommittee on Investigations, venuto alla luce solo molto tempo dopo.

Oggi l’Arabia Saudita, grande finanziatrice di mercenari e terroristi, è al fianco di Obama nell’offensiva contro la Siria, con Riad ansiosa di piantare oltre i propri confini la malapianta del fondamentalismo e talmente che l’odore dei petrodollari è arrivato fin dentro la Casa Bianca.

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Il 4 settembre 2013, durante l’audizione al Congresso per l’autorizzazione dell”attacco militare contro la Siria, il segretario di Stato americano, John Forbes Kerry, incalzato dalla repubblicana Ileana Ros-Lehtinen, non ha potuto far altro, infatti, che confessare ciò che l’amministrazione Obama nascondeva da tempo e cioè che alcuni paesi arabi s’erano offerti, con l’offerta ancora oggi sul tavolo, di pagare la Casa Bianca perché la Siria fosse invasa e Bashar al Assad deposto:

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“With respect to Arab countries offering to bear costs and to assess, the answer is profoundly yes!”.

E ancora:

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“They have. That offer is on the table”.

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Del resto, i ricchi arabi non potevano che rivolgersi agli americani, grandi esperti di attacchi militari e invasioni di paesi sovrani. Un know-how senza rivali. Così, Kerry:

“In fact, some of them have said that if the United States is prepared to go, do the whole thing the way we’ve done it previously in other places, they’ll carry that cost”.

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I mercenari e i loro corruttori.

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