Nato militare e Nato Economica. Perché han fretta?

Dalla crisi ucraina al pollo clorato. Dai movimenti di missili e truppe al nuovo diritto delle multinazionali. Una campagna per la pace, la democrazia e i beni comuni.

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17 Aprile 2014 - 00.56


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di
Andrea Pinna
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L’
Ucraina, al di là delle semplificazioni e banalizzazioni della
stampa
mainstream
circa le contrapposizioni tra filo-russi e filo-europei – viste quasi
come opposte tifoserie calcistiche Р̬ divenuta da tempo uno dei
teatri di scontro tra Russia ed Occidente (Usa-Ue-Nato). È noto il
peso che proprio l’Occidente ha giocato per strumentalizzare il
malcontento contro la corruzione e le difficili condizioni di vita,
per trasformarlo in destabilizzazione politica e sociale e orientarlo
– tramite un’opposizione anche violenta e armata – in funzione
anti-russa e pro-UE. È stato un incessante lavorio che a portato ad
attizzare storiche divisioni e antichi odi etnici di un Paese che,
nella sua storia, è stato oggetto di plurime spartizioni,
annessioni, influenze (Germania, Polonia e Russia).


In
un’ottica geo-politica tra potenze planetarie, è ormai assodata
una vittoria dell’Occidente che controlla con suoi uomini il
governo
de
facto

insediatosi a Kiev e vanta quindi la caduta di un’altra pedina di
quella che fu l’Unione Sovietica. Così come è assodata per Mosca
la minaccia rappresentata dal pericoloso avvicinarsi dei missili Nato
(cioè Usa) a ridosso del proprio paese. Ciò in palese violazione
degli accordi che furono conclusi nel 1991

in
base ai quali, al ritiro delle truppe russe, conseguente
riunificazione della Germania e scioglimento del patto di Varsavia,
avrebbe corrisposto da parte dell’Occidente lo smantellamento della
Nato e la neutralità dei paesi ex-socialisti che avevano fatto parte
del sistema d’influenza (e di sicurezza) dell’URSS, conforme agli
esiti della seconda guerra mondiale.


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Nell’armamentario
usato dagli Stati Uniti per indebolire e isolare la Russia, lo
strumento energetico – gas e petrolio russi che attraversano
l’Ucraina e alimentano le esigenze di vita e lavoro di importanti
paesi dell’Unione europea – ha un ruolo strategico, come
strategica è la mano che manovrerà i rubinetti dell’oro nero.


Se
essa sarà,come tutto fa ritenere, una mano americana, i proventi
russi subiranno un’ importante caduta (con ovvie conseguenze sulla
stabilità stessa dell’attuale leadership di Putin) e gli Stati
Uniti potranno più agevolmente interferire nei rapporti e nelle
reciproche interdipendenze tra UE e Russia.


Ma
l’America non si accontenta di interferire. Nonostante la potente e
prudente presenza del colosso Cina e il dinamismo dei Brics
testimonino di un mondo che si volge a essere multipolare, Washington
pretende di incarnare l’unica vera potenza del Pianeta. Forte dell’
ancora incomparabile forza militare, cerca di mettere “ordine”
nei vari scacchieri,

in primis
quello
europeo, ipotizzando sé stessa come nuovo fornitore di energia (gas
di scisto e petrolio bituminoso) per la vecchia Europa, con ciò
dissuadendo i pur timidi tentativi di delineare un’autonoma
politica estera europea. Si ricordi che la Germania non ha
partecipato all’aggressione contro la Libia, il parlamento inglese
ha votato contro un attacco alla Siria, la Spagna si ritirò
dall’Iraq.


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Si
tratta tuttavia di scelte isolate: l’UE, ben lungi dall’esprimere
una sua coerente politica estera, rimane un bacino mercantile ove
spadroneggiano liberamente banche e finanza speculative. E tuttavia i
suoi tentennamenti rispetto ad una decisa politica antirussa
(consapevole dei forti legami d’affari e della dipendenza
energetica dal vicino slavo), “giustificano” la guerra energetica
degli Stati Uniti.


Saranno
anche loro a determinare nell’immediato il prezzo del gas russo che
passa per l’Ucraina, sperando fra 6-7 anni – attraverso una
dispendiosa operazione infrastrutturale, che implica la liquefazione,
il trasporto via mare e la rigassificazione dell’energia americana
– di sostituirsi alla Russia quale fornitore dell’UE, con ciò
ottenendo una dipendenza e quindi un assoluto, disciplinato
allineamento europeo alla loro strategia imperiale.


La
partita resta aperta, perché questo grandioso progetto pare
partorito da una megalomane illusione che non tiene conto delle molte
variabili in corso:


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1)
la Russia, almeno fino agli Urali, è europea; 2) il progetto
riformista-moderato del “gigante incatenato” di Schulz e quello
radicale di “Un”altra Europa con Tsipras” (cioè di più Europa
politica, di più modello sociale, di meno dipendenza dai mercati),
hanno oggi le stesse chance
dell’ipotesi di implosione dell’eurozona; 3) le aspirazioni alla
pace di 600 milioni di europei (inclusi molti milioni di russi),
passano attraverso una
politica di buon vicinato e collaborazione tra UE e Russia.
L’irresponsabile disegno di isolamento e destabilizzazione di
quest’ultima – che comunque fra 6-7 anni potrebbe riconvertirsi in
esportatore energetico dell’immenso mercato cinese – è funzionale
al progetto di guerra americana alla Cina (documentato dal PNAC –
Progetto per un Nuovo Secolo Americano – che già sul finire del XX
secolo prevedeva che nel 2017 la Cina sarebbe divenuta il pericolo
principale per la sicurezza degli Stati Uniti), ovvero ad un
conflitto nucleare mondiale dagli esiti catastrofici per il Pianeta.


Ragionando
da Europei, non c’è chi non veda che la lotta per la pace e la
convivenza pacifica tra i popoli, passa oggi, nel conflitto ucraino,
attraverso un sostegno alla parte minacciata (la Russia) e contro la
parte portatrice di scopi aggressivi ed espansionistici (Usa e Nato).


Rimane
l’interrogativo sui motivi che hanno portato ad un’accelerazione
sanguinosa dello scontro, stante che alle elezioni del 2015 l’Ucraina
avrebbe comunque voltato pagina, che la sovversione e i miliardi di
dollari stanziati dal Pentagono per finanziare fondazioni e ONG
dedite “alla democrazia e diritti umani” e l’addestramento
armato di paramilitari in Polonia e successivamente nelle Repubbliche
baltiche, avrebbe fruttato l’inglobamento
pacifico
e legale

dell’Ucraina nella Nato e nell’UE, tramite un copione già
ampiamente sperimentato nei Paesi già appartenenti al blocco
ex-comunista.


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E’
possibile che i motivi dell’accelerazione risiedano nel rischio di
collasso finanziario degli USA causato da un debito pubblico
gigantesco (in gran parte comprato dalla Cina) e nella necessità di
giocare d’anticipo rispetto al momento in cui milioni di persone
capiranno che l’origine della crisi non viene da un nemico esterno,
ma dall’interno del sistema stesso che ha bisogno di
crescere
(consumare) all’infinito, mentre le “finite” risorse
energetiche, idriche, alimentari andrebbero redistribuite secondo
criteri compatibili con l’epoca prossima della scarsità e della
transizione ad un nuovo e sostenibile equilibrio ambientale
Uomo-Terra.


In
questo quadro che ha dell’apocalittico ma che si fonda sulle
concordi risultanze dell’intera comunità scientifica, si capisce
meglio la volontà di velocizzare la firma del TTIP (Partenariato
transatlantico per il commercio e gli investimenti). Qualcuno lo ha
ribatezzato “NATO economica”. È un trattato che UE ed USA stanno
negoziando nel segreto più assoluto, ed è finalizzato – tramite
lo smantellamento di ogni regola di protezione e precauzione dell’
ambiente, della salute,del lavoro, dei servizi pubblici e della
democrazia – a creare una vasta area di libero scambio, che a
regime sarà governata “senza intralci” dalle più potenti
multinazionali economico-finanziarie.


Qualora
questo Trattato venisse approvato (e la Commissione uscente è
intenzionata a mettere il nuovo Parlamento europeo davanti al fatto
compiuto), sul mercato europeo circolerebbero liberamente gli
organismi geneticamente modificati, la carne nutrita ad ormoni e
antibiotici o i polli al cloro (tutti cancerogeni).


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Avanti
Tribunali speciali costituiti da avvocati d’impresa (giurisdizione
domestica) competenti ad emettere decisioni non appellabili,
ricorrerebbero, esemplificando, le multinazionali del tabacco per
ottenere risarcimenti milionari in quanto “danneggiate” dalle
leggi antifumo.


O
ricorrerebbero le multinazionali dell’acqua contro lo Stato
italiano che approvasse finalmente una legge rispettosa del
referendum del 2011.


O
ancora si appellerebbero contro i divieti/ moratorie europei nei
confronti del fracking (territorio trivellato alla ricerca del gas di
scisto e del petrolio bituminoso), fin qui emessi in osservanza del
“principio di precauzione”, al fine di verificare i possibili
danni alla salute e sicurezza ambientale derivanti da questa
micidiale tecnologia estrattiva.


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Ecco allora l’urgenza
di costrire (www.stopttip.it)
un combattivo fronte europeo a difesa dei diritti dei suoi cittadini,
dei lavoratori e della pace, che nella sua agenda collochi fra le
priorità quella di pretendere che il TTIP esca dalla segretezza
delle trattative tra Usa e Commissione europea (in scadenza), al fine
di contrastare lo smantellamento completo del modello sociale europeo
e il disegno di un’Europa al servizio dei mercati e delle
multinazionali, per riaffermare ad un trasparente tavolo di
negoziazione i diritti sociali e del lavoro, i beni comuni quali
diritti um
ani
universali (all’acqua, all’istruzione, alla salute), in
definitiva
uno
dei fondamenti portanti dell’identità europea, quello che forse
giustifica più di ogni altro l’esistenza stessa di istituzioni di
portata continentale come l”Unione europea, che invece ha usurpato e
snaturato profondamente questa necessità.






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Note
bibliografiche


G.
Chiesa, Cronache Marxziane, Fazi 2005


G.
Chiesa e P.Cabras, Barack Obush, Ponte alle Grazie, 2011


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G.
Chiesa, Invece della Catastrofe, Piemme 2013


G.
Chiesa, Ucraina: un’arma contro Russia ed
Europa,www.megachip-globalist.it, 18.3.2014


S.
Pieranni, I finanziatori della rivolta “on demand”, Il Manifesto,
1 aprile 2014


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M.
Niss, H. Schmidt “Contro Putin è sbagliata la linea dura” la
Repubblica, 27.3.2014


J. Hilary, Il
partenariato transatlantico per il commercio e gli
investimenti,Rosa-Luxemburg-


Stiftung, Ufficio
Bruxelles, 2014


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