Disastro iracheno: gli effetti sul mondo

Come al solito, sauditi, turchi e Qatar intervengono in una guerra regionale.Ora gli effetti vanno anche sulla crisi mondiale. Ma altri attori entrano in scena [Talal Khrais]

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Redazione Modifica articolo

19 Giugno 2014 - 23.11


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di Talal Khrais.

Quel che sta capitando in questi
giorni in Iraq può essere paragonato alla terribile situazione della
Siria degli ultimi 3 anni e mezzo ma con una differenza sostanziale: gli
effetti collaterali della realtà irachena saranno molto rischiosi non
solo per l’alta probabilità dello scoppio di una guerra regionale con le
sue morti e devastazioni ma perché, altresì, avrà riflessi diretti negativi
sull’economia mondiale già in grave crisi.

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Fino a oggi, sul campo iracheno hanno giocato sempre e solo gli
stessi paesi: l’Arabia Saudita, la Turchia e il Qatar. Con la complicità
degli Stati Uniti e approfittando delle condizioni stremate
dell’Esercito Iracheno, i tre paesi intendono entrare in campo e
ricoprire, ancora una volta, il ruolo di protagonisti.

Ma questo scenario non durerà a lungo.

Altri giocatori, altri paesi direttamente interessati non staranno a
guardare e presto si faranno sentire. L’organizzazione “Comando popolare
dei difensori dei santuari sciiti” ha lanciato numerosi appelli in
difesa del territorio iracheno. I volontari iraniani e sciiti,
organizzati in unità e su ordine della guida suprema, l’ayatollah Ali
Khamenei, verranno da tutto il mondo per difendere i luoghi santi della
comunità sciita, dall’offensiva dei jihadisti, finanziata e sostenuta
direttamente dalla Turchia, Arabia Saudita e il Qatar.

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Si ricorda che in Iraq ci sono numerosi luoghi santi per lo sciismo, a
Najaf e Kerbala, a sud di Baghdad, e a Samarra, a nord della capitale.

L’Ayatollah Supremo, Ali al Sistani, la più alta autorità sciita
dell’Iraq, ha già lanciato un appello agli iracheni per arruolarsi nelle
forze armate e combattere i terroristi che sequestrano la volontà della
comunità sunnita irachena.

Il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha annunciato che l’Iran farà
tutto il necessario per proteggere i santuari sciiti del territorio Iraq
minacciati dai miliziani salafiti che stanno cercando di instaurare un
califfato nella regione. Il presidente ha menzionato i luoghi sacri di
Karbala e Najaf, la venerata Kadimiya e l’adorata Samarra.

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D’altro canto, Arabia Saudita e Paesi del Golfo, malgrado la gravità e
il rischio terrorismo, rifiutano di condannare l’offensiva contro un
Paese sovrano. L’Iraq, a sua volta, accusa esplicitamente l’Arabia
Saudita di finanziare le formazioni armate salafite che stanno mettendo
in subbuglio un paese dai fragilissimi equilibri religiosi.

A dieci giorni dalla presa di Mosul e Tikrit (liberata nei giorni
scorsi) da parte delle milizie dello Stato islamico di Iraq e Siria
(ISIS), le autorità irachene aprono gli occhi sul legame diretto tra
terrorismo e Paesi del Golfo amici dell’Occidente e accusano “i nemici”
senza mezzi termini.

Ha dunque ragione il premier iracheno, Nouri al Maliki, quando dice
che quella in corso in Iraq è una cospirazione di potenze straniere
favorita da poteri interni. I “cospiratori”, è di tutta evidenza, sono
riusciti a infiltrarsi tra i quadri dell’esercito e l’Occidente non è
esente da colpe. Una riproposizione di quanto è già accaduto in Siria,
con attori che questa volta sono ben intenzionati a fermare la nascita
di uno Stato Islamico che minerebbe, forse in modo irreversibile, gli
equilibri e i destini della regione.

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Fonte:  http://spondasud.it/2014/06/drammatica-situazione-in-iraq-effetti-collaterali-mondo-2584.

L”immagine è tratta da infowars.com. [GotoHome_Torna alla Home Page]

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