David Cameron, ISIS e Londonistan

David Cameron si stupisce che esista un esercito di jihadisti con centinaia di cittadini britannici. Gli rinfreschiamo la memoria sul Londonistan

David Cameron, ISIS e Londonistan
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Redazione Modifica articolo

20 Settembre 2014 - 00.07


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di
Germana Leoni
.

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La
decapitazione di ostaggi americani e britannici a opera di un
invasato tagliagole, e cioè di un “John il boia” qualunque
(probabilmente nato, pasciuto e cresciuto in Inghilterra), sembra
aver destato da un lungo letargo il premier britannico David Cameron,
che finalmente si è accorto dell”esistenza di
un esercito di
jihadisti
al cui interno militano centinaia di cittadini
britannici
.

Un
esercito che oggi si chiama IS (Islamic State),
ieri si chiamava ISIS (Islamic State of
Iraq and Siria), ieri l”altro ISIL
(Islamic State of Irak and Levant)
e così via a ritroso fino alla denominazione iniziale di Al-Qa”ida,
frastagliatasi nel corso degli anni in una miriade di gruppi,
sottogruppi affini & associati: diverse etichette ma tutte
riconducibili alla nebulosa madre. Era quella nebulosa che l”ex
ministro degli esteri britannico Robin Cook definiva così:
«per quanto ne so, Al-Qa”ida
(parola araba che significa “La Base”) era il nome del database
della CIA che conteneva l’elenco dei guerriglieri arruolati per
combattere i russi in Afghanistan».[1] Un provvidenziale infarto, un mese dopo, consegnò
a un definitivo silenzio ogni possibile imbarazzante replica di Cook.
Nel frattempo le legioni di miliziani irregolari si sono ricombinate
in decine di scenari di guerra al servizio di qualcuno.

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Ora,
che David Cameron si mostri inorridito per le decapitazioni è più
che comprensibile, ma che si mostri stupito per la mostruosa deriva
di un suddito di sua Maestà è quantomeno bizzarro, visto che questo
non è il primo “John il boia” che vediamo in azione.

Che
sia il caso di rinfrescargli la memoria ricordandogli la
decapitazione del giornalista americano Daniel Pearl? Era
stato rapito il 23 gennaio 2002 nelle strade di Karachi, il suo corpo
rinvenuto smembrato in vari pezzi e la testa mozzata esibita a trofeo
dal boia. Pearl era stato attirato a Karachi con l”offerta di
un”intervista esclusiva, di uno scoop che in realtà era un”imboscata
tesagli da Omar Saeed Sheikh, guarda caso un altro
britannico
.

Nato
nel 1973 a Londra da genitori pakistani, nel 1993 aveva abbandonato
gli studi in Economia per recarsi a combattere in
Bosnia.
Saeed Sheikh non era solo. Aveva ingrossato le fila di un contingente
di jihadisti addestrati in campi pakistani gestiti dal gruppo
terroristico
Harkat
ul
Mujaheddin
(
HUM).
Venivano poi spediti in Jugoslavia a combattere contro i serbi, come
da richiesta dell”amministrazione Clinton e con la complicità dei
servizi segreti britannici e americani.
[2]

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Del
gruppo facevano parte ben 200 pakistani residenti in Gran Bretagna,
fra i quali, appunto, Saeed Sheikh, all”epoca già un astro nascente
nella galassia del terrorismo. Anni dopo avrebbe versato 100.000
dollari sul conto di Mohammed Atta
, il capo dei dirottatori
dell”attentato dell”11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle. Un
versamento effettuato per conto di Osama bin Laden penserete. Giusto?
No. Era per conto del generale Mahmoud Ahmed, il capo
dell”ISI, e cioè quel
servizio segreto pakistano che aveva sponsorizzato i campi di
addestramento di Harkat ul Mujaheddin (HUM),
il gruppo jihadista dal quale Saeed Sheikh era stato reclutato in
Bosnia. Curioso no?

Il
reclutamento di immigrati pakistani con passaporto britannico era
gestito a Londra da
Al-Muhajiroun,
organizzazione definita il “braccio di reclutamento di
Al-Qa”ida”
da
John Loftus,
ex ufficiale dell”intelligence americana, ex procuratore generale e
noto esperto in materia di contro-terrorismo. Loftus aveva rivelato
che
Al-Muhajiroun
era
usato dai servizi
segreti britannici per assoldare islamisti da spedire a combattere in
Bosnia e Kosovo
contro i
serbi. A
Fox
News dichiarò:
«Che
ci crediate o meno, l”intelligence britannica ha arruolato militanti
di
Al-Qa”ida
per difendere i diritti dei musulmani in Kosovo.
»[3]  Ci crediamo, ci crediamo…

L”organizzazione
era diretta da Sheikh Omar Bakri Mohammed, invasato
predicatore arrivato nel 1986 nella capitale britannica, da dove ha
reclutato e seminato odio quasi per un ventennio. Indisturbato,
naturalmente.

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In
Al-Muhajiroun operava anche Haroon Rashid Aswat, altro
fanatico islamista nato e cresciuto in Inghilterra, legato ad
Al-Qa”ida e… apparentemente reclutato dall”intelligence
britannica
. Secondo John Loftus era un doppio agente. In seguito
sarebbe assurto alla ribalta delle cronache in quanto ritenuto la
mente dell”attentato di Londra del 7 luglio 2005,
costato la vita a 52 persone e ufficialmente attribuito a quattro
islamisti britannici che ruotavano attorno ad Al-Muhajiroun.

Londra,
chiamata
Londonistan
per il suo contributo alla diffusione dell”islamismo, pullulava di
questi personaggi.
[4]

A
Manchester viveva
Abu Anas
al Liby
, luogotenente
libico di Osama bin Laden ed esperto informatico di
Al-Qa”ida
che, dopo aver soggiornato in Sudan fino al 1995 col “principe del
terrore”, aveva ottenuto
asilo
polito in Gran Bretagna

nonostante le sue credenziali. Ritenuto implicato negli attentati di
Kenya e Tanzania del 1998, che avevano lasciato oltre 200 morti sul
terreno, nel maggio del 2000 era svanito nel nulla, non prima però
di essere stato arrestato e poi sorprendentemente rilasciato. Secondo
la polizia di Manchester mancava la ”pistola fumante”.

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Anas
al Liby era in forza al
Libyan
Islamic
Fighting
Group
(
LIFG),
gruppo terroristico salafita il cui obiettivo era rovesciare il
regime di Muammar Gheddafi in quanto secolare, e pertanto reo di
apostasia. E qui la storia si fa interessante. Secondo
Guillaume
Dasquié
e Charles
Brisard
(consigliere
quest”ultimo dell”ex presidente francese Jacques Chirac), esperti di
intelligence e autori del best-seller
La
Verité
Interdite,
Anas al Liby sarebbe stato assoldato dall”intelligence britannica per
assassinare il Colonnello: un”informazione avuta da David Shayler, un
ex agente
dell”MI5.
Londra smentiva naturalmente, ma nel 2002
The
Guardian
era in grado di fornire nuovi particolari sulla vicenda, inclusi i
nomi di altri due agenti britannici coinvolti nel complotto.
[5]

Conosciamo
tutti la naturale ”evoluzione” della così detta “primavera araba”
in Libia, sfociata nel trionfo dell”islamismo: esecuzioni di massa,
massacri e pulizie etniche di cui le varie CNN e BBC
non hanno teletrasmesso gli orrori. E sappiamo che, a missione
compiuta, i quadri del LIFG si sono spostati in Siria, dove si
sono posti alla guida dell”«Esercito
Siriano Libero
»
(ESL)
, peraltro inizialmente finanziato e armato dallo stesso
LIFG.
[6]

Viste
dunque le premesse, risulta quantomeno sospetto il fatto che i vari
Cameron, Obama & associati si accorgano solo ora, quando siamo
alla vigilia di nuove avventure militari, della reale mostruosità di
un fenomeno che esiste da decenni. Un fenomeno che loro stessi hanno
contribuito a creare e lasciato gonfiare, che hanno ignorato,
enfatizzato, sponsorizzato e strumentalizzato a fasi alterne per
aggredire o destabilizzare: un fenomeno che è sempre stato una tigre
da cavalcare. Una tigre che nel corso dei decenni ha cambiato nome e
oggi si chiama Esercito Siriano Libero,
un esercito di “moderati” il cui unico scopo è rovesciare un
altro regime secolare, la stessa eterogenea accozzaglia che il
presidente Obama avrebbe deciso di appoggiare per fronteggiare la
minaccia dell”ISIS.

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Oggi
non si sa più nemmeno chi siano, ma si sa che hanno dichiarato un
patto di non aggressione proprio con l”ISIS. E anche questa è
una storia già scritta. Magari firmeranno il loro patto sui cofani
dei loro Humvee nuovi di zecca, rigorosamente made in USA.



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NOTE:

1.
Robin
Cook, “The
struggle against terrorism cannot be won by military means
”,
The
Guardian
,
8 luglio 2005.

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2. Lo
rivela l”ex deputato e ministro britannico Michael Meacher su The
Guardian
del 10 settembre 2005: “Britain
now faces its own blowback
”.

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3. Fox
News – Intervista
a John Loftus di Mike Jerrick
– 29 luglio 2005.

4. Dal
best-seller “Londonistan – How Britain is Creating a Terror
State Within” – di Melanie Phillips – 2006

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5. â€œMI6
halted bid to arrest bin Laden
” – The Guardian – 10
novembre 2002.

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6. Tony
Cartalucci, I
terroristi della NATO mettono nel mirino Siria e Algeria
,
Megachip, 2 novembre 2012.

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