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di Marisa Conte.
Nella notte fra il 19 e il 20 dicembre 2014, Israele ha bombardato la Striscia di Gaza. I media (quei pochi che ne hanno dato notizia) raccontano di una risposta a un razzo lanciato dalla Striscia e caduto, in una zona disabitata. Qualcuno (RaiNews) scrive, sul suo sito, che il bombardamento arriva “dopo che l’esercito di Israele ha allentato le restrizioni di viaggio per i Cristiani palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gazaâ€, quasi a suggerire che la Resistenza della Striscia abbia lanciato il razzo perché non soddisfatta del numero di permessi rilasciati, in occasione delle feste natalizie.
I nostri media principali sembrano impegnati a mostrare un Israele magnanimo, costretto a rispondere a una Palestina incontentabile.
Un film già visto, negli ultimi trent’anni, almeno.
Visto che la fonte di tutti sembra essere stata Ma’an News, i nostri giornalisti potevano andare a leggere un altro articolo della stessa Agenzia che riferisce di 6 Palestinesi feriti, venerdi scorso, dai soldati israeliani, mentre manifestavano, presso il cimitero di Shuhada, che si trova vicino alla buffer zone.
In un altro articolo, sempre di oggi, Ma’an parla del razzo lanciato dalla Striscia e aggiunge che, dalla fine dell’ultima offensiva israeliana, almeno 4 Palestinesi, incluso un bambino di 4 anni, sono morti a causa di bombe inesplose. Inoltre, il 23 novembre scorso, i soldati israeliani hanno ucciso Fadil Muhammad Halawah, di 32 anni, mentre cacciava uccelli.
Poi, ci sono i pescatori feriti, le barche sequestrate, i morti, i feriti e gli arrestati, in Cisgiordania, le provocazioni continue dei coloni, i raid notturni, nelle case. Si può trovare tutto, su Ma’an News, tanto per rimanere alla stessa fonte.
In questo video c’è una sintesi della vita dei Palestinesi, sotto occupazione:
Non sarà che i Palestinesi sono stufi di subire tante vessazioni?
E’ certo che le stesse notizie che riceviamo noi attivisti dal campo, arrivano anche ai nostri giornalisti.
Rimane, solo, da attendere che le diffondano.
O chiedersi perché non lo fanno. Viene in mente la testimonianza di Davide che, il 15 settembre scorso, voleva entrare allo stadio di Livorno con la bandiera palestinese. Gli è stato impedito e, come motivazione, un agente della Digos ha opposto un “Non so nemmeno io perché (…) eseguo soltanto ordini. E’ vista peggio la bandiera della Palestina che la bandiera di Che Guevara, in questo periodoâ€.
Così, viene il dubbio.
Tocca ai giornalisti italiani smentire con i fatti l’agente della Digos e rassicurare tutti sull’autonomia della nostra Informazione.
(la foto è di Noor Harazeen – archivio 2014)
Fonte: We are all on the Freedom Flotilla 2 – News
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