Reportage da Damasco. La Siria è il cuore battente della Nazione Araba

'Per tentare di far cadere Assad, l''Occidente ha consentito ad Al-Qa''ida e all’ISIS di arruolare terroristi da mezzo mondo. La stampa ha contribuito a questa macelleria. [T.Khrais]'

Reportage da Damasco. La Siria è il cuore battente della Nazione Araba
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20 Dicembre 2014 - 18.57


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di Talal Khrais.

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In queste ore sono a Damasco. È la
mia 47esima missione in meno di quattro anni. La situazione cambia di
giorno in giorno. Nella capitale la vita scorre con una certa
tranquillità, con la frenesia tipica di una grande città. La gente
finalmente sorride perché, dopo tanto tempo, riesce a guardare il futuro
con ottimismo. La guerra per procura dichiarata alla Siria non ha
piegato il suo popolo. 

Oggi il Leone di Damasco,  Bashar  al-Assad, è
amato più che mai. Lui e il suo esercito sono determinati a combattere i
terroristi, nemici feroci che hanno tentato in tutti i modi di
distruggere un Paese, culla della civiltà e terra di Dio dove convivono
tutte le confessioni religiose.

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Questa straordinaria terra di convivenza e pace tra i popoli ha
saputo rispondere con orgoglio a una violenza inaudita e inspiegabile.
Nessun altro paese avrebbe potuto resistere così a lungo a una campagna
militare orchestrata dalle più importanti potenze del mondo, dagli Stati
Uniti a Israele, con il contributo determinante dei paesi del Golfo,
della Turchia e dell’Europa. Tutti insieme appassionatamente contro un
paese sovrano che non aveva mai  pregiudicato la sicurezza di altri
Stati. Un attacco deciso da tempo.


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Per far cadere Assad, i governi occidentali hanno consentito ad Al-Qa”ida e all’ISIS di arruolare terroristi da mezzo mondo. La stampa ha
contribuito a questa macelleria, a partire da quella italiana, da sempre
asservita ai potenti di turno. Le armi americane e francesi, fornite agli uomini del cosiddetto Esercito Libero Siriano, sono finite nelle mani
dei terroristi dell’ISIS e vengono utilizzate per uccidere il popolo
siriano. 

Da Washington e Parigi arrivano anche le bombe che i terroristi
lanciano sui quartieri civili, prendendo di mira anche ospedali e
scuole. La Siria però non cede di un millimetro, continua a resistere.
L’Occidente oggi conosce l’ondata di ritorno delle scelte politiche
portate avanti in questi anni, con i terroristi pronti a colpire nelle
più importanti capitali estere.

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La Siria dunque rinasce. A Damasco non si sentono più gli spari e le
esplosioni delle bombe. A Bab Touma, una volta sotto i bombardamenti, i
negozi sono aperti fino alle due del mattino e la gente è ritornata ad
animare le vie e le piazze. Diversi Paesi Arabi, come l’Oman, hanno
deciso di riaprire le loro ambasciate. Molti paesi dell’Unione Europea
hanno deciso di riprendere, seppure informalmente, l’attività consolare.

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Nella veste di responsabile delle relazioni esterne di Assadakah ho
accompagnato una delegazione della rete televisiva americana ABC, la
prima in Usa, in alcuni incontri con il governo siriano (il vice
ministro degli Esteri Faisal Moukdad e il Ministro dell’Informazione
Ombran el Zoubi). Per l’occasione sono sbarcati a Damasco il
responsabile delle relazioni estere della tv John William e il
coordinatore per l’Europa Clark Betson. La delegazione americana ha
espresso gratitudine alle autorità siriane per l’attenzione mostrata nei
loro confronti.


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La cosa che più mi ha colpito in queste giornate a Damasco è il
numero impressionante di ragazze e ragazzi che vanno in giro con la
bandiera siriana, quella sotto la quale l’Esercito Arabo Siriano ha
combattuto i terroristi per difendere la sovranità e la dignità del
Paese. La Siria, in qualunque modo la si pensi, è il cuore battente
della Nazione Araba.

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