'Un generale francese: ''L'ISIS l'hanno creato gli USA'''

'Il generale Desportes rinuncia a parlare con ''langue de bois'', e in Parlamento denuncia le responsabilità dirette di Washington nella creazione ed espansione dell’ISIS.'

'Un generale francese: ''L'ISIS l'hanno creato gli USA'''
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Redazione Modifica articolo

21 Gennaio 2015 - 05.49


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da Agence Info Libre.

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Il 17 dicembre 2014 la commissione per gli
Affari Esteri, per la Difesa e per le Forze Armate ha dibattuto in seduta
pubblica la proroga dell”operazione “Chammal” in Iraq. Presieduta da Jean-Pierre Raffarin, la commissione ha
sentito − durante la discussione – il generale di seconda sezione Henri
Bentégeat
[1],
ex capo di stato maggiore delle forze armate, il generale di corpo d’armata Didier
Castres
, vicecapo operativo di stato maggiore, l’on. Hubert
Védrine
, ex ministro degli Esteri, il generale di divisione a riposo Vincent
Desportes
− professore associato presso la facoltà di Scienze Politiche
di Parigi − e l’on. Jean-Yves
Le Drian
, ministro della Difesa.


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Rivediamo in dettaglio l”intervento del generale Vincent Desportes. Iniziando il suo
discorso con una breve presentazione dell’ISIS
(Daech), nel mettere soprattutto in evidenza il vero pericolo di questo gruppo terroristico
rispetto ai nostri interessi vitali, ha detto senza mezzi termini :

Chi è il dottor Frankenstein che ha
creato questo mostro? Diciamolo chiaramente, perché ciò comporta delle
conseguenze: sono gli Stati Uniti
.
Per interessi politici a breve termine, altri soggetti – alcuni dei quali
appaiono come amici dell”Occidente − hanno contribuito, per compiacenza o per calcolata
volontà, a questa creazione e al suo rafforzamento, ma le responsabilità principali sono degli Stati Uniti. Questo movimento,
con la fortissima capacità di attrarre e diffondere violenza, è in espansione. È
potente, anche se è caratterizzato da punti profondamente vulnerabili. È potente,
ma sarà distrutto. Questo è certo. Non ha altro scopo che quello di scomparire.

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Ecco chi ha il pregio di essere chiaro!

Mettendo in guardia i membri della commissione
sulle implicazioni di una guerra in un contesto di ridimensionamento delle
nostre forze, il generale Desportes ha aggiunto:

In
bilancio, di qualsiasi esercito si tratti, ci siamo impegnati oltre situazioni
operative standard, nel senso che ogni esercito sta usando le proprie risorse
senza avere il tempo di rigenerarle. In termini reali abbiamo forze insufficienti:
per compensare, a livello sia tattico che bellico, le facciamo girare a un
elevatissimo ritmo di utilizzo. Vale a dire che, se continua questo sovraccarico
di impiego, l”esercito francese si troverà nella situazione dell’usurato esercito
britannico in Iraq e in Afghanistan, costretto da alcuni anni a interrompere gli
interventi e rigenerare le proprie risorse “a casa”. Il notevole sforzo prodotto
ora a favore degli interventi avrà ripercussioni forti e quantificabili sulle
forze nel nostro Paese, in particolare in termini di prontezza operativa. Il
senso di responsabilità impone di sfatare definitivamente il mito della guerra
breve.

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Dopo alcuni cenni sulle basi della
strategia militare, il generale Desportes ha delineato una serie di cinque principi
che dovranno guidare qualsiasi decisione di intervento .


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Secondo il primo principio, ci si deve impegnare solo se si può
controllare il livello strategico
. Se questo precetto non è rispettato, è
evidenziato il rischio di usare le proprie forze armate col discredito e la
perdita d’immagine che ne conseguono.

È
il caso della Francia in Afghanistan: ha fatto una “guerra americana”
senza un controllo strategico d”insieme, senza controllo sullo svolgimento
delle operazioni e senza controllo sulla direzione della coalizione.


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Il secondo principio dice che si deve intervenire solo laddove ci sia
“senso strategico”
.

La
Francia è grande nel mondo, in particolare per il suo posto nel Consiglio di
sicurezza dell”ONU, ma poiché questo posto le viene contestato ogni giorno,
deve difenderlo e legittimarlo ogni giorno. E può farlo solo attraverso la sua
capacità di gestione utile dei focolai di tensione del mondo. Il che, tra
l”altro, richiede assolutamente la necessità di rafforzare la nostra capacità
di agire come “nazione guida” e di “entrare per primi”. Non
ci sono dubbi: il nostro posto tra i cinque membri permanenti del Consiglio di
sicurezza dell”ONU e la nostra influenza nelle questioni mondiali si basano in
primo luogo sulla nostra capacità di agire concretamente nelle situazioni di crisi
(capacità e credibilità).

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Terzo principio: occorre definire obiettivi raggiungibili. Prendendo l”esempio
dell”Afghanistan,
Desportes dice
che «gli obiettivi hanno assai rapidamente deviato e superato i mezzi di cui
disponeva la coalizione (soprattutto in termini di tempi e di capacità di
controllo dello spazio terrestre)»
.


Quarto principio: intervenire solo quando l”azione considerata è compatibile con i mezzi
a disposizione, immediatamente e nel lungo termine
. Essendo uno dei primi
ad avere criticato pubblicamente il Libro bianco sulla difesa del 2013, il
generale Desportes ha dichiarato:

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Il
Libro bianco 2013 parla di «volume di forze sufficienti». In effetti, come è
noto, l”operazione “Serval” è stata una scommessa estremamente rischiosa, a
causa del basso volume di forze dispiegate combinato con la grande obsolescenza
della maggior parte delle attrezzature impiegate. L”operazione “Sangaris” un azzardo finito male, poiché la scommessa fatta sulla
“sorpresa iniziale” non è stata vinta. Poi la negazione della realtà unita
alla nostra mancanza di risorse ha impedito l”adattamento della forza alla
reale situazione sul campo e allo schieramento immediato dei cinquemila uomini
che erano indispensabili.

Quinto principio: non fare il primo passo senza considerare l”ultimo.

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Ciò
significa che si devono valutare − senza condizionamenti ideologici, senza
essere ciechi − le conseguenze di un intervento, soprattutto se non si intende
arrivare fino in fondo.

Al termine del suo discorso, il generale
Desportes ha continuato a mettere sull’avviso i membri della Commissione sul decadimento
delle nostre forze armate.

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L’evidente
sottodimensionamento della spesa operativa produce significativi effetti
negativi di cui deve essere consapevole chi decide. Anzitutto, apprendere dai
media − senza una chiara smentita − che i corpi militari spendono
ingiustificatamente il magro bilancio francese evidenzia il fallimento morale, dal
momento che i nostri soldati combattono su tutti i fronti, per la Francia e ai suoi
ordini, con risorse veramente troppo scarse. Inoltre c’è che siamo sempre sotto
il livello della “massa critica”: questo sottodimensionamento del budget
ha un impatto diretto sia sul successo delle operazioni sia sulla sicurezza dei
nostri soldati, che finiscono per ritrovarsi messi in pericolo.

A proposito dell’operazione “Chammal”, il
generale dichiara:

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Giungo
a Chammal dopo un paio di giri, lo ammetto, ma non si perde mai tempo a
prendere un momento di distanza strategica, in un’epoca in cui la tendenza è proprio
quella di ragionare in fretta, in termini di spese di cassa, su problemi che richiedono
tempi lunghi e investimenti pesanti. Non mi trattengo sull’attuale sconcertante
contraddizione tra, da un lato, il conflitto del mondo alle nostre porte, nel
nostro est, nel nostro sud-est, nel nostro sud, la moltiplicazione dei nostri
interventi e, dall’altro lato, il deterioramento rapido e profondo delle nostre
capacità di bilancio con, a valle, quello delle nostre capacità militari. A
destra e a sinistra lo sanno tutti; alcuni, troppo pochi, lo dicono. […] E
allora? Atteniamoci al ben noto principio della guerra, il principio di concentrazione… o alla sua versione popolare: “chi
troppo vuole nulla stringe”. Smettiamo di espanderci! Guardiamo in faccia la
realtà.

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Stato
islamico. “ISIS delenda est”: certamente! Siamo profondamente
solidali, ma non siamo in alcun modo responsabili. I nostri interessi esistono,
ma sono indiretti. Da quelle parti le nostre capacità sono limitate e irrisorie,
rispetto agli Stati Uniti, e la nostra influenza strategica è estremamente
limitata.


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Traduzione per Megachip a cura di Emilio
Marco Piano.




NOTA
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[1] Il termine “di seconda sezione” significa che il generale ha
lasciato il servizio attivo ed è passato a disposizione del ministro della
Difesa, NdT.

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