di Giulietto Chiesa.
Non è chiaro se questa sia la posizione di Obama, ma è certo che è la posizione di coloro che guidano il Senato e la Camera dei Rappresentanti e che fanno il cattivo tempo americano.
Dietro di loro mancava il codazzo dei vassalli europei dell’America: Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania.
C’era Poroshenko, ma nella sua ombra c’erano i nazisti di Kiev, gli oligarchi amici che finanziano gli squadroni della morte come il famigerato “battaglione Azovâ€. I “giocatori di pietraâ€.
Vladimir Putin ha parlato per primo, significativamente, dopo la maratona negoziale, contenendo l’ottimismo, ma era soddisfatto.
Non ne faremo qui l’elogio semplicemente perché in politica gli atti corrispondono sempre agl’interessi e, evidentemente, Berlino, Parigi e Londra hanno fatto i loro calcoli e hanno concluso che il disastro (da loro stessi incoraggiato, per altro) potrebbe trasformarsi in una loro catastrofe.
Resta il fatto che gli sforzi russi per favorire una frattura del blocco occidentale hanno avuto, per ora, un successo.
Vedremo ora se Merkel e Hollande, che hanno preso su di sé il ruolo di garanti per conto dell’Europa, riusciranno a trasformare la posizione da loro assunta in “posizione dell’Europa†tutta intera. Di Polonia e Baltici ho già detto. L’Italia di Renzi è uccel di bosco, anche se Gentiloni, ministro degli esteri, e Mogherini, ministra degli esteri europea si sono mossi sulla linea di Merkel-Hollande. La Grecia appoggerà . Gli altri non sono stati nemmeno consultati.
Più difficile la situazione a Kiev. Là dominano direttamente gli USA. Poroshenko non è una colomba. Jatseniuk è un quasi nazista. La Rada è una platea di cani arrabbiati russofobici, pronta a respingere un qualunque piano di pace. Sul campo di battaglia gli unici che prendono l’iniziativa, quando possono, sono i nazisti di Settore Destro e gli ultra di Svoboda. Se non costretti non accetteranno e non applicheranno nessun cessate il fuoco.
Ma il secondo fattore, che ha reso molto pesante la spada di Mosca sul negoziato, è stata la disfatta dell’esercito ucraino. Putin ha rivelato che su questo aspetto centrale c’è stato un forte braccio di ferro durante la notte. “Da sei a otto mila uomini dell’esercito di Kiev†sono intrappolati nella sacca di Debaltsevo. Poroshenko non lo sapeva. E’ stato necessario chiamare a consulto gli esperti militari delle due parti per far toccare con mano che la Russia stava garantendo la sopravvivenza fisica di quel contingente. Se i ribelli del Donbass non fossero stati trattenuti dal Cremlino, Debaltsevo sarebbe ora un gigantesco cimitero. Con ogni probabilità non solo di cadaveri ucraini, visto che fonti del Donbass parlavano di diverse centinaia di soldati europei, tra cui tedeschi, francesi, polacchi, baltici. Questo spiegherebbe, anche, la fretta del viaggio a Mosca di Merkel e Hollande.
Ma, in sostanza, un esercito combattente ucraino non esiste più. E non potrà essere ricostituito in breve tempo, sempre che ve ne sia la possibilità . Semmai il problema, per Putin, sarà di tenere a bada le milizie vincitrici del Donbass convincendole a non avanzare ulteriormente, anzi a retrocedere sulle linee del fronte del settembre 2014.
E’ un fatto, tuttavia, che Putin, per la prima volta, ha parlato esplicitamente della Repubblica di Donestk e di Lugansk affermando che il negoziato sulla linea di separazione, di attestamento delle armi pesanti, di arretramento delle truppe, dovrà essere fatto direttamente da Kiev e dalle istituzioni dei ribelli.
Silenzio sulla Crimea. Non si sa se se n’è parlato, ma tutto lascia ritenere che, su questo punto, non ci sia stato negoziato. Putin non sarebbe andato all’incontro di Minsk se una tale questione fosse stata anche solo ventilata.
Fonte: http://italian.ruvr.ru/2015_02_12/Nel-dopo-Minsk-gli-ostacoli-prevalgono-sullottimismo-6820/.
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