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di Sergio
Rame.
Rame.
A quattro anni dall”ultimo
“libro bianco”, quasi un”era geologica nel settore militare, il Pentagono
aggiorna la strategia globale di difesa.
“libro bianco”, quasi un”era geologica nel settore militare, il Pentagono
aggiorna la strategia globale di difesa.
E mette in chiaro gli obiettivi e i
rischi che la Difesa americana deve mettere in conto. Da un lato cӏ la minaccia
di entità terroristiche come lo Stato
islamico, dall”altro i sempre più possibili conflitti con la
Cina e la Russia. In entrambi i casi, gli Stati Uniti sentono minacciata la
sicurezza dei propri interessi. E per questo sono pronti a reagire.
rischi che la Difesa americana deve mettere in conto. Da un lato cӏ la minaccia
di entità terroristiche come lo Stato
islamico, dall”altro i sempre più possibili conflitti con la
Cina e la Russia. In entrambi i casi, gli Stati Uniti sentono minacciata la
sicurezza dei propri interessi. E per questo sono pronti a reagire.
Nel rapporto 2015 National Military,
il generale Martin Depsey, capo degli Stati maggiori riuniti (l’ufficiale più
alto in grado nelle forze armate americane), avverte che c’è “una bassa ma crescente”
probabilità che gli Stati Uniti possano combattere una guerra con potenze
del calibro della Russia e della Cina. Anche se Mosca e Pechino non vengono
citate esplicitamente, il generale Depsey pensa proprio a loro quando ipotizza
le “conseguenze
immense” di un conflitto armato. Alla Russia il capo degli
Stati maggiori riuniti rinfaccia di aver “ripetutamente
dimostrato che non rispetta la sovranità dei suoi vicini (Ucraina) e la sua
volontà di ricorrere all’uso della forze pur di raggiungere i suoi
obiettivi”. Nel “libro bianco” della Difesa
americana viene, quindi, ribadito che “le
azioni militari russe stanno minacciando direttamente o per procura la
sicurezza regionale”. Il riferimento (tutt”altro che velato)
è alla presenza di truppe russe in Ucraina.
il generale Martin Depsey, capo degli Stati maggiori riuniti (l’ufficiale più
alto in grado nelle forze armate americane), avverte che c’è “una bassa ma crescente”
probabilità che gli Stati Uniti possano combattere una guerra con potenze
del calibro della Russia e della Cina. Anche se Mosca e Pechino non vengono
citate esplicitamente, il generale Depsey pensa proprio a loro quando ipotizza
le “conseguenze
immense” di un conflitto armato. Alla Russia il capo degli
Stati maggiori riuniti rinfaccia di aver “ripetutamente
dimostrato che non rispetta la sovranità dei suoi vicini (Ucraina) e la sua
volontà di ricorrere all’uso della forze pur di raggiungere i suoi
obiettivi”. Nel “libro bianco” della Difesa
americana viene, quindi, ribadito che “le
azioni militari russe stanno minacciando direttamente o per procura la
sicurezza regionale”. Il riferimento (tutt”altro che velato)
è alla presenza di truppe russe in Ucraina.
Nel testo viene messa nero su bianco
la preoccupazione legata allo sviluppo delle tecnologie che stanno facendo perdere
agli Stati Uniti il vantaggio che avevano sempre avuto nel settore. “Quando si applicano a sistemi
militari – si legge – questa diffusione di tecnologia va a sfidare il vantaggio
competitivo a lungo detenuto dagli Stati Uniti in settori come l’allarme rapido
(early
warning, per
l’individuazione di una minaccia, come il lancio di un missile balistico
intercontinentale, ndr) e i bombardamenti di precisione”.
Apparentemente indifferenti ai negoziati sul programma nucleare iraniano su
cui entro il 7 luglio è prevista un’intesa, il Pentagono continua ad inserire
l”Iran, accanto alla Cina, alla Russia e alla Corea del Nord, nella lista di
Paesi che pongono “gravi
preoccupazioni di sicurezza” all’America e ai suoi alleati.
Alla Cina
il Pentagono rinfaccia di alimentare “la
tensione nella regione Asia-Pacifico”. Il riferimento è alla
costruzione di isole artificiali su barriere coralline a migliaia di chilometri
dalla costa cinese pur di rivendicare la territorialità dell’80% del Mar Cinese
Meridionale seguendo la dottrina militare della “linea dei nove punti”, in
contrasto con le nazioni vicine, Giappone, Filippine, Vietnam, tra le altre.
la preoccupazione legata allo sviluppo delle tecnologie che stanno facendo perdere
agli Stati Uniti il vantaggio che avevano sempre avuto nel settore. “Quando si applicano a sistemi
militari – si legge – questa diffusione di tecnologia va a sfidare il vantaggio
competitivo a lungo detenuto dagli Stati Uniti in settori come l’allarme rapido
(early
warning, per
l’individuazione di una minaccia, come il lancio di un missile balistico
intercontinentale, ndr) e i bombardamenti di precisione”.
Apparentemente indifferenti ai negoziati sul programma nucleare iraniano su
cui entro il 7 luglio è prevista un’intesa, il Pentagono continua ad inserire
l”Iran, accanto alla Cina, alla Russia e alla Corea del Nord, nella lista di
Paesi che pongono “gravi
preoccupazioni di sicurezza” all’America e ai suoi alleati.
Alla Cina
il Pentagono rinfaccia di alimentare “la
tensione nella regione Asia-Pacifico”. Il riferimento è alla
costruzione di isole artificiali su barriere coralline a migliaia di chilometri
dalla costa cinese pur di rivendicare la territorialità dell’80% del Mar Cinese
Meridionale seguendo la dottrina militare della “linea dei nove punti”, in
contrasto con le nazioni vicine, Giappone, Filippine, Vietnam, tra le altre.
“Dalla pubblicazione
dell’ultima (analisi) di strategia militare – ha sostenuto Dempsey – il
disordine globale è cresciuto mentre alcuni dei nostri vantaggi (tecnologici)
hanno iniziato a ridursi”.
Nel testo del 2011, per esempio, si parlava poco e nulla della Russia. E non si
faceva alcun accenno allo Stato islamico, dal momento che il califfo Abu Bakr
al Baghdadi non lo aveva ancora fondato. Nel 2015
National Military gli ufficiali del Pentagono prevedono che la
minaccia rappresentata da entità terroristiche come l”Isis saranno
affrontate in “conflitti
che esploderanno più rapidamente, dureranno più a lungo e avranno luogo su un
campo di battaglia molto più tecnicamente difficile” perché
questi gruppi “rappresentano
una minaccia immediata alla sicurezza transregionale perché riescono a
sfruttare insieme rapidamente le tecnologie disponibili con ideologie
estremiste”.
dell’ultima (analisi) di strategia militare – ha sostenuto Dempsey – il
disordine globale è cresciuto mentre alcuni dei nostri vantaggi (tecnologici)
hanno iniziato a ridursi”.
Nel testo del 2011, per esempio, si parlava poco e nulla della Russia. E non si
faceva alcun accenno allo Stato islamico, dal momento che il califfo Abu Bakr
al Baghdadi non lo aveva ancora fondato. Nel 2015
National Military gli ufficiali del Pentagono prevedono che la
minaccia rappresentata da entità terroristiche come l”Isis saranno
affrontate in “conflitti
che esploderanno più rapidamente, dureranno più a lungo e avranno luogo su un
campo di battaglia molto più tecnicamente difficile” perché
questi gruppi “rappresentano
una minaccia immediata alla sicurezza transregionale perché riescono a
sfruttare insieme rapidamente le tecnologie disponibili con ideologie
estremiste”.
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