La distruzione del tempio di Baal a Palmira. Lettura geopolitica

Geopolitica e arte nella crisi sistemica. Usano la narrazione del fondamentalismo islamico per distruggere le basi mitopoietiche della civiltà umana [Piotr]

La distruzione del tempio di Baal a Palmira. Lettura geopolitica
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25 Agosto 2015 - 20.00


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di Piotr.

Quando visitai il tempio di Baal a
Palmira rimasi affascinato e commosso.

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Era l’anno prima dell’inizio della
cosiddetta (dai nostri media e intellettuali) “rivolta anti Assad”, ovvero
l’attacco imperiale con mercenari tagliagole alla Siria.

E tagliagole lo sono. L’ultima
gola tagliata è stata quella di Khaled
al-Asaad
, ottuagenario direttore dei siti archeologici di Palmira.

Dopo la sua decapitazione l’ISIS
ha distrutto il tempio di Baal. Me lo aspettavo da tempo. Lo hanno fatto ieri.

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Chi non lo ha già visto non lo
vedrà mai più.

Non è solo fanatismo. Si usa il fanatismo per uno scopo preciso:
fare della storia di una nazione, della sua cultura, un ammasso di macerie
. Letteralmente.

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L’impero in difficoltà, e pertanto
pericolosissimo, non vuole davanti a sé nazioni, civiltà, società strutturate e
potenzialmente solidali (e qui i devoti della
religione laicista, quella del genitore 1 e
genitore 2, devono riflettere molto). Sono di ostacolo, anche quando non sono
direttamente “competitor”. Perché coi
competitor possono allearsi o anche solo rimanere neutrali e quindi ostacolare
le manovre imperiali di aggiramento, avvolgimento, conquista e minaccia.

Così le civiltà devono essere
ridotte a macerie e con esse la bellezza dei loro lasciti.

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Se si guardano i tempi storici si vedrà che in Occidente si era appena fatto in tempo
ad arrivare al concetto di “patrimonio dell’umanità” che quel patrimonio è
incominciato ad essere sistematicamente distrutto
.

Tra un po’ il nome di Gertrude Bell diverrà familiare, per
via di un film, “La regina del deserto”,
che Werner Herzog ha appena fatto,
con protagonista Nicole Kidman.

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Gertrude Bell era una dottissima
spia inglese dell’Oriental Office, collega di Lawrence d’Arabia durante la I Guerra Mondiale e gli anni
successivi.

Ebbene, l’agente inglese Gertrude
Bell oltre all’Iraq, fondò anche il museo
di Baghdad
. In altri termini, l’impero inglese, pur tombarolo e
narcotrafficante (guerre dell’oppio), fondò l’Iraq e il Museo Nazionale
Iracheno.

Qualche decennio dopo, un altro impero, quello statunitense,
scagliò le sue truppe contro la nazione fondata dagli Inglesi e con l’aiuto di
esperti al proprio seguito depredò quel
museo
. Come si sa, alla notizia della prossima invasione la ricca
committenza aveva stilato una lista di
tesori
di ogni tipo da trafugare. Così gli Stati Uniti oltre che
narcotrafficanti (Afghanistan e Colombia) si sono dimostrati anche feroci
tombaroli, peggiori dell’impero precedente.

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Insomma, le crisi sistemiche scatenano guerre. E’ sempre stato così. Ma
queste, come le potenze che le scatenano, non sono sempre uguali. C’è una
marcia verso il peggio e per un motivo preciso. Perché le crisi sono sempre più
lunghe, i periodi di sviluppo sempre più brevi e gli ostacoli da superare e le
risorse per superarli per venirne a capo sempre più grandi, enormi.

Così l’Occidente americanizzato oltre che post-moderno e post-industriale
sta diventando anche post-civile
. La civiltà occidentale che abbiamo
conosciuto ha avuto una lunga gestazione e il suo pieno sviluppo è durato poco
più di due secoli. Un niente nei tempi storici. Un lungo periodo per noi che ne
stiamo vedendo con spavento, dolore e nostalgia la fine dopo averne vissuto
l’apogeo.

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Ci sarebbe da discutere a lungo su
un impero ipertecnologico che utilizza
una narrazione mitica, il fondamentalismo islamico, per distruggere le basi
mitopoietiche che sono alla radice della civiltà umana
. Un discorso
interessante ma lungo.

Per ora accontentiamoci di vedere
cosa dice, a seguito delle contestate nomine Dario Franceschini ai musei
italiani, Jean Clear, ex direttore
di importanti istituzioni artistico-culturali come la Biennale, il Beaubourg e
il Museo Picasso:

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«Prima di tutto ho paura che non si rispetti
l”identità di un museo, la specificità della cultura locale che vi è
custodita e che va tutelata
[…].Il
fatto che molti dei prescelti siano stranieri è in sé un fatto positivo, se non
fosse che dovranno operare dentro musei ridotti a macchine per incassare soldi
[…]. L”idea
del neo direttore tedesco degli Uffizi, Eike Schmidt, di dare in affitto delle
stanze della galleria segna l”inizio della fine. O piuttosto la continuazione di una decadenza della quale lui stesso sarà il responsabile
finale
[…]. I musei sono utilizzati come riserve
auree per dar credito a operazioni di manipolazione finanziaria
, forniscono
quel deposito che dà pregio alle proposte del mercato privato
[…]. Viviamo
nel tempo dell”arte cloaca. Il museo è il punto finale di un”evoluzione sociale
e culturale. È una catastrofe senza precedenti. Il crollo della nostra civiltà
».

Parola di esperto (su “La Repubblica”, sottolineature
mie).

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La crisi sistemica non solo
distrugge tutto ciò che può al di fuori del mondo occidentale, ma oramai porta
all’autocannibalizzazione dell’Occidente stesso.

La sinistra, dal canto suo, si è
da tempo autocannibalizzata i propri ideali.

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Il semicolto medio di sinistra si
chiederà infatti un po’ accigliato: «La
fa facile, questo francese. Ma dove li pendiamo i soldi per i musei?»
.

A parte che il budget per i musei
(e per la cultura) è già ora ridicolo, proporrò un piccolo quesito aritmetico.
L’ultimo “salvataggio” della Grecia prevede 86 miliardi di euro. Di questi 79
serviranno per pagare i precedenti interessi e a ricapitalizzare le banche così
che possano continuare nelle loro speculazioni “levantine” in combutta con le
teutoniche banche tedesche. Domanda: quanti miliardi rimangono? Ne rimangono 7,
che non andranno al welfare, ai trasporti, alla sanità, all’istruzione e alla cultura (che sono cose che devono essere
privatizzate – anche da noi!).
Andranno alle aziende in credito con lo Stato.

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I soldi ci sono, a palate. Il quantitative easing di Draghi è di un trilione di euro. Ma andrà
alla finanza, per tenere in piedi il suo castello di carte. La ricchezza reale
prodotta dalle nazioni e quella da esse ereditata deve essere spremuta senza
ritegno e senza pietà per lo stesso scopo. Ma
il semicolto medio di sinistra crede alla narrazione “siamo senza soldi”
.

Il semicolto medio di sinistra
crede anche alle lacrime da coccodrillo
del PD
per l’assassinio di Khaled al-Asaad. Ma se sono tanto addolorati da
ricordare l’archeologo siriano in tutte le feste dell’Unità, perché l’allora
segretario del PD, Pier Luigi Bersani,
faceva comizi per la libertà della Siria assieme a un militante jihadista
beccato poi dal New York Times nel
primo nucleo siriano dell’ISIS mentre uccideva a sangue freddo prigionieri e che
oggi è indagato per terrorismo internazionale dalla Procura di Milano?

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Il semicolto medio di sinistra
pensa che sia stato un “errore”, che Bersani non sapesse. Come? Il segretario
del maggiore partito italiano, più volte al governo, non sapeva? E come mai
persone molto più normali lo sapevano?

La categoria di “errore” è usata dai semicolti e anche
dai colti di sinistra, per non fare i conti con la realtà
, per poter continuare a votare PD, in base a motivi ideologici,
cioè totalmente campati per aria.

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Il semicolto di sinistra crede che
gli USA e l’Occidente siano contro l’ISIS, che gli faccia orrore. Perché allora
il senatore John McCain faceva
riunioni con al-Baghdadi, lo sceicco dell’ISIS? Errava? Nemmeno per sogno. Ha
ribadito alla televisione americana che continua a tenere contatti con quei
tagliagole.

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Perché fino a sei mesi fa la Nato
passava all’ISIS informazioni satellitari per combattere Assad? Dico “fino a sei
mesi fa” perché pare (pare) che queste informazioni la NATO da un semestre in
qua le passi solo al Fronte al-Nusra, cioè ad al-Qa”ida, che sarebbero i
“ribelli moderati”.

La collaborazione sta finendo, o
per lo meno riducendosi? Mah! Forse si sta solo spostando di luogo. Che ci fa
un nucleo dell’ISIS in Ucraina? E sì, perché mentre promette fiamme su Roma, l’ISIS
in Europa c’è di già. È in Kosovo, dove apre madrase, ed è in Ucraina dove a
quanto pare ha già formato un “governo in esilio della Crimea”.

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Manovre imperiali di aggiramento e
avvolgimento.



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