'L''equivoco equinodotto dell''ISIS'

'Cisterne invisibili, migliaia di muli, zero oleodotti. Com''è che l''ISIS smercia ogni giorno un mare di petrolio e l''Occidente non lo vede? Quando le news sono equine'

'L''equivoco equinodotto dell''ISIS'
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19 Novembre 2015 - 22.08


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NOTA PRELIMINARE DEL 19 NOVEMBRE 2015.

Ripubblichiamo oggi un pezzo del 18 settembre 2014. Guardando i video che mostrano il bombardamento delle cisterne petrolifere dell”ISIS ci è tornato in mente questo articolo ormai datato, eppure attualissimo. Ma com”è che CIA, coalizioni con 40 paesi, tutta la stampa, grandi strateghi non avevano pensato quello che avevano dedotto i misteriosi Matzu Yagi e Gengis Kant?

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di Matzu Yagi e Gengis Kant.

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Gli esperti dicono che l”Emirato Islamico dell’Isis è
finanziariamente autonomo anche perché guadagna circa 2 milioni di dollari al giorno dalla vendita del petrolio estratto nei
territori che occupa, in luoghi dove fino a poco tempo fa prosperavano colossi
come la francese Total e l’anglo-olandese Shell. Ma due milioni di dollari
corrispondono a più di 20.000 barili al giorno e il barile contiene circa 160
litri. Cioè l”Isis consegna a qualcuno 2800 tonnellate di petrolio, tutti i giorni
.

E come fa?

Non lo vedono dai satelliti chi si viene
a prendere 2800 tonnellate di roba, quotidianamente? E da dove viene questo
qualcuno? Anche questo non si nota, visto che ad occhio dovrebbero essere circa
130 camion cisterna?

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Cioè i satelliti non vedono colonne di 130 autocisterne che tutti i giorni fanno avanti ed indietro
dai territori dell”Isis? Era dai tempi del film Duel di Steven Spielberg che non si vedeva un’autocisterna così
demoniaca, e ora ce ne sono addirittura centotrenta e nessuno le nota, nessuno
le bombarda?

Siete già sbalorditi? La raccontano
ancora più grossa. Molto di più. Queste
cifre potreste moltiplicarle addirittura per tre
, perché il prezzo del
petrolio di contrabbando sarebbe addirittura meno di un terzo rispetto alle
quotazioni ufficiali: per fare 2 milioni al giorno dovete moltiplicare i
barili, che potrebbero arrivare addirittura a 100mila al giorno, superando le
10mila tonnellate, cioè quanto la produzione giornaliera di un paese
esportatore come il Sudan.

E gli onniscienti satelliti non vedono
neanche in quale porto attracchino le navi che vanno a contrabbandare tutta
quella roba? Chi è il direttore della logistica, il mago Silvan? Sim sala
bin… (alias Bandar bin Sultan bin Abdulaziz Al Saud).

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Certo, il Wall Street Journal dice che il traffico avviene su zattere che seguono la
corrente del fiume Oronte, nonché su contenitori caricati sul dorso di muli e
asini furbissimi che evitano i doganieri turchi perché percorrono mulattiere
poco battute. Uno sconfinato formicaio
equino
capace di coprire lunghe distanze. Quanti muli ci vogliono per
trasportare migliaia di tonnellate? La
Saipem e tutti i costruttori di oleodotti hanno dunque sbagliato tutto
.
Perché sprecare tanta siderurgia per costruire complicate pipelines su tragitti di migliaia di chilometri? Bastava avere
fieno sufficiente, equini pazienti (anche nelle redazioni), e avremmo
distribuito tutti gli idrocarburi del mondo.

Ecco, è davvero il caso di metter su una
coalizione di 40 paesi per andare a scoprire questo fitto e irrisolvibile
mistero che sfida ogni legge dell’ottica e della fisica.

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