di Manlio Dinucci.
ministri della difesa UE il 5 febbraio ad Amsterdam, il segretario
della NATO Jens Stoltenberg ha lodato «il piano degli Stati uniti di
accrescere sostanzialmente la loro presenza militare in Europa,
quadruplicando i finanziamenti a tale scopo». Gli USA possono così
«mantenere più truppe nella parte orientale dell’Alleanza,
preposizionarvi armamenti pesanti, effettuarvi più esercitazioni e
costruirvi più infrastrutture». In tal modo, secondo Stoltenberg, «si
rafforza la cooperazione UE-NATO». Ben altro lo scopo.
sottolineava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale
canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari
europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che
minerebbero la struttura di comando dell’Alleanza», ossia il comando USA.
popolazione dell’Unione, fanno oggi parte della NATO sempre sotto
comando USA, riconosciuta dalla UE quale «fondamento della difesa
collettiva». Facendo leva sui governi dell’Est, legati più agli USA che
alla UE, Washington ha riaperto il fronte orientale con una nuova
guerra fredda, spezzando i crescenti legami economici Russia-UE
pericolosi per gli interessi statunitensi.
bandiera a stelle e strisce assieme a quella della NATO.
In Polonia, la
nuova premier Beata Szydlo ha ammainato dalla sue conferenze stampa la
bandiera della UE, spesso bruciata nelle piazze da «patrioti» che
sostengono il governo nel rifiuto di ospitare i rifugiati (frutto delle
guerre USA/NATO), definiti «invasori non-bianchi».
In attesa del Summit
NATO, che si terrà a Varsavia in luglio, la Polonia crea una brigata
congiunta di 4mila uomini con Lituania e Ucraina (di fatto già nella
NATO), addestrata dagli USA.
In Estonia il governo annuncia «un’area
Schengen militare», che permette alle forze USA/NATO di entrare
liberamente nel paese.
Sul fronte meridionale, collegato a quello
orientale, gli Stati Uniti stanno per lanciare dall’Europa una nuova
guerra in Libia per occupare, con la motivazione di liberarle dall’ISIS,
le zone costiere economicamente e strategicamente più importanti.
russo a sostegno delle forze governative ha bloccato il piano USA/NATO
di demolire questo Stato usando, come in Libia nel 2011, gruppi islamici
armati e addestrati dalla CIA, finanziati dall’Arabia Saudita,
sostenuti dalla Turchia e altri.
richiede «boots on the ground», ossia forze terrestri – è stata
concordata dagli Stati uniti non con l’Unione europea, inesistente su
questo piano come soggetto unitario, ma singolarmente con le potenze
europee dominanti, soprattutto Francia, Gran Bretagna e Germania.
Potenze che, in concorrenza tra loro e con gli USA, si uniscono quando
entrano in gioco gli interessi fondamentali.
segretaria di Stato: USA e Francia attaccarono la Libia anzitutto per
bloccare «il piano di Gheddafi di usare le enormi riserve libiche di
oro e argento per creare una moneta africana in alternativa al franco
CFA», valuta imposta dalla Francia a sue 14 ex colonie.
mirava oltre, a liberare l’Africa dal dominio del FMI e della Banca
mondiale. Perciò fu demolita la Libia, dove le stesse potenze si
preparano ora a sbarcare per riportare «la pace».
Fonti:
– http://www.pandoratv.it/?p=6148.
– ilmanifesto.it.