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di Alberto Negri.
Quando si incontreranno martedì al
palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi
negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la
guerra in Libia?
palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi
negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la
guerra in Libia?
La risposta più ovvia – il Califfato – è quella di comodo. La guerra di
Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e
americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le
tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra
di interessi geopolitici ed economici.
Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e
americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le
tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra
di interessi geopolitici ed economici.
L’esito non è stato l’avvento
della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo
posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato
fallito.
della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo
posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato
fallito.
La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della
torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e
Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l’export di
petrolio.
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Fonte: Il Sole 24 Ore.
Segnalato da Zeroconsensus.
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