Messaggi in stile mafioso intorno alla miccia libica

'Esattamente 11 anni dopo Calipari, un''altra tragedia intorno a questioni di ostaggi italiani e una sporca guerra sullo sfondo. Un ambasciatore loquace, un governo silente.'

Messaggi in stile mafioso intorno alla miccia libica
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7 Marzo 2016 - 21.18


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di Vincenzo Brandi.

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La
tragica vicenda – ancora misteriosa – dei due tecnici italiani uccisi in Libia ci
induce a qualche riflessione in
libertà, non basata su dati certi
(che mancano), ma su considerazioni logiche
e domande che chiunque abbia un
minimo di raziocinio può porsi.

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I
tecnici italiani erano stati rapiti mesi fa da bande di jihadisti – criminali -mercenari
(le tre cose non sono affatto in contraddizione nel panorama nordafricano e
mediorientale dei paesi devastati dalle guerre di questi anni), ritenute vicine
allo Stato Islamico, nella città di Sabrata,
posta a circa 60 Km ad ovest di Tripoli, verso la frontiera tunisina.

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Queste
bande si disputavano il territorio con le altre bande che hanno preso il potere
a Tripoli (come “Alba Libica”) e Misurata, legate alla Fratellanza Musulmana e finanziate da Turchia e Qatar. Negli
ultimi mesi era stata esercitata una forte pressione internazionale perché il
“governo di Tobruk”, unico riconosciuto internazionalmente, di tendenze laiche
e sostenuto dalle truppe del generale Haftar e dall’Egitto, si alleasse con il
cosiddetto “governo di Tripoli”, formando un unico governo. Il parlamento di
Tobruk ha finora rifiutato, ed anzi ha attaccato le bande jihadiste che
dominavano a Bengasi (come “Ansar Al-Sharia”), potenziali alleate del “governo
di Tripoli”.

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Poco
tempo fa aerei statunitensi partiti
dall’Italia
, probabilmente da Trapani o Sigonella (non si è mai detto da
dove), hanno attaccato Sabrata uccidendo una quarantina di jihadisti.
Contemporaneamente droni partiti da
Sigonella hanno attaccato le posizioni dello Stato Islamico che si disputano il
territorio con le bande di Tripoli e Misurata.

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Possiamo
immaginare quanto questi bombardamenti abbiano giovato alla faticosa trattativa che i servizi segreti italiani
stavano tenacemente sviluppando per la liberazione dei nostri quattro
connazionali sequestrati (ovviamente dietro pagamento di un riscatto, come già
avvenuto nel caso di Giuliana Sgrena in Iraq e delle due ragazze
filo-jihadiste, Greta e Vanessa, catturate in Siria).

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Ma
quando sembrava che le trattative fossero finalmente andate in porto, ecco che
scatta la provocazione. Le milizie
dei Fratelli Musulmani, legate al “governo di Tripoli”, attaccano i Jihadisti
che stanno spostando gli ostaggi, presumibilmente per consegnarli ai servizi
italiani. Due tecnici perdono tragicamente la vita, forse uccisi dagli stessi
rapitori per rappresaglia, forse uccisi dal “fuoco amico” come i due ostaggi
serbi uccisi dai bombardamenti americani (ma erano due “cattivi” serbi: a chi
interessa?).

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Chi ha suggerito questa
provocazione, e perché?
Non possiamo dimenticare il caso del povero Nicola Calipari, ucciso in Iraq esattamente 11 anni prima di loro,
il 4 marzo 2005, da una pattuglia dell’esercito statunitense in circostanze
poco chiare (ma si sa che gli USA non gradiscono trattative con i “terroristi”
fatte da altri).

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Ma
giungono altri segnali ancora più significativi. Poco tempo fa il Segretario di
Stato John Kerry ha dichiarato che
un intervento militare a guida italiana
contro l’ISIS in Libia (e quindi a sostegno delle bande di Tripoli e Misurata)
sarebbe stato molto gradito. Oggi l’ambasciatore
statunitense a Roma
dichiara che il governo italiano aveva promesso un
corpo di spedizione italiano di 5000
uomini
e rampogna l’Italia per le
sue esitazioni
. Forse l’attivismo dei concorrenti francesi che sono già
scesi in campo e hanno aiutato il governo di Tobruk a scacciare i jihadisti da
Bengasi (il compenso potrebbe essere il petrolio
della Cirenaica
da concedere alla francese Total) ha innervosito gli USA.

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Renzi
e Gentiloni, dopo aver promesso interventi militari massicci, ora cercano di
svincolarsi dall’abbraccio soffocante del “grande fratello” che si
serve dell’Italia come della sua portaerei
privata.

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È
vero che il 10 febbraio è stato varato – al di fuori di qualsiasi dibattito parlamentare
– un provvedimento che permette l’invio di forze
militari speciali
italiane, “con licenza di uccidere”, nel peggior stile
dei film di 007. Ma Renzi, conscio
dell’opposizione della maggior parte degli Italiani a questa nuova guerra
(anche se pochi scendono in piazza rompendo il silenzio imposto dal Partito
Democratico, da una TV corrotta e da una stampa venduta) cerca di liberarsi
dalla trappola evitando di prendere, per ora, la decisione di un intervento più
palese e massiccio.

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Scattano
allora i messaggi mafiosi dell’ambasciatore
USA, dell’aviazione statunitense e della NATO. Ricordate Calipari?

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