Il terrorismo è alle nostre porte, basta show

'Guardate la cartina dell''Italia e guardate dov''è la Tunisia. Quel che è successo in Tunisia la settimana scorsa è pericoloso, di una pericolosità inedita'

Il terrorismo è alle nostre porte, basta show
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Redazione Modifica articolo

10 Marzo 2016 - 06.00


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di Nouri Mohamad, TRIPOLI (Libia)

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Talal Khrais,
DAMASCO (Siria)

Alberto Paladino,
ROMA (Italia)

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Da
diversi anni ripetiamo che l’Europa, nel sostenere al buio la Fratellanza
Musulmana
nei paesi arabi, porterà alla distruzione delle istituzioni e alla
creazione del caos. Spesso i primi a fare questo errore sono i leader della
sinistra, nel tentativo di cavalcare un”onda e accontentare sia Israele che gli
Stati Uniti, per poi ottenere una sorta di certificato di ‘buona condotta’.

Accade
però che in Siria le correnti oscurantiste stiano subendo duri colpi, e lo
stesso vale per il Libano e l’Iraq.

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Gli
Stati Uniti sono riusciti a ritornare in parte sui loro passi, riconoscendo il
ruolo della Federazione Russa nella lotta al terrorismo. Tuttavia solo una
piccola parte dell”opinione pubblica dominata dal mainstream anglosassone ha
capito le ragioni che hanno spinto la Russia a fare il sacrificio di una guerra
costosissima
. Eppure la questione è chiara: la Russia sta combattendo per
proteggere la sua sicurezza, mentre l’Europa non sa che politica seguire.
Ancora oggi le classi dirigenti europee continuano a rivolgere la loro assurda
ostilità al presidente siriano Bashar al-Assad, e continuano a rimuovere un
fatto di grande importanza storica: se Assad fosse caduto, la Siria e il cuore
del Medio Oriente sarebbero finiti nelle mani di ISIS-Daesh, ossia il sedicente
Stato dell’Iraq e del Levante.

Assad
ha spiegato più volte che Russia, Iran e Libano stanno combattendo in Siria per
proteggere la propria sicurezza. Il presidente ha sottolineato che la Russia e
altre nazioni che combattono gli islamisti takfiri in Siria volevano evitare un
ricaduta nei paesi vicini. Basti pensare a quali effetti a catena si sarebbero
determinati su tutti i paesi confinanti, già oggi soggetti a un carico di
dolore e di tensione senza paragoni. Basti pensare a quanti sono i rifugiati siriani
concentrati nel solo Libano, oltre un milione e mezzo secondo le stime più
prudenti, e quanto sarebbe esplosivo un ulteriore afflusso. L”Unione Europea,
per molto meno, sta subendo una crisi già devastante
.

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Forse
la Siria ce la farà grazie alle scelte fatte nella regione mediorientale,
costruendo una vera e sincera alleanza contro il terrorismo.

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Quanto
è lontana l”Italia da tutto ciò? L”Italia è molto vicina alla catena di crisi
che congiunge il Medio Oriente alle coste africane ad essa più vicine
. Eppure
continua a distrarsi nei suoi vecchi show mentre l’ISIS e le altre formazioni
estremiste sono davvero alle porte. Cӏ gente che sa fare i suoi calcoli, come
se li è fatti freddamente in Siria: bastano 50 uomini ben addestrati,
spregiudicati e totalmente spietati per occupare con durezza militare una media
città e prendere in ostaggio la popolazione inerme
. L’Europa non è preparata. E
in una situazione del genere – che sembra remota ma non lo è – i governanti
attuali valgono meno di zero.

I foreign
fighters
europei
che hanno partecipato alla devastazione della Siria sono
migliaia, e moltissimi di loro sanno come muoversi, quali passaporti usare per
ritornare nei paesi dove sono nati e che conoscono bene. In mezzo all”immensa
marea dei profughi innocenti e disperati, altre migliaia di individui che hanno
partecipato alla guerra si possono mimetizzare e unirsi alle tante cellule
dormienti
entrate dal 2014 in Europa. Senza che il problema debba comportare la
discriminazione della grande maggioranza degli innocenti, si deve cominciare a
parlarne seriamente: il rischio è serio.

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Guardate
la cartina dell”Italia e guardate dov”è la Tunisia. Quel che è successo in
Tunisia la settimana scorsa è pericoloso, di una pericolosità inedita. In tutto
il Paese è stato proclamato lo Stato di emergenza per 30 giorni, ma non
significa che finirà subito.

«La
Tunisia sta vivendo circostanze eccezionali che necessitano di misure
eccezionali. Noi non abbiamo la cultura del terrorismo, è un problema
regionale», ha affermato l”anziano presidente tunisino, Beji Caid Essebsi,
sottolineando che «nella vicina Libia ci sono milizie armate, l’ISIS è alle
nostre porte, siamo in guerra contro il terrorismo, è una lotta che dobbiamo
vincere a tutti i costi».

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Lo
stato di emergenza in Tunisia era già in vigore dal 15 gennaio 2011, poi fu
revocato il 6 marzo 2014, senza alcuna possibilità di un eventuale sostegno
delle forze di sicurezza né di operazioni militari. Ora, dopo lo shock dei due
recenti grandi attentati, per Essebsi non c’è altra scelta: «Noi abbiamo
creduto che l’attacco al museo del Bardo sarebbe stato l’ultimo. Lo Stato
potrebbe crollare se dovesse subire un altro attentato come quello di Sousse.
Adottare lo stato di emergenza è un mio dovere. Siamo di fronte ad un grave
pericolo, siamo in stato di guerra».

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Essebsi
ha aggiunto che «gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, l’Unione
europea e l’Algeria sostengono la Tunisia contro il terrorismo», rimarcando che
è la situazione nella vicina Libia a essere la maggiore causa della nuova
febbre politica che attacca la Tunisia
, in quanto proprio dal vicino paese
nordafricano provengono i gruppi terroristici e le armi.

«Le
nostre frontiere con la Libia sono lunghe 500 km, è difficile per noi
controllarle con mezzi che non possediamo. La Libia non ha un vero e proprio
Stato, ma ci sono delle milizie armate, Daesh (Isis) è ormai alle porte». La
memoria del presidente va indietro nel tempo e torna drammaticamente sul
presente: «La Libia era considerata il ponte verso l’Africa ma adesso questo
ponte è a doppio flusso e dall’altra parte c”è Al-Qa”ida». Oltre alle altre
formazioni jihadiste imbottite di armi e petrodollari.

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Il
pericolo di un attacco terroristico di qualche entità jihadista in Europa è
ormai nell”orizzonte degli eventi, che ci vogliamo credere o no. Si tratta di
un terrorismo transnazionale, ben armato e foraggiato e con molte coperture.

Se
le forze di sicurezza tunisine non saranno aiutate seriamente, non saranno in
grado di mantenere la sicurezza in questo paese di 11 milioni di abitanti.

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Intanto,
i bilanci degli scontri al confine tunisino-libico raggiungono ormai la stessa
macabra intensità di altri scenari di guerra in tutto il Vicino Oriente
, come
fossero battaglie locali da ricomporre in un”unica guerra più grande, che
possiamo notare soltanto sollevando lo sguardo. 

Ben 52 sono stati i morti
durante l”attacco dei terroristi dell’ISIS nella città di Ben Guerdane, al
confine con la Libia. Gli uomini della sicurezza tunisina hanno combattuto come
eroi uccidendo sei terroristi e distruggendo le munizioni sequestrate agli
aggressori che avevano attaccato questa città di 80mila abitanti.

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Per
il seguito, molto dipenderà da quanto caos ancora le grandi potenze vorranno
aggiungere e riversare nella vicina Libia, per i loro miopi giochetti
imperialistici. Sono pronte a lanciare i missili, ma in realtà sono boomerang.
E non sanno maneggiarli.

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