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Il 5 aprile 2016 è stata avviata una serie di iniziative – I giorni globali di azione sulle spese militari (5 – 18 aprile) – durante i quali l’International Peace Bureau (IPB)1 e i suoi partners nel mondo richiamano l’attenzione sulle eccessive spese militari dei governi. Proprio il 5 aprile è stato pubblicato l’ultimo aggiornamento sulle statistiche delle spese militari globali2 (relative al 2015) da parte del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute).
Secondo le cifre fornite, la spesa militare mondiale lo scorso anno ha raggiunto la cifra di 1.676 miliardi di dollari, con un aumento dell’1% in termini reali rispetto al 2014. Questo aumento è dovuto alla crescita in Asia e Oceania, nell’Europa Centrale e dell’Est, e in alcuni Stati del Medio Oriente. Nel frattempo c’è stato un declino in Africa, America Latina e nell’area Caraibica3
Gli Stati Uniti risultano ancora di gran lunga in testa alla lista mondiale, nonostante il calo del 2,4% delle spese militari, che sono scese a 596 miliardi di $. La spesa militare della Cina è aumentata del 7,4% quella dell’Arabia Saudita del 5,7%, portandola al 3° posto della classifica, e la spesa della Russia è aumentata del 7,5%.
In termini di costi giornalieri, nel 2015 la spesa militare è stata di circa 4,6 miliardi di dollari al giorno. Nel frattempo, ogni giorno in media muoiono nel mondo più di 16.000 bambini sotto i 5 anni di età , soprattutto per cause che potrebbero essere curate: mancanza di accesso al cibo, all’acqua pulita, alle medicine di base. Questo è uno dei prezzi pagati – ovvero ‘danni collaterali’, come spesso si dice – per mantenere le forze armate sempre pronte al combattimento.
Oltre ai dati statistici sulle spese militari, quest’anno il SIPRI ha pubblicato una nota informativa ufficiale: “Confronto tra spesa militare e spesa sociale – le perdite di opportunità causate delle spese militariâ€, che include dati comparativi tra (a) spese militari e spese per la salute, (b) spese militari e costi per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (UN Sustainable Development Goals4).
Quest’anno l’ IPB ha pubblicato informazioni relative a un’ ulteriore comparazione, partendo dai propri dati5: ha confrontato quello che i governi hanno sborsato per l’apparato militare con quanto sarebbe necessario per coprire i costi degli aiuti umanitari. L’International Peace Bureau cita alcune frasi del documento pubblicato dall’High Level Panel on Humanitarian Financing6: Il mondo spende oggi circa 25 miliardi di dollari per fornire assistenza umanitaria a 125 milioni di persone le cui vite sono state sconvolte dalle guerre e dai disastri naturali. […] Nonostante la generosità di molti donatori, il solco tra le risorse necessarie e quelle disponibili si sta allargando…
Tenendo conto degli attuali impegni, il deficit finanziario è dell’ordine di 15 miliardi di dollari: meno dell’1% delle spese militari mondiali. E’ proprio per mettere in evidenza questi stridenti contrasti che i cittadini stanno prendendo delle iniziative, in queste due settimane, nell’ambito dei “Giorni globali di azione†(Global Days of Action7), allo scopo di convincere i governi ad adottare un criterio diverso per stabilire le priorità , e per ‘muovere i soldi’ in una nuova direzione.
Per avere maggiori informazioni si può consultare il sito della Global Campaign (http://demilitarize.org/find-an-event/).
NOTE
1 (http://www.ipb.org/). L’ International Peace Bureau è dedicato alla visione di un mondo senza guerra. Attualmente il programma principale di cui ci occupiamo riguarda il disarmo per uno sviluppo sostenibile e – in questo ambito – alla riconversione delle spese militari.
3 World military expenditure, 5 April 2016, http://www.sipri.org/
Titolo originale: Welfare or warfare? Global military spending rises, according to SIPRI datahttp://demilitarize.org/welfare-warfare-global-military-spending-rises-according-sipri-data/Traduzione di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis
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