Margine protettivo. Per Israele il fatto non sussiste, chiuse le inchieste

La magistratura militare ha chiuso senza esiti 13 delle 31 inchieste su crimini di guerra commessi due anni fa durante la sua ultima offensiva militare.

Margine protettivo. Per Israele il fatto non sussiste, chiuse le inchieste
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28 Agosto 2016 - 20.02


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di Michele Giorgio

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Gerusalemme – Mercoledì scorso le agenzie di stampa italiane
riferivano, con ampio spazio, anche con filmati, della conclusione «nel
migliore dei modi» della ”Operazione Safari”, ossia il trasferimento in Israele
e in altri Paesi degli animali del malandato zoo di Gaza. Hanno oscurato
l’ultimo capitolo di un’altra operazione di cui, nello stesso giorno, hanno
riferito le principali agenzie di stampa internazionali come la franceseAfp e
l’americana Ap.

L’Operazione “Margine
Protettivo”. A due anni dalla conclusione dell’ultima offensiva israeliana
contro Gaza – circa 2300 palestinesi uccisi, migliaia feriti, decine di
migliaia di abitazioni e strutture industriali completamente o parzialmente
distrutte – i comandi militari dello Stato ebraico hanno annunciato la chiusura
di quasi la metà delle inchieste interne che avevano avviato. Sulle complessive
360 denunce di crimini di guerra, i giudici militari avevano trovato «prove
sufficienti» solo per 31 indagini e 13 di queste sono state chiuse. Tre soldati
sono stati rinviati a giudizio per atti di sciacallaggio.
 Niente di più.

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Eppure erano insistenti le accuse di crimini di guerra
rivolte a Israele da vari organismi internazionali e centri per i diritti umani
al termine delle operazioni militari, a cominciare dalle Nazioni Unite. L’Onu,
peraltro, non mancò di puntare l’indice anche contro il movimento islamico
Hamas e i suoi lanci di razzi verso il territorio israeliano dove fecero alcune
vittime civili (dei 73 morti israeliani, 66 erano soldati caduti in
combattimento).


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Le polemiche andarono avanti per mesi e la Ong â€œBreaking the Silence”,
composta da ex militari israeliani, pubblicò a ridosso del primo anniversario
della guerra, decine di rivelazioni di soldati e ufficiali (anonimi) su
violenze, bombardamenti indiscriminati e altre violazioni commesse
dall’esercito nei 50 giorni di “Margine Protettivo”.

Per la magistratura militare
israeliana al contrario l’operato dei comandi e dei soldati sul terreno avvenne
nel quadro delle regole di ingaggio e delle procedure (israeliane) previste
durante combattimenti e incursioni in territorio nemico.

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Tra i casi in cui non è stato riscontrato alcun
illecito, si legge in un rapporto di 21 pagine, c’è anche il bombardamento di
una scuola delle Nazioni Unite a Rafah, a sud di Gaza, in cui rimasero uccisi
dieci civili.
 L’attacco
fu condannato con forza dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e definito
«vergognoso» anche dagli Stati Uniti, i principali alleati di Israele. Il
presidente francese François Hollande parlò di un bombardamento «inaccettabile»
e invocò un procedimento giudiziario contro i responsabili.

Di altro avviso sono stati i giudici militari. Nel
loro rapporto, a proposito di questo caso, si legge che erano stati individuati tre combattenti palestinesi in sella
ad una moto. I comandi militari quindi avrebbero preso la decisione di colpirli
con un missile a basso potenziale per minimizzare i danni intorno
all’obiettivo.
 Tuttavia
quando fu lanciato i tre combattenti presero «inaspettatamente» una direzione
diversa da quella preventivata e il missile, che li seguiva elettronicamente,
esplose proprio nei pressi della scuola. Fu un “errore” però legittimo, spiega la magistratura militare
israeliana, perché l’attacco non era diretto contro civili.

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Appropriata sarebbe stata la condotta delle Forze Armate per tutta la
durata di “Margine Protettivo”, mai rivolta intenzionalmente, dicono gli
israeliani, contro la popolazione civile. Non fu perciò un crimine anche la
strage di sette membri della famiglia Ziyadeh durante
un raid nel campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza. Perché, l’edificio
sarebbe stato utilizzato da Hamas e Jihad come un centro di comando.

«Il fatto che dei civili siano rimasti coinvolti
nelle ostilità è un risultato deplorevole ma non influisce sulla legittimità dell’attacco»,
hanno scritto i giudici israeliani. Legittima fu perciò anche la “Direttiva
Annibale”, ossia il bombardamento a tappeto di una vasta aerea del “territorio
nemico” per impedire la cattura di soldati, che Israele attuò ai primi di
agosto del 2014 uccidendo circa 200 palestinesi a Rafah. Tra questi 15 membri della
famiglia Zoroub.
 Anche
in quel caso l’abitazione sarebbe stata usata da Hamas come un comando
militare, quindi era un obiettivo “legittimo”.

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«Non ci aspettavamo niente di meno della giustificazione di Israele dei
propri crimini di guerra durante il suo ultimo massiccio attacco contro Gaza»
ha commentato il Segretario del Comitato
Esecutivo dell’Olp Saeb Erekat
. «Questo mette in evidenza
l’atteggiamento di Israele – ha aggiunto – che  bombarda aree civili,
edifici delle Nazioni Unite, ospedali e altre strutture protette dalle
Convenzioni di Ginevra. Durante quell’attacco durato 50 giorni – ha concluso
Erekat – Israele ha ucciso 487 bambini…La strada che seguiremo è quella di una
indagine della Corte penale internazionale sui crimini di Israele».

Fonte:  http://nena-news.it/margine-protettivo-per-israele-il-fatto-non-sussiste-chiuse-le-inchieste/

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